14 Gennaio 1925, 100 anni di Mishima

di Claudia Izzo-

Ci ha rapito con “Confessioni di una maschera”, romanzo autobiografico di formazione pubblicato nel 1949,  con cui ci ha condotto nell’infanzia e nell’adolescenza di Kochan,  tra riti e miti della cultura giapponese.

Parliamo di Yukio Mishima, narratore, drammaturgo, scrittore giapponese, nato 100 anni fa, il 14 Gennaio 1925.

Il libro citato, il suo secondo romanzo, è la drammatica rivelazione di un dramma: Kochan  è costretto a vivere  indossando una sorta di maschera per nascondere la sua omosessualità; un segreto costellato di ambiguità per mantenere un contegno sociale, convinto che  tutti intorno a lui nascondano i propri veri sentimenti, tutti uniti in una “mascherata“. Ma il titolo  parla di una maschera, cela ambiguità, quindi, invece che essere la confessione dell’io narrante, la maschera potrebbe aver creato una identità che non esiste.

 

Yukio Mishima
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Tra elementi di una sessualità sadomasochista evocata dal quadro di  San Sebastiano di Guido Reni riprodotto in un  libro di storia dell’arte, amore e morte danzano insieme.  Kochan continua la sua farsa: il  corteggiamento di “fanciulle in fiore” fino alla rinuncia di una vita piena.

“Quando non si è mai conosciuta la felicità non si ha il diritto di disprezzarla. Ma io dò un’impressione di esser felice in cui nessuno potrebbe scoprire la benché minima incrinatura, e quindi ho il diritto di disprezzarla né più né meno di chiunque altro.”

Discendente dei samurai, antichi guerrieri nipponici, Mishima, negli anni universitari si avvicina al movimento “Nihon romanha” o Romanticismo giapponese che enfatizza i valori della cultura nipponica fondando e presiedendo  una organizzazione paramilitare Tate no kai, “Associazione degli scudi”, formata da 100 giovani selezionati da lui stesso, a formare un esercito di salvaguardia dello spirito giapponese  a difesa dell’Imperatore. Questa organizzazione, costituita per lo più da colleghi universitari,  sostenendo il valore del popolo nipponico,  rifiutava il trattato di San Francisco del 1951 con cui il Giappone rinunciava per  sempre a possedere un esercito che non fosse piccolo e di autodifesa, mettendosi nelle mani degli stati Uniti d’America. L’organizzazione predicava  l’importanza di una vita spartana contro l’ occidentalismo che si andava diffondendo, fondata sui valori tradizionali nipponici.

Proprio questo  fanatismo nazionalista e la  la ricerca estetica della “bella morte” lo porteranno a suicidarsi a 45 anni nel modo più spettacolare possibile: durante un’occupazione simbolica e pacifista del Ministero della Difesa, in segno di protesta  contro la smilitarizzazione del paese.

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Dopo un discorso dal balcone di fronte a tv e giornalisti e ad  un migliaio di uomini del reggimento di fanteria, Mishima  si toglie la vita con il seppuku, la morte rituale dei samurai. Con un pugnale si  squarciò l’addome, procedendo secondo il rito, da sinistra verso destra e infine verso l’alto, facendosi poi decapitare dal suo più fidato amico e discepolo, Masakatsu Morita che sbagliò per tre volte il colpo di grazia previsto dal rito tradizionale. Lo scrittore viene quindi finito da un altro commilitone paramilitare, Hiroyasu Koga e poi anche Morita si uccide.

«Dobbiamo morire per restituire al Giappone il suo vero volto! È bene avere così cara la vita da lasciare morire lo spirito? Che esercito è mai questo che non ha valori più nobili della vita? Ora testimonieremo l’esistenza di un valore superiore all’attaccamento alla vita. Questo valore non è la libertà! Non è la democrazia! È il Giappone! È il Giappone, il Paese della storia e delle tradizioni che amiamo.»

“La vita umana è breve, ma io vorrei vivere per sempre” aveva lasciato scritto su un biglietto prima di andare incontro alla sua morte, 100 anni fa.

 

 

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Claudia Izzo Claudia Izzo

Claudia Izzo

Giornalista dal 2005, Direttore di salernonews24.it, fonda e dirige campanialife.it, cetaranotizie.com. Presidente dell'Associazione Culturale Contaminazioni è ideatrice e promotrice di iniziative culturali sul territorio nazionale. Membro della Commissione Cultura dell'Ordine dei Giornalisti della Regione Campania per il triennio 22/24, è docente di Giornalismo presso istituti scolastici. Ideatrice e conduttrice della rubrica Ex Libris sull'emittente RCS75, già ghost writer per tre campagne elettorali, è ideatrice e curatrice del libro "La Primavera Fuori. 31 scritti al tempo del Coronavirus. (Il Pendolo di Foucault). Si occupa di comunicazione, storia, design e territorio.