Oliviero Toscani: tra realismo e provocazione per uno scatto che fa “pensare”
Il 13 gennaio, dopo una lunga malattia, ci ha lasciati all’età di 82 anni, uno dei più grandi fotografi del panorama artistico italiani che, con i suoi innumerevoli scatti iconici e provocatori al servizio di campagne di comunicazione scioccanti e anticonformiste, ha sempre dato avvio a profonde discussioni e lunghi dibattiti.
Figlio di Fedele Toscani, fotoreporter del Corriere della Sera, e fratello di Marirosa Toscani fondatrice assieme al marito Aldo Ballo di uno dei più importanti studi di architettura, design e fotografia dal nome Ballo&Ballo, Oliviero ha sempre nutrito una grande passione per gli scatti.
All’età di soli 14 anni, in visita col padre a Predappio, in Romagna, durante la tumulazione di Mussolini, il suo sguardo attento, rivolto alla moglie Rachele, riuscì a immortalare con uno scatto tutta la sofferenza di quel momento. La sua foto fu pubblicata sul Corriere della Sera e segna l’inizio della sua avventura come fotografo professionista! Si diploma in fotografia nel 1965 a Zurigo presso la Kunstgewerbeschule, iniziando la sua carriera nell’ambito della pubblicità: e il suo prima scatto pubblicitario è per l’Algida: tre ragazze affiancate da un bicicletta tandem mentre gustano il celebre cornetto. Inizia negli anni ’70 a lavorare per riviste come Vogue, Elle, Stern, Esquire, immortalando scatti di particolare bellezza per marchi di moda come Valentino, Fiorucci e Chanel.
Celebre e tanto criticato è lo scatto per la Jesus Jeans del 1973 (ben 52 anni fa) che mostra un fondoschiena femminile (quello della modella americana Donna Jordan) che indossa un paio di jeans attillati, accompagnato, inoltre, dal famoso slogan “chi mi ama mi segua”, foriero di numerose critiche e contestazioni che gridarono addirittura allo scandalo, alla provocazione e alla blasfemia, ma che portano, allo stesso tempo, il marchio a un gran successo di vendite e fama internazionale. Il suo percorso lavorativo non si sofferma, però, soltanto sul “prodotto” di moda, bensì sfrutta le pagine patinate per affrontare e soprattutto denunciare le numerosissime problematiche sociali, criticando apertamente alcune situazioni lacunose e delicate della collettività umana. La fotografia diviene, dunque, per Toscani un’arma-denuncia trasformata in slogan pubblicitario, la vera essenza innovatrice di Oliviero, una novità assoluta per quel periodo! All’inizio degli anni ’80, collabora per molti anni col brand Benetton, che gli consente di esprimere pienamente il suo estro e la sua creatività fotografica, attraverso scatti particolarmente provocatori, che spesso denunciano problematiche sociali anche scottanti, con campagne di sensibilizzazione che si esprimono attraverso cartelloni pubblicitari.
Nel 1986 Toscani propone uno scatto di particolare bellezza e di grande sensibilità: due adolescenti, uno palestinese, l’altro israeliano, che reggono un piccolo mappamondo; grande denuncia contro le guerre in generale e a favore della pace tra i popoli (tematica ancora oggi purtroppo molto attuale a distanza di quasi 40 anni!).
Altra campagna pubblicitaria di grande impatto polemico vede in primo piano due mani ammanettate, quella di un nero e quella di un bianco. La foto pone la prima domanda: qual è il poliziotto in questo caso e chi è il criminale? Siamo nell’autunno inverno 1989-1990 di Benetton e con tale scatto si affronta il problema razziale e della discriminazione presente in tante parti del mondo.
Iconica ma anche accompagnata di feroci polemiche è, poi, la foto del bacio tra un prete e una suora: scattata nel 1991e subito oggetto di numerose censure, essa rappresenta, in realtà, l’amore universale che oltrepassa ogni confine, da quello profano a quello sacro. A volte l’arte di Toscani dà vita a immagini anche visivamente molto violente.
Sempre per Benetton, l’artista propone la foto di una divisa tutta insanguinata, al fine di evidenziare le atrocità della guerra in Bosnia ed Erzegovina.
Altro argomento tabù che Toscani ha messo in luce senza filtri è quello dell’HIV, ponendo l’accento sulla questione attraverso un fermo immagine davvero forte: la famiglia sul letto di morte di David Kirby (attivista statunitense per l’HIV/AIDS) foto scattata da Therese Frare ma da lui riutilizzata per la campagna di sensibilizzazione alla malattia voluta sempre da United color of Benetton.
E’ dello stesso periodo la foto (sempre per Benetton) che mostra una serie di preservativi colorati aperti. In un periodo particolarmente difficile a causa dell’AIDS e delle sue vittime, il fotografo vuole in tutti i modi dimostrare che il sesso è comunque una cosa non deplorevole, ma va fatto in sicurezza!
E’ del 1992 uno scatto che ha come protagonisti due bambini, uno bianco dai capelli biondi e molto simile a un puttino e l’altro nero con l’acconciatura dei capelli a mo’ di piccole corna: un’apparente contrapposizione dei due fanciulli, sempre sulla tematica del razzismo, molto cara a Toscani.
Nel 1996 pubblica, ancora una volta, una foto legata al tema del razzismo: tre cuori con sopra le scritte White, Black e Yellov, una campagna pubblicitaria intenta a far comprendere che, in fin dei conti, tutti (europei, asiatici o africani) siamo uguali.
Altra immagine di grande impatto è quella del 2007, della modella, attrice teatrale francese Isabelle Caro, legata alla campagna “No- anorexia” per il brand Nolita. Nella foto compare nuda e distesa su un pavimento bianco, il suo corpo è consumato dalla malattia dell’anoressia (pesava di fatto solo 31 kg.). La foto è una pesante denuncia dei modelli sociali che spingono a comportamenti alimentari sbagliati. Purtroppo la donna è morta pochi anni dopo nel 2010. Con i suoi scatti particolarmente provocatori, Oliviero Toscani ha evidenziato aspetti della società che il mondo intero non avrebbe voluto vedere argomentare e che nemmeno avrebbe voluto affrontare come il razzismo o l’Aids. La sua opera fa chiarezza su alcune problematicità esistenti agganciandosi a una filosofia fatta di concreti valori di vita.