Una strada per Franco Troiano, il visionario che portò a Cava de’Tirreni la musica internazionale

di Carlo Pecoraro-

L’importanza della memoria. Oggi a Pregiato di Cava de’ Tirreni, il Comune ha voluto dedicare un viale e una piazza a Franco Troiano. Lo ha fatto a 25 anni dalla sua scomparsa. Lo ha fatto perché quello che ha immaginato quell’uomo tra gli Ottanta e i Novanta è diventato storia. Cancellando per un decennio le incolmabili distanze culturali tra Nord e Sud. Rendendo ognuno di noi, orgoglioso di vivere qui, senza dover necessariamente trovare anche i soldi per viaggiare in treni scomodissimi fino a Roma – se ti diceva bene – o Milano.

A Cava de’ Tirreni, al “Simonetta Lamberti”, abbiamo ascoltato di tutto. Lo stadio è dedicato alla memoria della giovanissima figlia di Alfonso Lamberti, il procuratore capo di Sala Consilina obiettivo di un attentato di camorra nel maggio del1982, nel quale però, rimase uccisa la figlia 11enne, Simonetta appunto. Una tragedia. Ma quel campo sportivo, prendendo quel nome, diventerà non solo un luogo di sport e di musica, ma anche un forte simbolo di lotta alla camorra, quella che Alfonso Lamberti combatteva dalle scrivanie del tribunale di Salerno prima e di Sala Consilina poi.

La musica di Franco Troiano.

Al “Simonetta Lamberti” nell’89, il 25 maggio, sbarcano i Pink Floyd. C’era già stata la scissione tra Waters e Gilmour. Ma a Cava, la città di Pino Imparato, tra i più grandi collezionisti della band inglese, l’uomo che mi mostrò, come fosse la Sacra Sindone un numero della rivista Terrapin, la fanzine dedicata a Syd Barrett, il frontman originale e membro fondatore della leggendaria rock band. Ecco, a Cava de’ Tirreni, a pochi chilometri da casa mia, su quell’enorme palco, salirono comunque Richard Wright, Nick Mason e ovviamente David Gilmour. Era lo stesso tour, che a luglio, portò la band a esibirsi difronte piazza San Marco a Venezia. Un palco galleggiante alto 24 metri e trainato da una chiatta di 90 metri per 30. Andatevi a leggere i titoli dei giornali il giorno dopo. Il più innocente chiamava “barbari” i fans che arrivarono in laguna.

Per noi ragazzi, andare ad ascoltare i concerti a Cava de’ Tirreni, era come aprire la porta di casa, scendere sotto al portone, incontrare gli amici e decidere se andare al cinema, a mangiare una pizza, a farsi due vasche sul Lungomare, a vedere un concerto di una super band o chessò, andare ad ascoltare Chet Baker o Freddie Hubbard con il trio di Kirkland Ligtsey. E sì, perché in quegli stessi anni, anche a Salerno succedevano cose. Grazie a Peppe Zinicola e all’Arci, guidata – allora come oggi – da Francesco Arcidiacono. C’era il Festival del Blues, che dopo Pistoia, era l’appuntamento più importante in Italia di questo genere musicale. A Salerno, tra piazza della Concordia e lo stadio “Donato Vestuti”, si è esibita gente come, in ordine sparso: Steve Ray Vaughan; Johnny Winter; B B King; Robben Ford; Bo Diddley; Brian Auger; Alvin Lee, il chitarrista dei Ten Years After. Erano anche gli anni in cui iniziavo il mio viaggio nel mestiere di giornalista, e le interviste a Auger o quella fatta a Chick Corea prima di un indimenticabile concerto in duo con il vibrafonista Gary Burton restano tra le emozioni più belle di quegli anni.

Era gente illuminata. Visionari. Quando verso la metà degli anni Settanta Troiano diede vita alla Cooperativa Anni 60 (oggi Anni 60 Promotion), a Cava de’ Tirreni per la prima volta l’amministrazione comunale svolta a sinistra. La Democrazia Cristiana viene messa all’angolo da una coalizione composta da Pci, Psi, Psdi e indipendenti portando a Palazzo di Città Giuseppe Sammarco. Determinanti furono i voti di un’ala della Dc che voltò le spalle alla vecchia nomenclatura cavese. Ma l’esperienza durò poco, perché proprio i consiglieri democristiani e la destra del Msi, dimettendosi, facendo cadere la Giunta e si andò a elezioni anticipate. La Dc ritorna al potere con Federico De Filippis, che dal ’79 all’81 guidò il Comune sotto l’ala protettiva di Abbro.

Politica a parte, resta il fatto che il Comune di Cava de’ Tirreni si è ricordato di un “fuoriclasse” come lo definisce il figlio Alfonso, “una di quelle persone – scrive in un comunicato – che hanno qualcosa in più e che riescono a realizzare ciò che agli altri sembra impossibile”. E l’attuale sindaco Vincenzo Servalli aggiunge: “Un giusto riconoscimento ad un cavese che grazie ai grandi concerti tenutisi a Cava ha fatto conoscere la nostra città in tutto il Paese”. Chapeau!

Ecco se mi giro e guardo alla mia città, a Salerno, al grande poeta Alfonso Gatto hanno dedicato un viadotto brutto come la morte e al dottore Achille Guglielmi, tra i padri del jazz salernitano, una traversa sul Carmine. Ecco, diciamo che c’è affanno nell’esercizio della memoria. In quel decennio, Franco Troiano portò a Cava gruppi come Dire Straits, Simple Minds, Guns N’ Roses e ancora Prince, Elton John, Eric Clapton, Bruce Springsteen, Bob Dylan; Edie Brickell ; Sting, Tina Turner. E ancora i Cure, I Deep Purple, i Clash, i Duran Duran, gli Spandau Ballet. Insomma, chapeau!

 

Carlo Pecoraro

Carlo Pecoraro

Giornalista professionista dal 2002. Nel corso della carriera ha collaborato con le principali testate locali del Gruppo L’Espresso ricoprendo per dieci anni, con contratto a tempo indeterminato, l’incarico di redattore per il quotidiano “la Città” di Salerno. Già collaboratore del settimanale “l’Avanti”. Consulente Scabec per il progetto ARCCA. In qualità di critico musicale ha collaborato con alcune riviste italiane specializzate in musica jazz. Ideatore della prima "Guida alla musica jazz in Italia". Nel 1998 ha pubblicato una monografia dedicata al contrabbassista Giovanni Tommaso. Per l’Enciclopedia Treccani, ha curato alcune voci del progetto Enciclopedia della Musica: 1900 - 2025 sotto la direzione scientifica di Ernesto Assante.

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