Dalla banca ai servizi online, all’abbandono e incuria

di Umberto Mancini-

Siamo a Napoli, alcuni anni fa quella che vedete in foto era la sede dell’agenzia 25 del Banco di Napoli, a pochi metri da Piazza Dante.

Un luogo centrale, una zona popolare e commerciale. Ora in vetrina crescono erbacce non curate e polvere ovunque. Il senso di abbandono è tangibile. Difficile credere che in questo luogo siano transitate cifre da capogiro e la storia commerciale della Pignasecca, uno tra i quartieri più noti della città. Eppure, è così.

In passato le banche erano considerate delle piccole cattedrali, dei luoghi di cui avere rispetto perché accompagnavano le famiglie in momenti importanti: il mutuo, lo stipendio oppure la pensione. Tappe fondamentali nella crescita individuale; spesso si entrava in confidenza con gli impiegati delle banche perché era necessario confidarsi per essere certi di essere consigliati nel modo migliore.

Ora tutto questo è relegato alla tecnologia, attraverso il web è possibile fare tutto, anche la richiesta di un bancomat non ha bisogno di percorsi farraginosi e la burocrazia, al cliente finale, sembra meno ostica rispetto al passato quando in banca si andava in giacca e cravatta, impiegati e clienti. Moglie e marito si recavano in questi luoghi di culto laici indossando il capo migliore, bisognava fare bella figura e dare fiducia alla banca che, a sua volta, doveva scegliere di fidarsi dell’interlocutore del momento.

Altri tempi: il web consente di fare tutto in tuta oppure in pigiama, l’aspetto non conta. Servono i numeri, gli algoritmi e la capacità di reddito. Conta il più forte, null’altro.

Di fronte a questa immagine non posso fare a meno di pensare ai troppi luoghi abbandonati di cui sono disseminati i marciapiedi delle nostre città. Gli esercizi commerciali che chiudono sono sempre più numerosi, ma se chiudono anche le banche, da sempre strumento usato da tutti per sostenere l’economia, cosa sta succedendo?

C’è qualcosa in questa immagine, specchio dei tempi che viviamo, che mi inquieta e trasmette un senso di solitudine difficile da spiegare.

Una pianta abbandonata che cresce dietro un vetro può salvare il pianeta? Meno soldi e più verde, finalmente un’attenzione all’ecologia?

È questo il messaggio subliminale nascosto tra i pixel di questo scatto? Non credo.

In sintesi, questo è il mondo in cui viviamo: economia per pochi, polvere ovunque e degrado imperante…

Umberto Mancini

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