Il Racconto della Domenica: la storia di Mara e quella bottiglia d’acqua negata
di Claudia Izzo-
L’altro giorno vengo raggiunta da una telefonata, una sorta di fiume in piena.
“Parlo con salernonews24? Ho vissuto un episodio spiacevole a Salerno, vorrei raccontarlo”.
Dall’altro capo del filo mi ritrovo una voce gentile e garbata, le chiedo il nome e ne verifico il volto sui social. Si tratta di Mara Gobbato che, a leggere in rete, ha fatto parlare di sè.
34 anni, artista di strada, giocoliera, gonfia palloncini e dona sorrisi suonando la sua chitarra. La sua avventura inizia 10 anni fa, il 21 gennaio 2015, quando, dopo parentesi poco felici della sua vita, zaino in spalla, decide di partire con il suo primo cane.
Da allora non si è più fermata. Durante il Covid è rimasta bloccata in Spagna e, pur non avendo casa in Italia, ha sentito la mancanza della sua gente, dei suoi luoghi. Da un anno ha un furgone con cui viaggia per la penisola, da vedere le mancano soltanto Lazio e Toscana. Ovunque vada si fa voler bene, molti cercano di aiutarla.
Quando mi ha chiamato, Mara stava aspettando che il carrozziere facesse la manutenzione al suo furgoncino che è la sua casa ed era scossa per quanto accaduto. Si trova nella zona industriale di Salerno ed aveva chiesto, con gentilezza, ad una barista, se poteva riempirle d’acqua la sua bottiglia. Poi, questa non è bastata, i cani sono sei e restava da abbeverare proprio il Rottweiler che si muove con il carrellino, divenuto disabile dopo essere stato sparato in Spagna da una guardia che credeva lo stesse puntando.
Mara chiede, dunque, come piacere, alla barista di riempire la sua bottiglia d’acqua per la seconda volta. Questa in mal modo esorta Mara ad acquistare l’acqua dicendo “io l’acqua la pago” e urla disperatamente. Mara cerca di pagare con un euro l’acqua ricevuta ma la barista vuole che acquisti acqua minerale. Mara va via, ma questa storia vuole raccontarla perchè l’acqua serviva per un cane disabile.
Il suo vuole essere un messaggio di solidarietà e amore, mi parla della sua dedizione verso i compagni di viaggio. Con i soldi che racimola come artista di strada è attenta a tutte le cure, vaccinazioni, profilassi. Hanno persino il passaporto internazionale. ” Una mela marcia”- mi commenta Mara riferendosi all’incontro con la barista, “a Salerno ci sono davvero persone di buon cuore”.
Cerco di andare a fondo, Mara già dalla voce emana una purezza interiore che colpisce, una sincerità, una bonarietà disarmante. Mentre parla si commuove. Cerco di capire la sua storia, le motivazioni che l’hanno condotta a vivere per strada, comprendere come affronta i rischi, cosa intende fare della sua vita, perché non si stabilisce in un luogo ed il racconto prende forma.
Mara è di Luino, Lago Maggiore. A cinque anni i genitori divorziano e la mamma la lascia alla nonna, la persona più cara che ha avuto che morirà quando lei ha 16 anni. A 15 anni la madre la manda a stare presso una zia, in Svizzera che alla fine si impossessa del suo stipendio e la mette alla porta. Mara ritorna in Italia. A 18 anni vive fuori casa, si diploma, diventa odontotecnico. Va a Vercelli per quattro anni, convive con un ragazzo, la sua auto diventa la loro casa, il lavoro è altalenante, le cose col compagno non vanno bene, lui non vuole lavorare. Mara va via e si trasferisce a Novara dove conosce un ragazzo solo come lei, lo ospita nella sua auto, poi nel suo furgone. Fanno richiesta al Comune di Novara per un alloggio ma non si concretizza niente. Poi, con il tempo il ragazzo prende a bere, si trascura, inizia la depressione, l’uso di alcol, droga e psicofarmaci: Mara entra ed esce dall’ospedale per le percosse, lui inizia un programma presso il SERT ma la violenza si fa sempre più insostenibile.
“Ho cercato di aiutarlo, all’epoca avevo un cucciolo di Pastore Abbruzzese che adesso è diventato grande, su cui il mio compagno riversò, in una sola sera, la sua rabbia per ben tre volte. Sapendo di cosa fosse capace decisi di andar via. Abbandonai il mio furgone e tutte le mie cose con un marsupio ed il mio cane. Ho comprato la giocoleria, visto tanti posti, conosciuto tante persone, avuto aiuti e problemi: furti, tentati stupri, molestie, a Messina fui presa a calci da un membro della Polizia Municipale, a Taormina aggredita verbalmente da un vigile urbano, accusata di bivacco mentre passeggiavo con i miei cani, poi ci fu una Guardia zoofila che diffuse la notizia della pericolosità mia e dei miei cani.”
Non ha nessuno su cui fare affidamento e decide di partire, il mondo diventa la sua casa.
C’è chi guardandola pensa a Remì, il cartone animato della generazione anni ’70 che viaggiava con tre cani ed una scimmietta. Quella di Mara è una famiglia formata da cani che col tempo sono arrivati a sei, vive di quanto le persone le danno suonando la chitarra. “Ogni giorno mi sveglio ed ogni giorno è un regalo”, dice.
Oggi Mara viaggia per l’Italia con i suoi sei cani tra cui alcuni si sono fatti anziani, pensa di mostrare loro questa parte d’Italia che resta, nel tempo che a loro resta.
Mara vive per i suoi cani. Il suo tono è gentile, Mara forte e delicata al tempo stesso è un libro d’altri tempi che mi si apre innanzi. Mara per le strade del mondo sta cercando la “sua” strada. Le chiedo come pensa di vivere con sei cani a seguito, cosa sogna di fare, quando si fermerà per cercare una stabilità, una dimensione che le dia una prospettiva migliore. “Sogno di trovare un prato da poter recintare per poter vedere i miei cani felici”.
Mara cerca la semplicità e la trova nelle piccole cose, cerca la bellezza e la trova nella bontà delle persone, cerca una umanità che resta solo nello sguardo dei giusti e dei saggi.
