Il Solstizio d’Inverno

di Giuseppe Moesch- 21 Dicembre 2024 ore 10,21

Sappiamo che in tutte le parti del mondo si è da sempre festeggiato, con modalità spesso differenti, la fine del periodo vegetativo e la progressiva perdita di luce, fino al sopraggiungere del solstizio di inverno che vede la fine del trionfo delle tenebre ed il ritorno della speranza della rinnovata vita.

Così da Halloween a San Nicola, alla Immacolata Concezione, a Santa Lucia, a Chanukkà possiamo notare una stretta connessione tra il mondo arcaico precristiano e le tradizioni contemporanee.

Anche il Natale, che merita una trattazione a parte è un riferimento ad una nuova luce.
Ma soffermiamoci per ora alle tradizioni di questo periodo dell’anno nelle differenti interpretazioni, cominciando dalla Spagna, dove la festa de Las Posadas, che si festeggia dal 16 al 24 dicembre, ed in Messico e in tutto il sud America dove fu portata dai primi missionari, ricorda i nove mesi della gravidanza di Maria.

Questa rievocazione, inoltre, fa riferimento al cammino che la coppia dei genitori di Gesù fecero per raggiungere Betlemme per il censimento.

Anche nelle nostre contrade, ad esempio nel reatino, si realizzano presepi con le varie tappe del viaggio.
Nei paesi in cui si festeggia, a rotazione, vengono ospitati i partecipanti simboleggianti la coppia di pellegrini, che giungono cantando, tenendo un cero in mano, nelle case di parenti e amici, da qui il nome Posadas, dove i padroni di casa fungono da locandieri; occasione per incontrare parenti e amici e vengono loro offerti dolci, bevande alcoliche e doni.

In Messico vengono offerte delle stelle a sette punte, rappresentanti i sette peccati capitali raccolte in una pentolaccia, che dovrà essere distrutta come si fa da noi a carnevale.
Oltre a questa tradizionale rievocazione del viaggio degli sposi, anche nel resto del mondo si festeggia pressappoco negli stessi giorni la speranza del ritorno alla vita

Iniziamo da un paese dal quale verranno i Re magi che festeggiano la notte di Yalda, ovvero “Notte della nascita”, che si festeggia il 21 dicembre, appunto la notte più lunga.
È interessante che in quella notte gli antichi sovrani compivano un atto di umiltà, lasciando il loro palazzo, per recarsi in un villaggio, nel deserto, per trascorrere la notte con i contadini, per ascoltare le loro voci e le loro istanze.

La parola Yalda, nella lingua Assiro-Babilonese significa “natività”, ed essendo credenti nell’esistenza del dio Sole, Mitra nel loro pantheon, ritenevano che fosse nato proprio nel giorno del solstizio d’inverno.
Dunque Mitra, il dio del Sole invincibile, giusto e illuminato, portatore di luce, amicizia, bontà, rinasce verrà inserito nella religione di Zoroastro che vince il male facendo trionfare il bene, sarà adottato nelle varie religioni monoteistiche, e adorato anche a Roma e guarda caso i cristiani lo assoceranno facilmente all’idea della nascita di Gesù, nella data coincidente con l’ultimo giorno dei festeggiamenti per Mitra.

Questa ricorrenza si trova oltre che in Persia, l’attuale Iran, anche nella cultura afghana, e tagika, fino in Russia, ed in tutte queste aree si ha l’abitudine di accendere grandi fuochi e si tengono accese lanterne e si consumano cibi che ricordano i colori del sole quali angurie, melograni, frutta secca e uva rossa, conservati dall’estate precedente.

Le caratteristiche della festa variano a seconda delle regioni dell’Iran, con la lettura delle profezie e le interpretazioni del futuro, seduti intorno al korsi, tavolini bassi quadrati.

La festa di Dong Zhi che si festeggia tra il 21 e il 23 dicembre prevalentemente in Cina, Taiwan, Giappone, Corea, Vietnam, si distingue dalle altre feste invernali nel mondo in quanto non associato a valenze religiose.
Il significato della parola cinese è “inverno estremo”, essa ha avuto inizio con la dinastia Han, nel rispetto dell’equilibrio tra lo yin, che rappresenta il buio ed il freddo, e lo yang, luce e calore.

Si festeggia in famiglia venerando il cielo e gli antenati, consumando cibi simbolizzanti la riunione simboleggiata da palline di riso dette tangyuan, accompagnate da un vino chiamato jiuniang, e durante la cerimonia viene sottolineato che è trascorso un altro anno.

A Taiwan si usa offrire torte a nove piani a forma di animali che si ritiene portino fortuna.
Diwali rappresenta per il mondo che professa la fede induista, sikh e giainista, una tra le feste più importanti; è la festa delle luci che dura cinque giorni, il cui nome significa “catena di luci” o “fila di lampade accese” ed è la festa dei nuovi inizi; viene festeggiata oltre che in India in Sri Lanka e Nepal anche in altri paesi in cui è diffuso l’induismo quali le Filippine, le isole Fiji, Singapore, Sud Africa, Mauritius e gli altri paesi con forte presenza di immigrati.

Oltre a festeggiare la dea della sorte e dell’abbondanza Lakshmi, essa celebra, anche per queste popolazioni il trionfo del bene sul male, della luce sulle tenebre ed ha un grande significato dal punto di vista spirituale e sociale.
La festa, che dura cinque giorni, ricorre secondo il calendario induista, sempre il quindicesimo giorno del mese Kartik, cioè tra la fine di ottobre e l’inizio di novembre, coincidente con la luna nuova.

Anche in quei paesi si approfitta per mangiare dolci al cocco noti come laddoos o al cardamomo detti nankhatai, si illuminano le strade si accendono fuochi d’artificio, si buttano via oggetti vecchi come si faceva anche dalle nostre parti la notte di capodanno, si indossa qualcosa di nuovo.

Giorno del Bodhi, ovvero il “Giorno del Risveglio” è un momento importante per i fedeli del Buddha, che ripercorrendo l’esperienza della loro guida, ricordano l’esperienza mistica dell’uomo Siddhartha Gautama, quando raggiunse l’illuminazione dopo essere rimasto seduto sotto un albero di fico per sette settimane.

I fedeli giapponesi festeggiano l’evento in data fissa, e cioè l’8 dicembre, mentre negli altri paesi dove è diffusa quella religione, ovvero il Tibet, la Cina, la Corea, il Vietnam e gli altri della paesi della penisola indocinese, la ricorrenza è soggetta al calendario lunare in particolare in corrispondenza dell’ottavo giorno del dodicesimo mese.
Non vi sono cerimonie o processioni o altro se non qualche illuminazione degli alberi di fico come oggi avviene per gli alberi di Natale e si mangiano biscotti a forma di albero di fico o di foglie cuoriforme.

Infine, non possiamo non annoverare tra i festeggiamenti di questo periodo manifestazioni di matrice laica che tuttavia assumono grande importanza per il numero di persone coinvolte e tra queste in particolare Pancha Ganapati, una festività induista in onore del dio Ganesha, patrono della saggezza, delle scienze e delle arti.

Il nome della festa, in origine, indicava una forma particolare di culto del dio Ganesha anche chiamato Ganapati il cui nome significa letteralmente “Signore degli eserciti”. Se ne trova una riproduzione in qualunque esercizio commerciale perché come protettore degli inizi dovrebbe garantire all’inizio di ogni giornata la prosperità degli affari. È rappresentato come un uomo grasso sormontato da una testa d’elefante ed è amante del cibo così questo aspetto è considerato particolarmente significativo nei giorni dei festeggiamenti che vanno dal 21 al 25 dicembre.

Vi è, negli ultimi tempi, una tendenza alla sovrapposizione della festa di Natale a questa antica ricorrenza. Si riunisce la famiglia intorno ad un altarino sul quale viene collocata una statua della divinità si danno regali ai bambini e si mangia convivialmente.

Le giornate sono scandite dall’associazione dei colori rispettivamente attribuiti ai vari giorni:Giallo il primo che è una sorta di discussione pubblica di ciò che di sbagliato si è fatto nell’anno trascorso;Blu il secondo, durante il quale la stessa analisi viene estesa agli amici;
Rosso il terzo dedicato ai rapporti commerciali;Verde il quarto destinato alla spiritualità artistica durante il quale si canta e si balla;Arancione è il colore dedicato al quinto giorno, che chiude il periodo e che, dopo la fase di purificazione dei giorni presedenti permette a tutti di raggiungere rapporti armoniosi con tutti e di disporsi positivamente per il prossimo anno. Cosa possiamo dedurre da quanto sopra, è facile e contemporaneamente terribilmente difficile da comprendere.

Tutti gli uomini, in qualunque parte del mondo hanno osservato gli stessi fenomeni astrali, e li hanno connessi al divenire della vita, talvolta imparando a diventare guide per i loro popoli, studiosi, scienziati ma anche a restare superstiziosi o dedicati alla magia, in buona o malafede; tuttavia, ancorché manifestanti comportamenti analoghi hanno deciso di scegliere forme diverse di evoluzione personale sempre fortemente legate alla espressione di un potere basato sull’uso della conoscenza trasformata in credo.

Il dramma è esploso nel momento in cui qualcuno ha tentato di usare quelle conoscenze per trasformarle in obblighi religiosi; si sono modificati i comportamenti ma non la sostanza, come appare evidente da quanto abbiamo illustrato anche sopra.

Siamo stati in grado, nel passato, di vendere lo stesso prodotto facendo credere che fosse totalmente diverso e migliore, sulla base di esperti venditori che hanno saputo orientare i più puri e disperati tra gli uomini, irretiti da altrettante Ferragni o Fedez, o qualche latro piazzista dell’epoca, senza offesa per i piazzisti.

Assistere agli sviluppi di guerre che si combattono per un effimero potere, appare semplicemente idiota, e la cosa più terribile che i leader dei popoli più evoluti, per evitare di perdere qualche consenso, si comportano come pesci in barile e non spiegano che gli individui hanno percorso strade che possono apparire diverse ma sono solo la declinazione dello stesso tema.

*già Professore ordinario presso l’Università degli Studi di Salerno

Giuseppe Moesch Giuseppe Moesch

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