L’orsacchiotto di peluche: la storia del balocco più amato dai bambini.
Da decenni presente nelle famiglie di tutto il mondo, l’orsacchiotto, il tenero e delizioso peluche amato dai bambini e tanto apprezzato anche dagli adulti, sembra non ancora aver ceduto alla tecnologia imperante dell’era moderna. La sua ideazione racchiude anni di evoluzione e di pensiero. Additato come esempio di vigore e resistenza, i popoli germanici, addirittura, evitavano di pronunciarne il nome tanto era il timore d’incontrarlo, limitandosi a chiamarlo “il bruno”, da cui in inglese “bear.
In una delle tante favole di La Fontaine (XVII secolo) in cui i protagonisti sono per lo più animali, si estrapola un proverbio: “Non vedere la pelle dell’orso prima di averlo ucciso”, tanto era la paura che incuteva! Ciononostante, all’inizio del XX secolo, un episodio smussa considerevolmente l’acredine dell’uomo per l’animale in questione. Nel lontano 14 novembre 1902, l’allora Presidente degli Stati uniti d’America Theodore Roosevelt, venne invitato dal Governatore del Mississippi Andrew H. Longino, a una battuta di caccia senza, tuttavia, riuscire ad avvistare, per tutto il tempo, nemmeno un orso. I Cacciatori al suo seguito, pensarono, allora, di catturare un orso bruno e di legarlo ad un albero per poi invitare il Presidente ad abbatterlo col fucile. Indignato, Roosevelt si rifiutò di uccidere a segue freddo l’animale senza nemmeno averlo rincorso risultando, a suo parere, una proposta antisportiva. Prontamente divulgata dai giornali, la notizia fece subito il giro di tutti gli Stati Uniti.
Il Washington Post, in particolare per mano del fumettista satirico Clifford K. Berryman, pubblicava una vignetta in cui si ritraeva Roosevelt nell’atto di rifiutare di uccidere il povero orso, rappresentato non adulto ma cucciolo spaventato. Prendendo spunto dal disegno, Morrris Michton, all’epoca proprietario di un’azienda di dolciumi a New York, realizzò qualche mese dopo, assieme alla moglie Rose, un pupazzo di peluche a forma di orsetto una sorta di dedica, in realtà, al Presidente stesso, il quale acconsentì, su richiesta espressa dell’imprenditore, ad utilizzare il suo stesso nome: l’orsetto fu battezzato “Teddy’s Bear”. Il 15 febbraio del 1903, nel quartiere di Brooklyn, la vetrina del suo negozio fu abbellita con la prima esposizione di due orsetti di peluche. Grazie al successo riscosso dal morbido giocattolo, Morris aprì una grande azienda, la Ideal Toy Company.
La stoffa di peluche, utilizzata per il pupazzo a forma di orsetto, ma in generale per tutti gli animali, era davvero geniale ed innovativa, composta da particolari fibre naturali, ma anche sintetiche, che davano vita a un prodotto molto morbido e dal pelo lungo adatto, quindi, a realizzare piccoli e dolci animaletti. In realtà i peluche erano già presenti nelle famiglie alto-boghesi d’Europa del XIX secolo dove, in assenza in casa di animali veri, come un cane o un gatto, si ovviava con quelli “giocattolo”, per la gioia di tanti bambini.
Negli anni successivi l’orsacchiotto divenne modello per alcuni personaggi di grande popolarità come Winnie-The –Pooh o l’orso Paddington.
Esposti al Donnell Library Center di New York fino al 2008 (poi spostati all’interno del complesso centrale Schwarzman Building) i teneri giocattoli furono ispirazione per la realizzazione di una serie di racconti per bambini dello scrittore inglese Alan Alexander Milne. Tra i peluche in questione c’è anche un orsacchiotto del figlio Christopher Robin.
Le storie realizzate nella seconda metà degli anni ’20 dello scorso secolo, riscossero grande successo grazie anche alle belle illustrazioni di accompagnamento dell’artista britannico Ernest Howard Shepard. Le numerose avventure hanno come protagonisti principali, almeno nei primi decenni, Christopher e il suo orsacchiotto dal nome Winnie-The-Pooh al quale si aggiunsero, inoltre, anche altre simpatiche figure come Pimpi, Uffa, Tigro, Ih-Oh, Kanga e Roo.
Molti anni dopo, nel 1966, le avventure di Winnie-The- Pooh furono riproposte in vari cortometraggi dalla Walt Disney Productions e in numerosi film tra gli anni ’70 dello scorso secolo e i primi anni del XXI secolo.
Altro personaggio letterario per fanciulli, molto noto soprattutto in area britannica, è l’orso Paddington, simpatico protagonista creato dallo scrittore inglese Thomas Michael Bond, nato nel 1958: si narra che l’animaletto peloso sia arrivato a Londra dal Perù, con il suo vecchio cappello, una valigia e il suo panino con la marmellata.
Giunto alla stazione Paddington di Londra e adottato dalla famiglia Brown che lo ritrova lì, solo soletto, da quel momento il simpatico orsetto sarà protagonista di tante storie avventurose. All’origine del personaggio un breve aneddoto: due anni prima l’autore, alla ricerca di un regalo di Natale per la moglie, si era soffermato a guardare in un negozio nei pressi di Paddington, un bell’orsacchiotto, ispirazione per il romanzo che avrebbe, poi, pubblicato. Nei libri di “Paddington Bear” le storie dell’impacciato orsetto erano accompagnate dai disegno dell’illustratrice Peggy Fortnum.
E’ nel 1972 che Shirley e Eddie Clarkson, proprietari dell’azienda Gabrielle Designs, danno vita al primo peluche Paddington che aveva la caratteristica di rimanere dritto grazie ai grossi stivali ai suoi piedi.
Oltre che nei libri, Padddington Bear è protagonista anche di alcuni film realizzati qualche anno fa. Nonostante siano passati decenni dalla sua comparsa, l’orsacchiotto di peluche rimane un giocattolo assai apprezzato dai bambini ma molto amato anche dagli adulti. E’, di fatto, un tenero e affettuoso regalo, soprattutto a Natale, un giocattolo di grande importanza anche dal punto di vista pedagogico.
Elemento non solo di compagnia e di gioco per il fanciullo, il pupazzo riveste un’importante funzione educativa aiutando, in un certo qual modo, il bambino nella crescita e nello sviluppo emotivo, diventando amichevole rifugio, confidente e amico, che “ammorbidisce”, con la sua dolce presenza, le ansie e le preoccupazioni infantili accompagnando, nel tempo, il bimbo nella sua naturale crescita interiore.