Dalla vetrina alla vaschetta: l’alta pasticceria diventa… scaffaleria.

C’era una volta la pasticceria di lusso, quella che ti accoglieva con il profumo avvolgente di burro e vaniglia, un ambiente curato dove ogni dolce sembrava un capolavoro. Oggi, però, l’alta pasticceria ha fatto un salto… dallo scintillio delle vetrine allo scaffale del supermercato. Tra yogurt magri e pacchi di biscotti in offerta, spuntano torte e dolci firmati da grandi nomi come Iginio Massari e Sal De Riso.

Ma siamo davvero sicuri che questa sia ancora alta pasticceria? Come ho sottolineato più volte, il lusso vive di esclusività e contesto. Mettere una torta stellata accanto alle offerte 3×2 equivale a servire champagne in un bicchiere di plastica. Il gusto sarà lo stesso, ma la magia si dissolve.

Non è un caso che critici e pasticceri come Corrado Assenza e Valerio Visintin siano scettici. L’artigianalità, quella vera, non è replicabile su larga scala senza perdere qualcosa per strada. E il cosiddetto “lusso democratico” rischia di essere più una trovata di marketing che un valore reale. Certo, le aziende dichiarano di voler “avvicinare il consumatore,” ma, diciamolo senza mezzi termini, forse è il portafoglio del consumatore a interessarle di più.

E mentre i grandi chef inseguono i volumi di vendita, il fascino di entrare in una pasticceria per essere coccolati da un servizio sartoriale lascia il posto a confezioni sigillate e scadenze stampate. Perché un dolce di lusso che finisce accanto alle patatine perde inevitabilmente la sua anima.

Per capire meglio il fenomeno, lo abbiamo chiesto ad Antonio Manfredi, giovane talento nostrano della pasticceria già affermato a livello internazionale. Figlio del Maestro Domenico Manfredi e membro della prestigiosa Pasticceria Delia, Antonio ha saputo conquistare il panorama della pasticceria grazie alla sua creatività, alla sua tecnica impeccabile e a una visione che unisce tradizione e modernità.

Nel 2021, Antonio ha vinto il primo premio al Contest Istituzionale della Federazione Internazionale Pasticceria, Gelateria e Cioccolateria, un traguardo che si aggiunge ai titoli di Campione Italiano e Vice Campione del Mondo. Ma per Antonio, la pasticceria è molto più di tecnica e premi: è un linguaggio emozionale.

“Il mio obiettivo non è riempire una vetrina, ma toccare l’anima di chi assaggia,” ci racconta. “Ogni creazione deve raccontare la passione, la ricerca, il tempo e l’amore che stanno dietro ogni piccolo dettaglio. Voglio invitare le persone a vedere il dolce con occhi nuovi, a coglierne la poesia e la potenza di un equilibrio perfetto.”

La sua visione punta a una pasticceria che guarda al futuro senza tradire le radici. Antonio rappresenta quell’equilibrio perfetto tra tradizione e innovazione, un esempio per un settore che rischia di svendersi alla standardizzazione.

Il marketing nell’alta pasticceria. Opportunità o rischio?

E qui entra in gioco il marketing, il grande ago della bilancia. Se il lusso vuole essere accessibile, come si fa a non farlo sembrare… scontato? Non basta mettere un prodotto su uno scaffale: bisogna raccontare una storia, creare un posizionamento che protegga il valore del marchio.

Come ho evidenziato nel mio articolo Comunicare con gusto è questione di percezione e non di qualità,” la percezione è tutto. Una torta di lusso venduta in un supermercato non può limitarsi a essere confezionata; deve promettere un’esperienza. Il packaging diventa fondamentale: deve essere iconico, qualcosa che il cliente conserva e ricorda. E poi, lo storytelling: il cliente deve sentire che sta acquistando un pezzo di storia, di artigianalità, anche con il carrello della spesa.

Che fare, dunque?

  1. Brand Positioning: Bisogna comunicare esclusività anche in un contesto di massa, facendo sentire il cliente “privilegiato.”
  2. Packaging di lusso: La confezione deve parlare prima ancora del prodotto, evocando prestigio ed emozione.
  3. Esperienza digitale: I social media e le piattaforme online devono amplificare la narrazione del prodotto, raccontando la tradizione e la passione che vi sono dietro.
  4. Collaborazioni mirate: Meglio scegliere boutique alimentari, enoteche e hotel di lusso piuttosto che la grande distribuzione generalista.

Antonio Manfredi è un esempio di come innovare senza perdere l’anima. Con le sue creazioni, dimostra che è possibile bilanciare qualità, tradizione e modernità.

Conclusioni: l’alta pasticceria può restare alta?

L’alta pasticceria resta alta solo finché mantiene l’esclusività e il prestigio che la definiscono. Scendere a compromessi per inseguire i numeri rischia di svuotarla della sua anima, trasformandola in qualcosa di diverso. Forse questo è il nuovo lusso: vendere l’illusione di un’esperienza straordinaria, anche quando il prodotto ha perso parte della sua essenza.

Come direi io, il marketing non deve mai essere solo una questione di quantità, ma un atto di rispetto verso la qualità. E ora lascio la parola a voi: quali strategie possono davvero proteggere l’essenza dell’alta pasticceria nell’era della grande distribuzione?


L’articolo, nato come riflessione su un pezzo del Sole 24 Ore, analizza come l’alta pasticceria italiana si avvicini alla grande distribuzione, con nomi prestigiosi come Iginio Massari, i fratelli Cerea e Sal De Riso che approdano in supermercati, stazioni e aeroporti. Questa strategia rende i dolci di lusso più accessibili, rispondendo alle nuove esigenze del mercato. Il fenomeno sottolinea un’evoluzione nel retail, combinando qualità artigianale e distribuzione su larga scala.

Francesco Maria de Feo

Francesco Maria de Feo, noto anche come Frank, è un professionista nel campo del marketing e della comunicazione. Laureato in Economia presso l'Università di Salerno, si è specializzato in Marketing, Comunicazione e Relazioni Pubbliche presso il Centro Studi Cogno & Associati a Roma. Ha maturato esperienza sia nel settore privato dell'ICT (Information and Communication Technology) che nel settore pubblico, applicando il marketing alla ricerca. Frank è attivo nella formazione, condividendo le sue conoscenze nel marketing e nella comunicazione visiva. Ha collaborato con entità di prestigio come Confindustria Nazionale e varie università, tra cui la Luiss Guido Carli, il Politecnico di Milano e l'Università degli Studi di Salerno. La sua rete di collaborazioni si estende anche a organizzazioni come la Federazione Italiana Relazioni Pubbliche (FERPI), l'Associazione Italiana contro lo Stress e l'Invecchiamento Cellulare (AISIC), l'Istituto Dermopatico dell'Immacolata (IDI), oltre a diverse importanti aziende e istituzioni. Nel suo lavoro, Frank si occupa di creare e posizionare brand, incontrare clienti, degustare cibi, bere vino e visitare città, integrando la sua passione per l'enogastronomia con le sue competenze professionali. Utilizza i social media per condividere esperienze e conoscenze, ad esempio su piattaforme come Facebook, Instagram e LinkedIn.

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