Damasco nelle mani del gruppo jihadista
di Antonietta Doria-
Nella notte tra il 7 e l’8 dicembre, mentre l’esercito regolare siriano si è arreso senza opporre alcuna resistenza, il gruppo jihadista Hayat Tahrir al-Sham ha fatto il suo ingresso a Damasco ponendo la parola fine a 54 anni di regime della famiglia Assad in Siria.
Dal canto suo, il Primo Ministro siriano Mohammed Ghazi al-Jalali, che era pronto a tendere una mano ai ribelli, è stato arrestato in un albergo di Damasco.
Gli insorti.
Il leader degli insorti è il 42enne Ahmed al-Sharaa, noto col nome di battaglia di Abu Muhammad Jolanal- e al-Golani, nome che ci riporta alle alture del Golan, occupate da Israele dal 1967. Salito al potere, dalla piattaforma X, ex Twitter, si è rivolto al mondo: “Agli sfollati di tutto il mondo, la Siria libera vi attende”.
Il Presidente Bashar al Assad in fuga in Russia.
Dopo un quarto di secolo al potere, il presidente Bashar al Assad è fuggito insieme alla famiglia in Russia, sotto la protezione di Vladimir Putin, da sempre suo sostenitore che ha concesso loro l’asilo “per motivi umanitari”.
L’aiuto delle Russia e le basi militari russe in Siria.
La Russia infatti è intervenuta in favore della Siria già nel 2015, un aiuto militare nella guerra civile, anche per dimostrare il suo peso nello scenario internazionale. In cambio dell’aiuto, la Siria firmò la concessione a Putin per 49 anni della base aerea di Khmeimim e della base navale di Tartous.
Ma per la Russia il problema serio resta quello riguardante l’Ucraina dove quasi 600.000 soldati sono feriti o morti e dove sono attualmente impiegate tutte le truppe regolari del Cremlino; in Siria a combattere contro i ribelli e l’Isis vi sono infatti i mercenari del Gruppo Wagner.
Incerto il destino delle basi aeree e navali russe in territorio siriano. Si tratta della base navale di Tartus, sulla costa mediterranea, e la base aerea di Khmeimim, vicino alla città portuale di Latakia: parliamo degli avamposti militari più importanti strategicamente del Cremlino. Va ricordato che la prima base fornisce alla Russia l’unico accesso diretto al Mediterraneo e una base per condurre esercitazioni navali, stazionare navi da guerra e persino ospitare sottomarini nucleari.
Secondo alcune fonti, mentre Putin cerca di garantire contatti per la sicurezza delle basi militari in questione, i ribelli siriani avrebbero già preso il pieno controllo dell’intera provincia in cui sorgono.