Il racconto della Domenica: Rosso PolaPadre
Mio padre è in una Polaroid rosso sangue. Un’unica campitura priva di sfumature, circondata da un perfetto bordo bianco, come se ci fosse qualcosa degno di nota nell’essere un feroce criminale. Non l’ho mai conosciuto, mi ha rifiutato. Non poteva conoscermi, un boss i figli o li ama o li evita. Lui mi ha evitato, solo adesso che è morto per un infarto chiuso in una cella, ho scoperto di essere proprietario di una casa e di una Polaroid rossa, che mi ha lasciato in una busta chiusa, di quelle fatte nelle cartiere di Amalfi, perché quando un boss fa un regalo deve essere costoso e di qualità.
Il Notaio mi ha convocato e mi ha ripetuto per tre volte la mia vita ignota. Mi sembrava uno scherzo, non riuscivo a crederci. I miei genitori non ci sono più, sono rimasti in vita solo segreti conosciuti grazie ad un notaio ben pagato. I boss ostentano opulenza senza ritegno, oppure vivono nascosti come le zoccole che vivono scappando e nascondendosi per non essere uccise e catturate.
Mio padre con i soldi ha tenuto in pace la coscienza e salvato il sonno.
‘O Fotografo era il suo “scontranome”: quando commissionava un crimine ai suoi scagnozzi pretendeva da loro una fotografia istantanea, quale testimonianza del lavoro portato a termine nelle modalità da lui indicate. Un boss esiste, ma non si sporca le mani e non vuole lasciare traccia: la malavita evita gli smartphone e il loro Gps incorporato. Ora giro da solo in questa casa panoramica dove il Golfo di Napoli lo tengo in casa, mi sento un Re. La salsedine riesco a respirarla, da quest’altezza l’aria è pura, ogni profumo rarefatto. I gabbiani si poggiano sulla ringhiera, mi guardano e poi vanno via.
Di fronte a tanta bellezza mi sento ancora più solo: mai una carezza, un abbraccio o un sorriso da mio padre.
Ma chi era mio padre?
L’uomo che ha sposato mia madre ha sopportato il tradimento e non mi ha fatto mancare nulla, ma come avrebbe potuto volere bene al figlio di un delinquente nato grazie all’inquietudine di mia madre? Non lo condanno, avrei fatto lo stesso. La salsedine mi stordisce e il sole prova a riscaldarmi, ma non ci riesce.
Chi era mio padre? Il suo ritratto è in questa Polaroid rossa priva di un volto, non ha voluto che conoscessi il suo sguardo. Non so se avesse i baffi, se portava gli occhiali, se fosse calvo o meno e non voglio sapere di più. Questo magnifico appartamento ricevuto in eredità non lo voglio: ha il pavimento rosso sangue.
Ma questa piccola immagine rossa lucida dove si riflettono i raggi di sole, la incornicerò per esporla nel salotto di casa: era mio padre.