Il Vero Valore di un Brand? Non essere per tutti, ma essere tutto per qualcuno.

Davide Bertozzi ha ragione: comunicare non significa compiacere. In un mercato saturo di messaggi rassicuranti e generici, distinguersi oggi richiede coraggio e la volontà di andare oltre il consenso. È il ritorno a un linguaggio più diretto, che non tenta di piacere a tutti ma piuttosto di creare una connessione autentica. Il vero rischio, come sottolinea Bertozzi, non è essere fraintesi, ma essere ignorati. Solo i brand che scelgono una comunicazione audace riescono a lasciare quel segno che fa davvero la differenza.

Il fenomeno che osserviamo oggi è una naturale evoluzione, una sorta di “Trap Communication” – uno stile frammentato, privo di filtri e ispirato alla cultura hip-hop. Messaggi brevi, forti, capaci di adattarsi alle manie di un target preciso senza preoccuparsi di compiacere. La comunicazione perde i suoi filtri e formalismi, quasi si fa “urlata” per trovare il proprio pubblico. Lo stesso vale per i brand che hanno deciso di scendere dal piedistallo delle comunicazioni studiate a tavolino, per abbracciare un linguaggio che rifletta gusti e valori autentici.

In questo contesto, la percezione gioca un ruolo fondamentale. Come ho analizzato in “Comunicare con gusto è questione di percezione e non di qualità, non è la qualità oggettiva di un prodotto a renderlo speciale, ma l’esperienza e la sensazione che esso trasmette. I brand che si limitano a dichiarare la qualità rischiano di diventare invisibili. Quelli vincenti sono invece capaci di raccontare la propria storia in modo tale da far percepire il valore del prodotto, il tutto attraverso uno storytelling memorabile. Se la comunicazione è troppo formale, perde il potere di coinvolgere. Al contrario, sono l’ironia, la spontaneità e il tono sincero a fare di un brand qualcosa che resta impresso.

Questa audacia, come evidenziato in “L’importanza di un’identità per le imprese locali“, è anche un fattore che costruisce fedeltà. Un’identità forte rende i brand riconoscibili e fidelizza la clientela, soprattutto in un panorama competitivo come quello attuale. Chi non ha paura di mostrarsi riesce a creare una community, un legame che va oltre la semplice vendita e si basa su una comunicazione che non è solo promozione, ma un modo per coltivare la fiducia e affinità del pubblico. È una strategia di posizionamento che supera la logica della pubblicità, diventando la base per costruire connessioni autentiche.

In questo scenario, l’intelligenza artificiale rappresenta un’opportunità unica per amplificare questa comunicazione diretta. Come ho esplorato in “L’impatto di ChatGPT sul lavoro dei copywriter“, l’AI non solo supporta i copywriter nella creatività e nella personalizzazione, ma consente di calibrare il tono di voce, raggiungendo con precisione e impatto ogni target specifico. E quando è ben utilizzata, l’AI non rischia di rendere la comunicazione artificiale o distante. Piuttosto, ne rafforza l’autenticità, facendo risuonare la voce del brand in modo chiaro e immediato. La comunicazione così diventa più dinamica, capace di adattarsi in tempo reale e di restituire una versione più vivace e rappresentativa del brand.

Questa comunicazione audace richiede non solo tecnica, ma anche visione. In “L’Alchimia del Copywriting Evolutivo nell’Era Digitale, ho proposto un modello di copywriting” che mette al centro la collaborazione e l’autenticità, con contenuti che abbiano il coraggio di prendere posizione e di esprimere qualcosa di significativo. Essere audaci non significa solo adottare un tono irriverente o provocatorio, ma dare al brand un carattere che si allontana dal conformismo, trasformando ogni messaggio in un’opportunità per costruire un rapporto reale. Se un tempo i brand puntavano a essere “perfetti” e a compiacere tutti, oggi sanno che la vera forza risiede proprio nell’accettare e valorizzare la propria unicità, nel creare una voce che fa sentire tutte le sfumature e l’anima del brand.

Questa evoluzione verso una comunicazione sincera e diretta, che non ha paura di essere audace e autentica, consente di raggiungere il pubblico giusto e di costruire una relazione più solida e profonda. In un’epoca di iper-connessione e saturazione di messaggi, il vero valore di un brand non è essere per tutti, ma essere tutto per qualcuno.

Il link all’articolo di Davide Bertozzi: Scrittura audace a Hospitality Day

Francesco Maria de Feo

Francesco Maria de Feo, noto anche come Frank, è un professionista nel campo del marketing e della comunicazione. Laureato in Economia presso l'Università di Salerno, si è specializzato in Marketing, Comunicazione e Relazioni Pubbliche presso il Centro Studi Cogno & Associati a Roma. Ha maturato esperienza sia nel settore privato dell'ICT (Information and Communication Technology) che nel settore pubblico, applicando il marketing alla ricerca. Frank è attivo nella formazione, condividendo le sue conoscenze nel marketing e nella comunicazione visiva. Ha collaborato con entità di prestigio come Confindustria Nazionale e varie università, tra cui la Luiss Guido Carli, il Politecnico di Milano e l'Università degli Studi di Salerno. La sua rete di collaborazioni si estende anche a organizzazioni come la Federazione Italiana Relazioni Pubbliche (FERPI), l'Associazione Italiana contro lo Stress e l'Invecchiamento Cellulare (AISIC), l'Istituto Dermopatico dell'Immacolata (IDI), oltre a diverse importanti aziende e istituzioni. Nel suo lavoro, Frank si occupa di creare e posizionare brand, incontrare clienti, degustare cibi, bere vino e visitare città, integrando la sua passione per l'enogastronomia con le sue competenze professionali. Utilizza i social media per condividere esperienze e conoscenze, ad esempio su piattaforme come Facebook, Instagram e LinkedIn.

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