La notte del 25 Ottobre del 1954: la quasi dimenticata alluvione di Salerno.
Sono passati ben 70 anni dall’immane tragedia che sconvolse il nostro Capoluogo e parte della Costiera Amalfitana: una devastante alluvione che portò, nella sola notte tra il 25 e il 26 ottobre del 1954, morti e distruzione. Per la sua conformazione geografica, l’area a nord del Golfo di Salerno è, nel periodo autunnale e soprattutto invernale, interessata da abbondanti precipitazioni, ma in quella tragica notte di quasi 70 anni fa, i cumulonembi si addossarono lungo il crinale dei monti della Costiera e dei colli salernitani, stazionando per molte ore e scaricando un quantitativo di pioggia particolarmente elevato. Dal sito Campaniameteo.it, l’ing. Marco Apicella ha evidenziato le stime dei quantitativi di pioggia in mm caduti nel giro di 24 ore in alcune aree del salernitano e nel Capoluogo stesso: Ravello (141 mm), Amalfi (82 mm), Cava Dè Tirreni (348 mm), Salerno-Genio Civile (504 mm), Giffoni Valle Piana (247 mm), Olevano sul Tusciano (176 mm).

I bacini idrografici dell’area ad est della Costiera Amalfitana e in particolare quelli a nord del Capoluogo con i torrenti Olivieri, Fusandola e Rafastia si sono immediatamente riempiti d’acqua generando numerose colate di detriti e fango che, nel giro di poco tempo, si sono riversate lungo i ripidi canaloni che raggiungono le pianure sottostanti e il mare. Conseguenza di tale violenza distruttrice è il numero elevatissimo di vittime (ben 318 morti e 250 feriti) delle quali 107 nella sola città di Salerno e 100 nella vicina Vietri, e circa 10000 persone senzatetto! I quotidiani dell’epoca diedero tutti risalto all’evento con numerosi articoli correlati di tante foto affiancate da brevi descrizioni.

Il giornale “Roma”, ad esempio, pubblica alcune foto assai eloquenti: “Vietri: il ragazzo è morto. Il soldato avanza con cautela sul suolo acquitrinoso, l’altro inconsciamente ha assunto una posizione quasi d’attenti. Il tono, il taglio, la misura di questa tragica istantanea danno l’esatto rilievo della dolorosa sciagura che ha sommerso nel corso della notte tante vite” -foto Antonio Grassi-.


“Salerno: Milioni di metri cubi hanno sommerso Salerno. Le auto sono state inghiottite dalla mota. Occorre scavare a lungo, nelle strade, nelle case. Ovunque vittime, straziate, irriconoscibili, con i polmoni gonfi di mota”. “Mentre si cerca di aprire l’uscio di una casa sbarrata sprizza liquida mota giallastra. Sulle strade vetture schiacciate, irriconoscibili ammassi contorti di ferraglia. Per il balcone i primi urgenti soccorsi alle famiglie prigioniere”.

“I primi capannelli intorno agli Ospedali Riuniti, dove incessantemente affluiscono i feriti. La statale 18 nei pressi dell’Oliviero. L’imbocco della galleria del Canalone completamente ostruito dalla enorme massa di materiale trascinato a valle dalla tremenda alluvione” -foto Ernesto Salerno-.


Il quotidiano “Il Mattino” titola così la prima pagina di mercoledì 27 Ottobre 1954: “Una sciagura senza precedenti – Morte devastazione e rovine nel salernitano colpito dal nubifragio” con foto impressionanti e tristi come, ad esempio, quella accompagnata da descrizioni come: “Visioni terrificanti del centro di Salerno – a destra le strade invase dal fango, a sinistra un grosso edificio scoperchiato”; o ancora: “Salerno – macerie attraverso il portone di un edificio”.


Una serie di foto poi descrivono la sciagura: “Altre visioni della sciagura abbattutasi sul salernitano. Dall’alto in basso: il Lungomare invaso dal fango, masserizie di senza tetto in una piazza. Si liberano le strade del centro della enorme fanghiglia”.

Altre testimonianze fotografiche sono quelle del 29 Ottobre: “Le acque del torrente Fusandola invasero e devastarono anche i locali della Croce Rossa, ove ora ferve il lavoro per i soccorsi agli alluvionati”, “Il generale Rosso, comandante la Divisione Militare, in via Roma, ridotta in uno stato desolante s’interessa per fare apportare aiuti del caso ai sinistrati”, “Il Largo della Rotonda, innanzi la storica Porta Nuova, trasformato in un lago” – Servizio (Foto Ernesto Salerno). Solo pochi anni dopo la tragedia, in pieno boom edilizio, non lontano dagli alvei del Funsandola e del Rafastia, numerosi edifici di grande dimensioni furono innalzati nella totale indifferenza rispetto alla pericolosità di queste aree e alla memoria di tutto ciò che accadde neanche 10 anni prima. Lo stesso è avvenuto, purtroppo, anche recentemente in prossimità del mare e avverrà per i futuri interventi di cementificazione lungo il vallone del Cernicchiara.
Dal PUC -Piano Urbanistico Comunale- di Salerno sulla tavola V3 (Vincoli di natura idrogeologica) -Piano per l’Assetto Idrogeologico-, sui tre importanti alvei posti a monte del Capoluogo (Olivieri, Fusandola e Rafastia) di cui due bacini idrografici risultano di medio-grande dimensione (Fusandola di 200 ettari e del Rafastia di 350 ettari circa), lungo la zona dell’Olivieri compaiono aree a rischio frana R4 (rischio molto elevato) con fasce R3 (rischio elevato) e aree a rischio idraulico R4 (molto elevato). Negli altri due alvei si osservano ampie fasce di aree a rischio frana R3 (rischio elevato) e aree a pericolosità da colata P4 (pericolosità molto elevata). Allo stato attuale, purtroppo, non sono stati ancora effettuati interventi di stabilizzazione e ancoraggio per evitare lo scollamento dei sedimenti sciolti. Inoltre, davvero poche, se non del tutto inesistenti sono le opere che possano contenere detriti in caso di eventi alluvionali. Le foto, le storie e i tantissimi articoli sull’alluvione di Salerno (documenti custoditi nell’Emeroteca della Biblioteca Provinciale di Salerno) potrebbero essere un valido punto di partenza per una seria riflessione sull’eventuale messa in sicurezza delle aree morfologicamente più delicate del nostro territorio, ancora con problematiche da non sottovalutare.
