Ho iniziato a scrivere quando ho smesso di parlare

di Giuseppe Moesch*

Per quasi cinquant’anni ho insegnato materie economiche, strettamente connesse alla vita di tutti i giorni ed i miei studenti sono stati afflitti dai miei commenti ed esempi su ciò che accadeva intorno a loro, dalle guerre a Sanremo, collegandole agli strumenti interpretativi della loro quotidianità, ed evidenziando il ruolo che le istituzioni avevano sullo sviluppo ed il rispetto dei valori della Costituzione.

È giunto poi il momento in cui interrompere quei contatti, che a me servivano per comprendere meglio il mondo emergente e che a loro, almeno spero, potevano servire a formarsi idee proprie, e non solo a superare l’esame.

In molti casi ho avuto riscontri positivi che sono la vera gratificazione per chi ha scelto il mestiere di educatore, oltre che di ricercatore, e ho visto molti di loro occupare onorevolmente il loro posto nella società.

Ho insegnato a Napoli, a Cagliari, al Politecnico di Milano e per più di trent’anni a Salerno, oltre che con interventi spot in altre università italiane, mentre per due anni in Mozambico ed un anno in Angola, adattandomi alle diverse culture di giovani di diversi Paesi.
Ho avuto la fortuna di studiare economia con un professore, Giuseppe Palomba, già membro dell’Accademia dei Lincei, che nei tantissimi volumi da lui prodotti, aveva affrontato temi complessi riferiti alle istituzioni civili e religiosi evidenziando come fossero quelle alla base del diverso livello di evoluzione delle relative civiltà.

Ricordo almeno tre volumi ovvero Morfologia Economica, Genesi e Struttura della Moderna Società Capitalistica e Fisica Economica, che con cinquant’anni di anticipo enunciavano temi che sono stati oggi premiati con il Premio Nobel per l’Economia.

In tutta la mia vita accademica ho cercato di portare avanti quei temi, anche con lo scetticismo dei miei colleghi che preferivano affidarsi ad astrusi meccanismi matematici, per tentare di spiegare i fenomeni economici che si trovavano dinanzi.

Ritengo che il problema fosse rappresentato dall’ignoranza, nel senso della non conoscenza di tutte quelle variabili, culturali, sociali e religiose, che condizionano pesantemente gli eventi, pensando di poter esportare un modello, quello occidentale, così come si è fatto con la libertà, provocando invece disastri.

Lo rivediamo nuovamente oggi con quello che succede in Russia con l’Ucraina, o in Medio Oriente con il conflitto tra Israele e i paesi di matrice Sciita.
Gli autocrati di tutto il mondo abusano della democrazia del mondo occidentale per approfittare dei principi ai quali si informano le loro politiche, nella consapevolezza che non combatteranno per quei valori che professano, vincolati come sono dal rispetto di norme ed accordi internazionali. E’ il caso dell’ONU che, vittima della sua stessa organizzazione, non esercita il suo mandato.

Prevenire è meglio che intervenire ex post, pena ritrovarsi in situazioni già viste, nelle quali l’inerzia ha portato all’orrore della Seconda Guerra Mondiale.
I diritti e la libertà diventano vuote parole che nascondono solo egoismi e modesti interessi di parte, azionati da sentimenti popolari che tutti condividiamo, ma non possono certamente giustificare le azioni terroristiche e prevaricatrici con le quali quotidianamente ci troviamo a convivere.

Questi i motivi per cui oggi, privo di un uditorio, obbligato ad ascoltarmi, ma sempre in contraddittorio, scrivo quel che penso, purtroppo con un riscontro assai più modesto, perché non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire.

 

*già Professore Ordinario presso l’Università degli Studi di Salerno

Giuseppe Moesch Giuseppe Moesch

Giuseppe Moesch

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