Il Presidente della Provincia di Salerno Franco Alfieri in manette
di Pierre De Filippo-
È stato arrestato nella prima mattinata di oggi giovedì 3 ottobre Franco Alfieri, sindaco di Capaccio Paestum, presidente della provincia di Salerno e, cosa forse ancora più importante, deluchiano di ferro. Un uomo del sistema. L’uomo del sistema, forse; quello che lo rappresenta al meglio. Una sineddoche umana, in pratica.
Alfieri è stato arrestato con l’accusa di corruzione e di turbativa d’asta e, con lui, sono indagate altre sei persone, tra cui sua sorella Elvira.
Ma procediamo con calma per comprendere meglio cosa gli uomini della Guardia di Finanza e della procura hanno immaginato sia successo.
Secondo le accuse, il sindaco Alfieri, per il tramite di Andrea Campanile, dipendente del Comune di Capaccio e membro del suo staff, e di Carmine Greco, che dei procedimenti incriminati sarebbe stato il responsabile, avrebbe strutturato alcuni bandi pubblici per l’efficientamento dell’illuminazione pubblica nel suo comune in maniera tale che l’azienda vincitrice risultasse la Dervit S.p.A (Vittorio De Rosa, legale rappresentante, e Alfonso D’Auria, procuratore speciale della società sono agli arresti domiciliari). A sua volta, la Dervit – per ricambiare il favore – avrebbe subappaltato dei lavori ottenuti nel comune di Battipaglia alla Alfieri impianti, la cui legale rappresentante è proprio Elvira Alfieri, sua sorella.
La Finanza ha disposto sequestri per un ammontare pari a 543.000 euro.
Questa la ricostruzione criminosa.
Ora, ed è bene chiarirlo subito, c’è da essere garantisti, sempre e nei confronti di chiunque. Tanto più con una persona che non si è confrontata ancora nemmeno con il primo grado di giudizio. Ed essere garantisti non significa essere buonisti o credere aprioristicamente nell’innocenza di qualcuno. Significa, semplicemente, rispettare lo stato di diritto, che è condizione che ci tutela tutti.
E però ci sono anche delle valutazioni politiche che possono essere fatte.
Franco Alfieri è amministratore tanto capace quanto spregiudicato. È uomo di piazza e di strada, è persona spiccia ed essenziale. È l’uomo delle famose “fritture di pesce” – una battuta del governatore campano De Luca, per carità – ma una battuta coerente con lo stile del personaggio.
Alfieri è, dicevo, del deluchismo la sineddoche, di un modo di fare politica, vale a dire, che distingue – e ci tiene a farlo – gli amici dai nemici, i vicini dai lontani, gli allineati dai non allineati. Un potere che quando smette di essere propulsivo e costruttivo finisce per essere solo autoreferenziale e limitante.
Un potere, in sintesi, feudale.
Bettino Craxi diceva che Andreotti era una volpe ma che, un giorno o l’altro, anche la volpe sarebbe finita in pellicceria. Andreotti non ci finì mai.
Chissà che questa volta la volpe di Palazzo Sant’Agostino non perda qualche pelo. Nessuno glielo augura ma è giusto che gli inquirenti prima, e i giudici poi, si esprimano correttamente e rapidamente.
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