Trump vs Harris: strategie, bias cognitivi e euristiche nel Dibattito Politico

di Francesco Maria de Feo-

Nel dibattito tra Donald Trump e Kamala Harris, la comunicazione politica ha raggiunto un nuovo livello di complessità, fondendo tradizione e innovazione. Da un lato, Trump ha mantenuto la sua retorica incendiaria e polarizzante; dall’altro, Harris ha giocato su un tono più istituzionale ma diretto, focalizzandosi sulla necessità di cambiamento.

Prima di entrare nei dettagli del dibattito, vale la pena comprendere come entrambi i candidati abbiano usato specifiche strategie politiche e comunicative per far leva su bias cognitivi e euristiche, creando narrazioni che risuonano profondamente con i loro rispettivi elettorati.

Strategie Politiche di Trump e Harris: Tradizione vs Innovazione

Donald Trump ha sempre fatto leva su una comunicazione polarizzante e aggressiva, utilizzando una retorica anti-establishment che attira particolarmente l’elettorato disilluso e arrabbiato. Il suo utilizzo costante di Twitter come piattaforma primaria ha creato un canale diretto con i sostenitori, eliminando i filtri tradizionali dei media e rafforzando la sua immagine di “outsider”. Questo approccio è stato definito da Dino Amenduni come una forma di “autocomunicazione di massa”​, che consente ai politici di parlare direttamente agli elettori, bypassando i media tradizionali.

Kamala Harris, dal canto suo, ha cercato di bilanciare un tono istituzionale con momenti di incisività, sottolineando il bisogno di equità e giustizia sociale, temi che toccano da vicino gli elettori progressisti. Il suo approccio è più metodico e meno impulsivo di Trump, cercando di rafforzare la fiducia degli elettori nelle istituzioni​​. Anche se meno attiva sui social, Harris ha saputo sfruttare i momenti chiave della campagna elettorale per enfatizzare la sua narrazione centrata sul cambiamento.

Le Euristiche nel Dibattito Trump-Harris

Le euristiche sono scorciatoie mentali che gli elettori utilizzano per prendere decisioni rapide, soprattutto in situazioni complesse come un dibattito politico. Trump e Harris hanno fatto un uso abile di queste scorciatoie cognitive, seppur in modi molto diversi.

  1. Euristica della Disponibilità: Trump ha spesso richiamato episodi di violenza nelle città gestite dai Democratici, dipingendo un quadro caotico che resta impresso nella mente degli elettori, sfruttando la capacità della mente umana di ricordare più facilmente eventi recenti o drammatici. Harris, d’altra parte, ha puntato sull’associazione tra la sua figura e momenti iconici di cambiamento sociale, utilizzando la sua storia personale come simbolo di progresso.
  2. Euristica della Rappresentatività: Trump ha continuato a dipingersi come l’uomo del popolo, rappresentante della “vera America” contro le élite. Questa narrazione fa leva su un’associazione mentale che vede in Trump una rappresentazione diretta dell’americano medio, nonostante la sua ricchezza. Harris ha giocato una carta simile, posizionandosi come simbolo dell’inclusività e della diversità, facendo leva sul fatto di essere la prima donna di colore candidata alla vicepresidenza.
  3. Euristica del Framing: Trump ha incorniciato il dibattito in termini di “ordine contro caos”, posizionandosi come difensore della legge e dell’ordine. Harris ha invece cercato di riformulare le stesse questioni enfatizzando la giustizia sociale e i diritti civili. Il framing è un potente strumento che i candidati usano per orientare la percezione di una situazione, manipolando così l’interpretazione dei fatti da parte degli elettori.

Bias Cognitivi: Come Influenzano il Dibattito

I bias cognitivi sono inclinazioni mentali che distorcono il giudizio degli elettori. Vediamo come Trump e Harris ne hanno approfittato nel loro dibattito:

  1. Bias di Conferma: Trump ha abilmente sfruttato il bias di conferma, parlando a un elettorato che già condivideva le sue opinioni. Ha usato un linguaggio che confermava le paure e i pregiudizi dei suoi sostenitori, senza cercare di conquistare nuovi elettori. Harris, d’altro canto, ha cercato di far leva su temi che avrebbero confermato le convinzioni degli elettori progressisti, specialmente in tema di diritti civili e riforme sociali.
  2. Bias del Punto Cieco: Molti elettori tendono a non riconoscere i propri bias cognitivi, e sia Trump che Harris ne hanno tratto vantaggio. Trump ha portato avanti una retorica che giustificava e alimentava l’indignazione dei suoi sostenitori, impedendo loro di riconoscere la parzialità del loro pensiero. Harris ha fatto leva sul bias del punto cieco per spingere il pubblico progressista a ignorare eventuali debolezze nel suo programma, concentrandosi piuttosto sui difetti di Trump.

Conclusioni: La Politica dell’Immediatezza

Nel dibattito Trump-Harris si è visto come entrambi i candidati abbiano fatto leva su principi di comunicazione politica tradizionali e moderni. Trump ha dominato la scena con una comunicazione aggressiva, basata su semplificazioni e su una forte identificazione con il suo elettorato. Harris, invece, ha cercato di utilizzare un approccio più misurato, che guardava al lungo termine, puntando sulla fiducia istituzionale e sul cambiamento.

La lezione più importante da trarre da questo confronto è che, nell’era della comunicazione orizzontale e iper-medializzata​, i politici devono essere rapidi, incisivi e sempre pronti a reagire ai picchi di attenzione mediatica. Sia che si tratti di un post su Twitter o di una dichiarazione durante un dibattito televisivo, l’immediatezza e la capacità di sfruttare i bias cognitivi e le euristiche degli elettori possono fare la differenza tra la vittoria e la sconfitta.

Francesco Maria de Feo

Francesco Maria de Feo, noto anche come Frank, è un professionista nel campo del marketing e della comunicazione. Laureato in Economia presso l'Università di Salerno, si è specializzato in Marketing, Comunicazione e Relazioni Pubbliche presso il Centro Studi Cogno & Associati a Roma. Ha maturato esperienza sia nel settore privato dell'ICT (Information and Communication Technology) che nel settore pubblico, applicando il marketing alla ricerca. Frank è attivo nella formazione, condividendo le sue conoscenze nel marketing e nella comunicazione visiva. Ha collaborato con entità di prestigio come Confindustria Nazionale e varie università, tra cui la Luiss Guido Carli, il Politecnico di Milano e l'Università degli Studi di Salerno. La sua rete di collaborazioni si estende anche a organizzazioni come la Federazione Italiana Relazioni Pubbliche (FERPI), l'Associazione Italiana contro lo Stress e l'Invecchiamento Cellulare (AISIC), l'Istituto Dermopatico dell'Immacolata (IDI), oltre a diverse importanti aziende e istituzioni. Nel suo lavoro, Frank si occupa di creare e posizionare brand, incontrare clienti, degustare cibi, bere vino e visitare città, integrando la sua passione per l'enogastronomia con le sue competenze professionali. Utilizza i social media per condividere esperienze e conoscenze, ad esempio su piattaforme come Facebook, Instagram e LinkedIn.

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