Il frigorifero: dalla “neviera” all’elettrodomestico dal design moderno
Elemento domestico essenziale della nostra vita quotidiana la cui funzione principale è la conservazione a lungo degli alimenti, mantenendone inalterate le caratteristiche organiche e, quindi, preservandone anche l’eventuale spreco, il frigorifero è, senza alcun dubbio, la grande invenzione dei tempi moderni. Per la maggior parte delle persone, il frigo è parte integrante dell’ambiente cucina, ma, andando indietro nel tempo di soli pochi decenni, possiamo constatare, in realtà, che tale elemento, così come lo intendiamo, non è sempre esistito, sebbene la necessità di conservare gli alimenti fosse una prerogativa di tutti. Fin dall’antica Roma, era già diffusa la necessità di conservare gli alimenti a temperatura bassa. Nel medioevo, ma anche successivamente, le cosiddette neviere di montagna, alimentavano un florido commercio del ghiaccio con molteplici funzioni: conservata all’interno di strutture naturali, la neve veniva utilizzata, appunto, per abbassare la temperatura dei cibi, ma anche in medicina dove il ghiaccio era fondamentale per la cura di alcune malattie (a Salerno in ambito della Scuola Medica). Sempre a Salerno, ma anche altrove, il ghiaccio era poi indispensabile per le Fiere di Maggio e Settembre.
Le neviere si collocavano per la maggior parte in alta montagna e in prossimità di anfratti rocciosi o in grosse buche scavate nel terreno, per lo più nei versanti a nord quindi poco battuti dal sole, in cui veniva acculato un grosso quantitativo di neve invernale.
Sulla falsariga delle neviere naturali, le ghiacciaie venivano, invece, realizzate dall’uomo sempre in alta montagna (ma non solo), ed erano delle costruzioni ipogee: individuato un ambiente sotto terra, con pareti in pietra o mattoni pieni, la struttura aveva un fondo roccioso sopra sul quale venivano riposte delle fascine di piante legnose su cui si compattava la neve. La parte superiore presentava, oltre alla porticina d’ingresso, nell’estradosso, una copertura a falda o a cupola, con terriccio, mentre nell’intradosso la copertura era a botte. Tali costruzioni potevano differire da regione a regione pur mantenendo, in linea generale, l’idea architettonica di base. Il ghiaccio veniva poi trasformato in stecche e portato a valle nelle città per essere conservato all’interno di alcuni ambienti in muratura, in genere a forma di cisterna, ancora oggi esistono ma, chiaramente in disuso. Una particolare curiosità è legata alla toponomastica: di fatti laddove sorgevano “neviere urbane” le strade erano denominate via o vicolo della Neve. L’idea di creare il freddo all’interno di un piccolo ambiente, ampio quanto un mobile, risale a non molti secoli fa.
Il primo esempio di refrigerazione artificiale fu dimostrato da William Cullen, medico e chimico scozzese, il quale nel 1748 nell’Università di Glasgow, attraverso un vuoto parziale all’interno di una pompa contenente etere dietilico, ottenne per reazione un abbassamento della temperatura con produzione di ghiaccio. Tale sperimentazione, tuttavia, non ebbe seguito, né particolare eco negli ambienti scientifici.
All’inizio del XIX secolo, l’inventore e ingegnere statunitense Oliver Evans descrisse, per la prima volta, il processo di refrigerazione a compressione di vapore esponendo nel 1805 un primo prototipo di frigorifero rimasto solo su carta.
E’ del 1834 il brevetto legato al ciclo di refrigerazione a compressione di vapore da parte del fisico e inventore Jacob Perhins.
Un decennio dopo ed esattamente nel 1844 il medico e scienziato John B. Gorrie, dopo lunghi studi sulla refrigerazione, progettò e realizzò la prima macchina per la produzione del ghiaccio artificiale; qualche anno dopo a metà XIX secolo si poteva già produrre ghiaccio dalle dimensioni di un mattone. Gorrie utilizzò tale macchina principalmente per scopi medici, raffreddando l’aria per i pazienti affetti da febbre gialla. Si comprese, dunque, che il freddo artificiale poteva essere ottenuto attraverso la vaporizzazione di un liquido sotto forte pressione: tale processo crea un fabbisogno di energia nell’area d’impiego con consequenziale raffreddamento dovuto all’espansione dei gas (energia cinetica).
Fino al terzo decennio del XX secolo, i primi frigo facevano grande impiego di gas altamente tossici come l’anidride solforosa o il cloruro di metile, con numerosi incidenti mortali dovuti proprio alle fuoriuscite accidentali.
Di risposta si studiò l’adozione di un gas meno pericoloso: il freon. Nel periodo tra le due grandi Guerre, i frigoriferi restano, tuttavia, oggetti assai rari tra le famiglie meno abbienti, rimanendo una sorta di bene di lusso.
Erano, invece, già più frequenti negli Stati Uniti d’America prima della Seconda Guerra Mondiale. In Italia e soprattutto nell’Europa meridionale, iniziarono a diffondersi in quasi tutte le famiglie solo a partire dagli anni ’50 in poi dello scorso secolo. Fino ad allora erano presenti le ghiacciaie: una sorta di mobiletto-armadio in legno con una intercapedine isolante, fornito di grossi pezzi di ghiaccio che manteneva freschi gli alimenti. L’invenzione del congelatore, all’interno del frigo risale, invece, al 1943 su progetto dell’ingegnere Westie F. Bakke fondatore anche di un marchio di frigoriferi per la conservazione degli alimenti a temperature molto basse. Anche i frigoriferi, hanno seguito una certa evoluzione stilistica, modificandosi nei decenni e rispecchiando, oltre all’evoluzione tecnologica, anche le esigenze degli stessi consumatori.
Attraverso le pubblicità dei frigoriferi si possono notare le continue modifiche e le evoluzioni nel design a iniziare dall’inizio del’900. I primi elettrodomestici erano principalmente in ferro e avevano un aspetto piuttosto sobrio, robusto e soprattutto funzionale.
Solo dopo la Seconda Guerra Mondiale si assiste a un radicale cambiamento con spigoli più morbidi, più l’utilizzo del colore (oltre al classico bianco ritroviamo il giallo, il celeste o il rosso). Lo stesso vale per le maniglie che diventano sempre più decorative.
I primi frigo con le porte a doppia apertura fanno la loro comparsa dagli anni ’60 in poi: l’elettrodomestico diventa sempre più un elemento simbolo di “status sociale” forte.
Se fino a trent’anni fa, l’evoluzione del design si rifletteva nel moderno minimalismo con pochi dettagli decorativi, oggi il frigo s’integra perfettamente all’arredo cucina. Con il nuovo millennio, le forme dei frigoriferi si presentano sempre più squadrate, con una maggiore attenzione al risparmio dello spazio interno. I materiali più utilizzati sono l’acciaio inossidabile, vetro e plastica e spesso anche il legno per ambienti più rustici e caldi. E’ di pochi anni fa il passaggio dall’utilizzo non più del freon ma dell’HFO-1234yf evitando quindi l’uso dei clorofluorocarburi che hanno compromesso, in passato, lo strato di ozono del Pianeta.
Attualmente si ha un ventaglio molto ampio di modelli di frigo, dai più voluminosi a quelli small. Molti modelli, inoltre, risultano dei veri e propri computer dato che si possono collegare con altri dispositivi smart della casa rientrando, dunque a pieno titolo nella sfera dell’hub multimediale.