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Il Labirinto di Porsenna: un’antica vincenda etrusca tra storia, leggenda e mistero.

Nel cuore dell’Italia centrale, nella parte più meridionale della provincia di Siena, si erge su una dolce collina, la piccola realtà urbana di Chiusi. Antica città etrusca conosciuta col nome di Clevnins, la sua importanza era strettamente connessa alla sua collocazione geografica, collegando, di fatto, la città di Roma con l’Etruria settentrionale, attraverso canali fluviali come il Tevere e il Clanis (antico affluente del Tevere, attualmente scomparso, per fare posto alla grande e fertile Val di Chiana).

Cartina geografica dell’Etruria

Era, inoltre, un importante centro nevralgico e commerciale, potendo raggiungere il mare, proprio dall’attuale Chiusi, attraversando la vicina Val d’Orcia e il percorso del fiume Ombrone. La città era parte integrante della Dodecapoli, ovvero l’insieme delle dodici più importanti città-stato etrusche, tra le quali Tarquinia, Arezzo, Perugia o Cortona.

Lars_Porsena di dominio pubblico

A Chiusi visse, a cavallo tra il VI e il V secolo a.C. il Lucumone (massima carica politica all’interno delle città-stato etrusche) Lars Porsenna, da numerosi storici, tra cui Plinio il Vecchio o Dionigi di Alicarnasso, riconosciuto come re d’Etruria probabilmente per il suo importante ruolo militare all’interno della stessa Dodecapoli. Si narra che Tarquinio il Superbo (di origini etrusche, ultimo re di Roma) nel 509 a.C., cacciato dal popolo stanco della sua cattiva amministrazione e dei continui abusi di potere e violenze, chiedesse aiuto proprio a Porsenna che con il suo esercito scagliatosi contro Roma, occupò la città dominandola per un certo periodo.

Mucius_Scaevola_vor_Porsenna_Rubens_van_Dyck di dominio pubblico

Gli storici dell’età imperiale, come Tacito o Tito Livio, tuttavia, affermavano al contrario che Porsenna, una volta entrato in Roma, fu contrastato dalla forza di valorosi guerrieri romani come Muzio Scevola o Orazio Coclite frenando la sua avanzata e quindi la conquista di Roma. Lars Porsenna perse la vita nei primi anni del V secolo a.C.

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Della sua tomba non si hanno notizie certe e nemmeno sulla sua esatta collocazione, ma della stessa Plinio il Vecchio ci offre una descrizione minuziosa nella sua famosa opera “Naturalis Historiae”, sulla base della testimonianza riportatagli da Marco Terenzio Varrone (letterato e militare romano). Il mastodontico mausoleo funebre viene così descritto: “È opportuno far menzione di quello italiano che si fece costruire il re dell’Etruria Porsenna per usarlo come sepolcro, e insieme perché si possa dire che gli italici sono superiori ai re stranieri anche in vanità. Siccome la sua favolosa grandiosità eccede ogni limite, ci serviremo, nel descriverlo, delle parole di Marco Varrone: «Il re venne sepolto presso la città di Chiusi, in un luogo in cui ha lasciato un monumento di forma quadrata fatto di blocchi di pietra squadrati: ogni lato è lungo trecento piedi ed alto cinquanta. All’interno di questa pianta quadrata si sviluppa un labirinto inestricabile, costruito in modo tale che se qualcuno vi si introducesse senza un gomitolo di filo non riuscirebbe più a ritrovare l’uscita. Al di sopra di questa base quadrata si elevano cinque piramidi, quattro agli angoli ed una centrale, che sono larghe alla base settantacinque piedi ed alte centocinquanta; come coronamento, hanno sulla punta un disco di bronzo e un unico baldacchino ricurvo che si sovrappone a tutte e cinque e alla quale stanno appese, rette da catene, delle campanelle (quando il vento le agita, diffondono il loro suono a grande distanza, come un tempo succedeva a Dodona); al di sopra di questo disco stanno quattro piramidi alte ciascuna cento piedi, e sopra di esse un’unica piattaforma con cinque piramidi.  Di queste ultime Varrone ebbe pudore a dichiarare l’altezza: fantasiose tradizioni etrusche dicono che questa altezza sarebbe stata pari a quella del resto dell’edificio. Fu una vana follia, aver cercato la gloria con una spesa che non sarebbe servita a nessuno, e aver stremato per di più le forze del regno – col risultato che la gloria maggiore andò poi all’architetto».

mausoleo di Porsenna da httpswww.youtube.comwatchv=nX_7ttAfjDQ

Si racconta che fu proprio per volere di Porsenna, che sentiva la sua morte vicina, la realizzazione di un mausoleo funebre al di sotto del quale fosse collocato un labirinto nel cui esatto baricentro si deponesse il lucumone all’interno di un grande cocchio tutto d’oro trainato da dodici cavalli e vegliato da una chioccia con ben cinquemila pulcini fatti con gli oggetti d’oro che aveva saccheggiato durante le sue numerose conquiste.  La leggenda vuole che persino il cocchio, i cavalli con la chioccia e i pulcini fossero stati ideati dallo stesso Porsenna, per accompagnarlo nell’aldilà a mo’ di corteo funebre.

La regina Teodolinda in una miniatura delle Cronache di Norimberga di dominio pubblico
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La chioccia con i pulcini, all’interno della tomba, ci richiama però a una usanza tipicamente medioevale in particolare longobarda. All’interno del sarcofago di Teodolinda, regina longobarda del VI secolo d.C., ad esempio, furono rinvenute una chioccia con sette pulcini dorati (attualmente conservati nel Museo del Tesoro del duomo di Monza). Tale tradizione, non associabile a quella più antica d’epoca etrusca, è la dimostrazione, di fatto, che la leggenda si sia, molto probabilmente, modificata nei secoli al punto di assorbire tradizioni d’epoca medioevale. E’ evidente che la maggioranza degli storici parla, in realtà, di tesori di Porsenna e non, nello specifico di galline e pulcini. Seguendo sempre le tradizioni e i detti locali si dice, inoltre, che durante le notti tempestose d’autunno, o di plenilunio, si sentano i pigolii dei pulcini tornati in vita! Nel paese di Chiusi, partendo dal Museo della Cattedrale, al di sotto della Piazza del Duomo, si incunea un antico labirinto costituito da una serie di cunicoli scoperti circa un secolo fa, erroneamente ritenuto dagli archeologi dell’epoca proprio il famoso labirinto di Porsenna.

FileChiusi – Labirinto di Porsenna – Cunicolo cieco 01.JPG di Marco Daniele è concesso in licenza sotto CC BY-SA 3.0 .

In realtà si tratta si una realizzazione fatta dopo la venuta del lucumone. Tali cunicoli (lunghi 120 metri circa), scavati dagli stessi etruschi nella pietra arenaria avevano come fine ultimo la raccolta delle acque meteoriche, risultando indubbiamente un’opera ingegneristica di particolare importanza per quel periodo. Si riscontano, inoltre, dei bacini di raccolta acque, che venivano captate dalla popolazione attraverso dei pozzi. Da molti secoli si sta cercando la reale tomba di Porsenna e del suo prezioso tesoro. Ricordiamo che persino Papa Pio II, Enea Silvio Piccolomini, organizzò una ricerca archeologica senza risultato. Il mancato ritrovamento ad oggi del mausoleo e dei sottostanti cunicoli con il tesoro, crea un ulteriore e nebuloso alone di mistero e leggenda che affascina non solo storici e archeologi ma un po’ tutti noi!

Daniele Magliano

Architetto- giornalista che ama approfondire tematiche di architettura, urbanistica, design, ma anche di storia, evoluzione e curiosità riguardanti oggetti di uso quotidiano. Mi piace, in generale, l'arte della costruzione: riflesso del nostro vivere in quanto unisce passato, presente e futuro prossimo di una comunità.

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