La morte del Presidente Raisi

Iran, Khamenei: “affari di Stato continueranno senza interruzioni”

di Antonino Papa-

La morte del Presidente Raisi, avvenuta in circostanze ancora da chiarire, non influirà sui programmi strategici né sulla linea politica restrittiva e “moralista” del regime degli Ayatollah; sebbene i poteri passino al Vicepresidente Mohammad Mokhber, il potere decisionale assoluto è nelle mani di Khamenei per effetto dell’organizzazione governativa iraniana divisa tra clero e governo.

È l’Ayatollah, infatti, ad avere l’ultima parola su tutte le decisioni riguardanti la politica estera ed il programma da attuare, nonché sugli step da seguire in ambito nucleare, ovvero l’aspetto che preoccupa, non poco, l’intero mondo Occidentale.

La morte di Raisi, e del Ministro degli Esteri, ha spinto il Paese nelle fauci dell’integralismo, nel caso in cui ve ne fosse necessità; Khamenei, infatti, oltre al citato potere decisionale assoluto, incute timore reverenziale e la sua personalità sovrasta il temporaneo erede del defunto presidente.

Secondo la legge si dovranno indire nuove elezioni entro 50 giorni ed è molto probabile un ritorno degli Ayatollah anche al governo; Khamenei sta già preparando il terreno per il figlio Mojtaba, sperando in una sua elezione al fine di sgomberare il campo da ogni ragionevole dubbio circa la linea politica che seguirà l’Iran nel prossimo futuro.

Tornando all’accaduto, naturalmente, non mancano tesi complottiste considerando che le cause dell’incidente non sono state accertate: sarebbero ipotesi non del tutto prive di fondamento se si pensa che ciò è avvenuto in un momento di massima instabilità nell’area mediorientale, e che l’Iran è uno dei principali sostenitori di Hamas.

In ogni caso ne sapremo di più quando, e se, si riuscirà a comprendere cosa abbia provocato la perdita di quota dell’elicottero ed il conseguente schianto contro la cima di una montagna.

Se il mondo auspica un’inversione di rotta del Paese, dopo tale evento, si è sulla strada sbagliata; la tanto dibattuta “questione morale”, in nome della quale a tener banco è la repressione, continuerà ad esser la strada maestra per la politica interna mentre l’ambizioso (e minaccioso) programma nucleare andrà avanti come nei piani.

A ciò si aggiunga che l’Iran è nell’alleanza economica dei paesi BRICS, con Cina e Russia in prima linea, oltre che tra i più grandi produttori di petrolio sullo scacchiere mondiale.

Non è difficile ipotizzare un’azione per destabilizzare ulteriormente il Medio Oriente in nome di quell’integralismo islamico mai domo e dai facili proseliti.

Israele, infatti, è stato sempre nel mirino dei paesi islamici “satelliti dell’Iran e suoi alleati” ed oggi lo è ancor di più a causa dell’azione militare contro Hamas che, a dire il vero, sta creando non poco imbarazzo, sia negli storici alleati a stelle e strisce, sia in tutto il mondo occidentale; tanto è vero che Netanyahu è stato colpito da un mandato di arresto del Tribunale dell’Aia, al pari dei capi di Hamas.

Tribunale dell’Aia, è bene sottolinearlo, non riconosciuto da Stati Uniti, Russia, Sudan ed Israele, addirittura la Cina ha aderito alla convenzione l’8 marzo 2023 con entrata in vigore 7 novembre del medesimo anno.

Una nota personale: come sia possibile aver consentito alla Cina di aderire resta un mistero irrisolto se si considera il regime repressivo in essere e la persecuzione di chiunque si opponga al potere o esprima opinioni differenti; idem è alquanto anomalo che “gli esportatori della democrazia ed i difensori dei diritti umani”, ovvero gli Stati Uniti, non riconoscano il tribunale dell’Aia che, rammento, nasce contro i crimini di guerra.

Chiusa questa parentesi veniamo alle conclusioni di questa breve analisi di quanto accaduto e delle dinamiche che si sono innescate all’interno di una delle più impenetrabili nazioni al mondo con relative conseguenze in ambito di politica estera: è sempre da scartare (del tutto) l’anomalia che insieme al presidente Raisi è morto anche il Ministro degli Esteri Hossein Amir-Abdollahian proprio quando viaggiava sullo stesso elicottero del Presidente?

A questo punto, se si opera una piccola riflessione, i missili di Israele sul consolato iraniano a Damasco iniziano ad avere un senso; non è stato affatto un errore, così come potrebbe darsi il caso che l’elicottero in questione sia stato sabotato prima della partenza.

La storia, anche recente, è piena di questo genere di “eventi” per alcuni dei quali si è riusciti a risalire alla verità mentre per altri si è lasciato che il mondo dimenticasse o si sono attribuite responsabilità per dare in pasto alle folle un capro espiatorio.

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