Maggio 2024
di Giuseppe Moesch*
Dagli atrii muscosi, dai Fori cadenti,
dai boschi, dall’arse fucine stridenti,
dai solchi bagnati di servo sudor,
un volgo disperso repente si desta;
intende l’orecchio, solleva la testa
percosso da novo crescente romor.
Sono passati poco più di duecento anni da quando Don Lisander scrisse l’Adelchi e quasi sessantacinque da quando la mia insegnante di Italiano alla scuola media di quella scuola nozionistica dell’epoca, mi fece imparare a memoria quel coro del terzo atto che inizia con quei versi.
Mi piaceva la musicalità di quei versi che sapevano descrivere, in modo romantico, uno stato d’animo che sentivo ma non comprendevo appieno, e che forse riuscii ad intuire qualche anno dopo all’Università quando i fermenti politici della mia generazione contribuirono alla mia formazione sociale.
Solo ieri tuttavia ho apprezzato appieno la grandezza dello scrittore che aveva saputo descrivere lo stato del volgo disperso di fronte alla lotta tra Longobardi e Franchi, che mi ha fatto pensare alle odierne condizioni del nostro Paese.
Il miserevole stato della sinistra italiana, priva di idee e di valori, accozzaglia di individualismi provenienti da ogni dove, si esprime nelle ultime convulsioni di dirigenti non più espressione di volontà popolare, ma sorti come prodotti di campagne di marketing alla Ferragni, come è accaduto per la Schlein, appoggiata dall’insieme dei gruppi radical chic figli delle ZTL.
In prima linea vediamo pertanto quella massa di pseudo intellettuali che dalla condizione monopolistica esercitata dalla cultura post comunista, ha dettato indirizzi e comportamenti per la società, che l’ha subita e che non è stata in grado di opporvisi per l’assenza di spazi nei quali operare.
Con la solita protervia, il sindacato dei giornalisti Rai, ha tentato di intervenire in modo pretestuoso e con motivazioni ideologiche e politiche, in piena campagna elettorale per le europee, con uno sciopero le cui motivazioni sono apparse da subito strumentali, oltre che prive di fondamento.
La cosa stupefacente però è stato il fatto che ieri, molti giornalisti delle testate l TG1 e del TG2, non hanno aderito allo sciopero rompendo per la prima volta da molti anni lo schema abituale.
Abbiamo subito per anni questa ottusa egemonia culturale che voleva la cultura appannaggio della sinistra e i portatori di quelle idee gli unici legittimati a parlare.
Le peggiori conseguenze sono state quelle di una informazione distorta e di parte, come appare assai chiaro in questi ultimi anni per le varie guerre presenti nel mondo, che vengono citate di sfuggita se mettono in discussione la legittimità sinistrorsa, come per la squallida rappresentazione della situazione in Medio Oriente, dove i corrispondenti privi di qualunque obiettività presentano i fatti con spirito fazioso che ricorda molto le origini della Shoa.
Le occupazioni delle Università e la richiesta di boicottare Israele vengono presentate come legittimi conati di democrazia, senza neanche un’ombra di dubbio che impedire la libertà di opinione sia alla base di una qualunque larvata forma di democrazia.
Tuttavia, quello che mi preoccupa veramente è che il fenomeno non sia semplicemente frutto di resipiscenza da parte dei nuovi eroi, bensì si possa trattare di soggetti che avendo percepito il flusso del vento, abbiano deciso di adattare la velatura alle nuove condizioni meteorologiche.
Le conseguenze allora sarebbero simili a quelle cantate dal Manzoni nella stessa ode.
Dividono i servi, dividon gli armenti;
si posano insieme sui campi cruenti
d’un volgo disperso che nome non ha
*già professore Ordinario Presso l’Università degli Studi di Salerno
Morte di Adelchi (Atto V, scena VIII). Vajani inc.. Public domain
