Immagine di copertina di Marco Zorzanello, opera dell’artista nigeriano Yinka Shonibare; Claire Fontaine
Chi non si è sentito, anche solo per un istante, “diverso” in un luogo, estraneo rispetto alla cultura d’origine, lontano dalle proprie tradizioni in una città nuova?
La Biennale di Venezia 60. Esposizione Internazionale d’Arte a cura di Adriano Pedrosa, ha un titolo significativo: Stranieri Ovunque – Foreigners Everywhere che attira l’attenzione di molti già prima della cerimonia inaugurale.
Venezia, secolare laguna di scambi culturali, è pronta ad accogliere l’arte proveniente da tutto il mondo dal 20 Aprile al 24 novembre 2024.
“L’espressione Stranieri Ovunque – Spiega Pedrosa – ha più di un significato. Innanzitutto, vuole intendere che ovunque si vada e ovunque ci si trovi si incontrano sempre degli stranieri: sono/siamo dappertutto. In secondo luogo, che a prescindere dalla propria ubicazione, nel profondo si è sempre veramente stranieri.”
Foto di Marzo Zorzanello, Claire Fontaine
Per la prima volta, ad intitolare la Biennale di Venezia è un’opera di Claire Fontaine, fra i partecipanti alla rassegna quest’anno.
Fontaine, semplicistica ispirazione di una marca per quaderni francesi, è il nome nome d’arte scelto per unire un collettivo d’artisti neoconcettuali, capaci attraverso la scultura, l’utilizzo del neon e materiali multiformi di interrogarsi sul ruolo sociale e politico della contemporaneità.
Il collettivo Fontaine, nato a Parigi con sede a Palermo, concepisce una serie di lavori dal 2004 con il titolo Foreigners Everywhere, espressione ispirata a loro volta da un collettivo torinese che nei primi anni del Duemila contrastava il razzismo e la xenofobia in Italia. È già osservando questo lavoro, che Claire Fontaine costituì opere in scultura riportanti le scritte al neon “Stranieri Ovunque” in diverse lingue e colori.
Questa scelta artistica è frutto di una sensibilità del Direttore Adriano Pedrosa che come ricorda il Presidente della Biennale, Roberto Ciccuto “È il primo curatore della Biennale Arte proveniente dall’America Latina, scelto perché portasse il suo punto di vista sull’arte contemporanea rileggendo culture diverse come fosse un controcampo cinematografico.”
In effetti, primo anno per la Biennale di Venezia che accoglie artisti provenienti dalla Corea e da Singapore, del Terzo Mondo, Sudafrica, India, Cina, Pakistan, Messico, Malesia, Perù, Turchia, Vietnam, provenienti dalla Nuova Zelanda, dal mondo intero.
Tutto questo è possibile grazie alla distinzione di due nuclei all’interno della Mostra Internazionale d’Arte: un nucleo storico e un nucleo Contemporaneo, entrambi pensati e studiati per acquisire un’unica armonia.
Un’attenzione continua verso gli artisti che mai prima d’ora sembravano avere uno spazio così riservato insieme ai loro paesi. La nuova istallazione di Claire Fontaine per la Biennale d’Arte nasce riflessa dalle acque, nei cantieri navali delle Gaggiandre all’Arsenale e comprende 53 lingue, non solo occidentali ma di diversi idiomi linguistici, anche estinti, un percorso che dal contemporaneo trascende verso le origini.
Matteo De Mayda
“Il contesto in cui si colloca l’opera è un mondo pieno di crisi multiformi – precisa Pedrosa – che riguardano il movimento e l’esistenza delle persone all’interno dei Paesi, nazioni, territori e confini e che riflettono i rischi e le insidie celati all’interno della lingua, delle sue possibili traduzioni e della nazionalità, esprimendo differenze e disparità condizionate dall’identità, dalla cittadinanza, dalla razza, dal genere, dalla sessualità, dalla libertà e dalla ricchezza.”
Stranieri Ovunque diventa un momento di riflessione anche in virtù dei migranti del Mediterraneo, vittime di un Credo, di una scelta forzata.
Attraverso l’etimologia della parola “Straniero”, la Biennale di Venezia ci accompagna metaforicamente in un viaggio linguistico, “Il portoghese estrangeiro, il francese étranger e lo spagnolo extranjero sono tutti collegati sul piano etimologico alle parole “strano”, “estranho”, “étrange” ed “extraño”, ovvero all’estraneo”, spiega ancora Pedrosa, che attraverso i neon e la concettualità del collettivo Claire Fontaine ne fa una sintesi magistrale, sviluppando un lavoro capace di concentrare la propria attenzione artistica sul significato primario della parola “queer”, che coincide proprio con “strano”.
Continua il Curatore Pedrosa: “l’artista Queer, che si muove all’interno di diverse sessualità e generi è spesso perseguito o messo al bando; l’artista outsider, che si trova ai margini del mondo dell’arte, proprio come l’autodidatta o il cosiddetto artista folk; – poi ancora la sua attenzione sul valore del diverso – l’artista indigeno, spesso trattato come uno straniero nella propria terra.”
Ogni luogo del mondo confluisce, quello che viene definito straniero, acquista un suono diverso, è vicino. Durante la Biennale di Venezia 2024, l’arte di stranieri da tutto il mondo è celebrazione del lontano. Il Sud e il Nord del mondo fluiscono, è un Yin & Yang eterno.
Immagine di copertina d Matteo de Mayda
Mariapia Vecchione
Mariapia Vecchione su SalernoNews24 accompagna il lettore alla scoperta di una realtà autentica, critica e audace.
La sua formazione umanistica permette al suo sguardo di ricercare inestimabili meraviglie.
Appassionata di arte contemporanea, fotografia, food&wine e viaggi, ma consapevole che “il viaggio più lungo è il viaggio interiore” (D. Hammarskjöld)