A Palazzo Fruscione con Valeria Saggese, tra musica e parole è “Parlesia”
“Ci sono musiche iniziatiche, ci sono lingue iniziatiche e la parlesia è stata quella degli artisti napoletani, ma senza la magia del culto, casomai con l’ironica soddisfazione dell’artista che per una volta si fa imbroglione dopo essere stato a lungo imbrogliato…”
“Parlesia. La lingua segreta della musica napoletana” (minimum fax) è l’esordio letterario di Valeria Saggese, già giornalista radiofonica e animatrice culturale, presentato a Palazzo Fruscione nell’ambito degli incontri della mostra-evento “Letizia Battaglia. Una vita come un cazzotto, come una carezza”.
L’incontro, un fitto racconto di antiche parole, in dialogo con la voce e la musica di Paola Salurso e Vincenzo Bavuso, è stato l’occasione per lasciarsi condurre in un mondo lontano e contemporaneo per capire la parlesia, il gergo tramandato oralmente, adottato, condiviso tra i “posteggiatori” musicisti ambulanti napoletani, che diventa, nel tempo, come ha detto l’autrice “da gergo di piazza a gergo di mestiere”.
Sdoganato poi con le nuove generazioni di artisti napoletani, la parlesia continua ad affascinare, a rapire, “nata per non farsi capire”, “sembra ma non è, dice ma non dice”.
Inizia così il viaggio della Saggese, tra musicologi e compositori, alla ricerca di una strada narrativa per riportare alla luce un linguaggio fondamentale per conoscere l’evoluzione della musica napoletana e della nostra cultura.
Tra aneddoti e ricordi, l’autrice ha raccolto e ci ha fatto dono di testimonianze dirette di grandi nomi della musica napoletana, da James Senese a Enzo Gragnaniello, da Eugenio Bennato, Fausta Vetere, Tullio D’Episcopo, a Gigi D’Alessio, Valentina Stella, Clemnetino, Gnut. Sullo sfondo le note dell’indimenticabile Pino Daniele. per un segreto da custodire.
