I veri fascisti
di Giuseppe Moesch*
Sono attonito assistendo alle scene che credevo facessero parte del mio trascorso e che tanta sofferenza hanno portato al nostro Paese fino ad anni molto prossimi.
Sono addolorato di dover prendere atto che a nulla sono serviti gli sforzi di superamento di steccati ideologici contrapposti messi in atto dalla buona volontà di uomini di grande spessore culturale e politico, senza distinzione di provenienza, con il sincero spirito di chi voleva un Paese coeso e lanciato verso un futuro comune nel tentativo di allargare sempre più la base della piramide sociale riducendone l’altezza che separava i gruppi più fragili da quelli che beneficiavano storicamente di condizioni di privilegio.
Ugo La Malfa in primis capì che la strada da percorrere era quella dell’avvicinamento ai valori della democrazia dei partiti che ancora si riconoscevano nel comunismo, e a lui si associarono esponenti della DC come Aldo Moro, o del PCI come Enrico Berlinguer, e lo stesso Bettino Craxi del PSI.
Dopo le trasformazioni internazionali e l’insipienza dei propri dirigenti, dopo la morte di Berlinguer, e i vani tentativi di superare il proprio passato, a cominciare dalla tardiva presa d’atto che le BR erano la costola ottusa della propria storia, il PCI si è ritrovato a perdere consensi e a farsi superare dai populisti e dagli estremisti verdi.
La conseguenza è l’attuale situazione di caos politico culturale, in cui la cosiddetta destra ha vinto per fuori gioco di posizione dei propri avversari.
Il dramma è che invece di una seria analisi autocritica, gli esponenti di punta del PD hanno usato il trucchetto dei gazebo per sovvertire una potenziale uscita dalla situazione d’impasse, permettendo l’elezione della Schlein, rappresentante dei radical chic delle ZTL, che ha come sola prospettiva quella di resistere a Conte ad ai suoi sodali, in assenza di ogni altra proposta convincente, ma utilizzando solo vecchi slogan, contraddetti peraltro dai dati economici e sociali che quotidianamente l’ISTAT ci fornisce.
Ma come sempre il peggio non muore mai ed ecco che tutti gli esponenti della sinistra hanno assoldato le truppe degli studenti ideologicizzati nella scuola degli ignoranti, frutto del disinvestimento culturale perpetrato negli ultimi decenni.
Vedere le scene di occupazione di sedi universitarie per ottenere l’esclusione di alcuni paesi dalla ricerca internazionale per me, vecchio professore, è una bestemmia, specialmente se applicata ad un Paese che è stato negli ultimi millenni vittima di discriminazioni razziali e culturali, in nome dei valori di Hamas, mi genera un senso di nausea, di disgusto, ma anche di angoscia, per il fatto che nulla è cambiato negli ultimi anni, per la stupida pretesa di governare ad ogni costo, non perché portatori di valori condivisibili ma per un qualche diritto di matrice monarchica.
Due considerazioni emergono allora: da un lato l’assoluta contraddizione tra l’omaggio antifascista ai morti delle Fosse Ardeatine e l’appoggio a questi giovani nuovi fascisti, violenta espressione di una sinistra irresponsabile, dall’altro la debolezza della politica tutta, dimentica di quanto già avvenuto pochi decenni addietro.
Mai come in questo momento non posso che concordare con quanto diceva Giorgio Gaber: “La mia generazione ha perso”.
- già professore Ordinario presso l’Università degli Studi di Salerno
