Arne Jacobsen: l’estro ed eleganza del design scandinavo nei suoi progetti
Di origine danese, Arne Jacobsen è uno degli architetti designer e progettista tra i più prolifici e ricchi di idee innovative, un professionista che ha dato lustro, nel corso del XX secolo, all’architettura europea, soprattutto quella scandinava. Nei suoi disegni, in particolare nella sua prima fase progettuale, si può denotare un perfetto connubio tra le caratteristiche dell’architettura d’avanguardia (in particolare quella del Bauhaus) dei primi decenni del XX secolo e le istanze costruttive nordiche tipiche danesi. Laureatosi in architettura nel 1927, per tre anni collabora nello studio di Paul Holsoe, per poi aprire un suo laboratorio di architettura a Hellerup. I suoi lavori si ispirano soprattutto alle grandi e incisive idee progettuali di architetti come Walter Gropius, Le Corbusier o Ludwig Mies van der Rohe.

Lo ricordiamo assieme all’architetto Flemming Lassen nella sua prima progettazione di “Casa del Futuro” del 1929, esposta alla Mostra Forum di Copenaghen, progetto innovativo che con la sua forma a spirale, due garage e addirittura un eliporto sul tetto piano, riflette il puro movimento funzionalista danese ispirato al modernismo internazionale del periodo a cavallo tra le due Guerre. Tale modernità si riflette anche nell’arredo: dall’aspirapolvere al posto dello zerbino, ai tavoli che si spostano per trasportare il cibo direttamente ai commensali.


Poco dopo realizza il complesso di Bellavista a Copenaghen (1930), moderno nucleo residenziale comprensivo di teatro, ristorante e vari chioschi. Jacobsen è progettista di un numero talmente elevato di edifici pubblici e privati da non poter essere descritti e annoverati tutti!

Ricordiamo, ad esempio, nella città di Gentofte, in Danimarca, un impianto di rifornimento, ancora presente, puro esempio di architettura funzionalista: con il tetto a pianta circolare che illumina la zona di rifornimento e rende l’ambiente davvero stravagante e futuristico!

Altro esempio di architettura funzionalista, priva di complessi elementi architettonici, è il Municipio di Aarhus le cui peculiarità sono, in particolare, la luminosità al suo interno, gli ampi ambienti pubblici e l’impiego di materiali naturali dalle linee sempre sinuose. Al termine della Seconda Guerra Mondiale, si dedica principalmente al design d’interno.


E’ del 1952 la “Sedia Ant” che in inglese vuol dire formica, una sedia leggera, poco ingombrante, la prima sedia a forma di conchiglia con una sorta di vita che si assottiglia e le gambe sottili (vi sono due varianti una a tre e un’altra a quattro gambe, anche con braccioli e rotelle). Il sedile e lo schienale sono un unico foglio di compensato a doppia curvatura, esempio di buon connubio tra materiali prettamente industriali con un disegno puro e minimalista ed estro artistico. La sedia fu realizzata per la Mensa del Novo Terapeutisk Laboratorium. Naturale prosecuzione progettuale della Ant, è la “Serie 7”, del 1955.

Realizzata per la Mostra di Design H55 di Helsinki e utilizzata per la prima volta all’interno del Municipio di Rodovre nel 1956 riscontra, da subito, una grande popolarità grazie alla sua forma comoda e moderna. Modello dal design più conosciuto e apprezzato, la sedia si presenta anche con comodi braccioli, sempre dalle linee morbide e leggere, con l’opzione di quattro colori, ed è presente tutt’ora dopo ben 69 anni, in molti luoghi pubblici e privati come alberghi, auditorium e biblioteche di tutto il mondo. I suoi progetti d’architettura rilevano sempre una particolare predilezione per il design degli interni, dai punti luce, ai posti a sedere ma anche ai semplici oggetti comuni. Emblematico il progetto del SAS Royale Hotel di Copenaghen risalente alla fine degli anni ’50 e inaugurato nel 1960.

Probabilmente, la più importante realizzazione architettonica di Arne Jacobsen. Si tratta del primo grattacelo realizzato a Copenaghen, espressione di un’architettura essenziale, minimalista, con i suoi 22 piani dal volume rettangolare scandito e dalla suddivisione, in facciata, delle finestre a nastro che poggiano su un ulteriore volume che è il Terminal dell’aeroporto e, al tempo stesso, l’atrio dell’hotel. In contrapposizione all’architettura essenziale dell’hotel, l’arredo interno (ma anche altri oggetti come bicchieri, posate, luci e tende) risulta, invece, particolarmente complesso e ricco di elementi di design organico progettati sempre da Jacobsen.

Al suo interno, è presente anche un particolare divano (modello 3303) lanciato nel 1956 per l’arredo di una biblioteca e riproposto all’interno del Terminal aereo di SAS.

Di effetto è il contrasto di materiali tra il telaio che è un tubolare in acciaio e il resto del divano, costituito da una seduta imbottita. Jacobsen realizza più modularità, dando vita a un divano che può essere lounge oppure a due, a tre posti o a quattro posti. La tipologia di tali sedute si discosta dalle altre che risultano tipologicamente più organiche.

Sempre all’interno del SAS Royale Hotel è presente un’altra sedia dal design iconico, la “Swan”, ovvero il Cigno. Progettata inizialmente in compensato dalle linee particolarmente fluide con una sorta di taglio tra la seduta e lo schienale, grazie alle nuove ricerche industriali sui materiali innovativi, si diede forma a una sedia completamente rivestita da una imbottitura in styropor con base in alluminio cromato che le dà una certa eleganza. Con una seduta particolarmente comoda e avvolgente, la sedia ben evidenzia l’ispirazione della progettualità organica.


Altro elemento di alto design è la seduta “Uovo” o “Egg” in inglese, che ben si affianca al modello “Swan”. Ideata già qualche anno prima della sua realizzazione definitiva, nella sua progettazione preventiva il designer utilizzava il gesso e l’argilla, elementi facilmente modellabili. Una volta raggiunta la forma voluta, nel 1958, Jacobsen riproduce le morbide forme in gesso utilizzando la scocca in fibra di vetro, l’imbottitura in schiuma di poliuretano mentre il rivestimento in tessuto. La base di appoggio della seduta è in alluminio lucido. Il tessuto è disponibile in numerosi colori o, volendo, con rivestimento in elegante caldo cuoio. La seduta ergonomica è molto avvolgente e comoda.

Con forma sempre particolarmente organica, espressione dell’estro artistico-scultoreo del designer è la sedia “Drop” (Goccia). Più piccola delle altre, presenta alla base, quattro gambe in tubolari d’acciaio che può essere anche cromato, mentre la scocca è in tessuto. Quest’ultima può avere anche un rivestimento in pelle di grande effetto scenografico.


All’interno del SAS Royale Hotel, particolare attenzione è rivolta anche ai corpi illuminanti, come ad esempio la “Lampada Aj” progettata nel 1957 che presenta spigolosità ed elementi rettilinei o obliqui, in forte contrasto con le sedute in stile organico. Esistono tre versioni: lampada a terra, da tavolo e a parete.


Un particolare episodio lega la seduta “Serie 7” di Jacobsen a un personaggio femminile ben noto in Inghilterra, Christine Keeler. Di fatto, nel 1963, il fotografo Lewis Morley, riprendeva la giovane Keeler, all’epoca amante di un Ministro inglese, Jhon Profumo, seduta e apparentemente nuda, coperta in parte dallo schienale della sedia di Arne Jocoben (foto che serviva per promuovere un film). Non essendo al corrente che Christine Keeler fosse contemporaneamente l’amante di una spia sovietica, il Ministro Profumo si vede costretto a rassegnare nel 1963 le dimissioni. Negli ultimi anni di vita, Jacobsen realizzò numerose importanti opere architettoniche all’estero come il St. Chaterine College di Oxford agli inizi degli anni ’60 o gli Uffici della HEW ad Amburgo realizzati nel 1970.


