“A volte basta una canzone”: in Sant’Apollonia mostra pittorico-sonora dell’artista Antonio Cotecchia.

All’interno della chiesa di Sant’Apollonia, nel centro storico orientale, da giovedì 28 dicembre al 7 gennaio 2024, è allestita la mostra pittorica e sonora dedicata al cantautore Lucio Dalla in occasione dell’80esimo anniversario della sua nascita, opere realizzate dall’urban artist e pittore Antonio Cotecchia. La Mostra è stata realizzata con il patrocinio del Comune di Salerno e della Regione Campania in collaborazione con Erre Erre Eventi e con il contributo di H&F Handling & Freight e ceramiche Giovanni De Maio; testi e comunicazione sono a cura di Debora Malaponti.

Collocata nella parte più orientale del centro storico di Salerno, la chiesa di Sant’Apollonia, è databile, molto probabilmente, al periodo a cavallo tra il XVI e il XVII secolo, così come dimostrerebbero i pregevoli affreschi sulla volta del corpo longitudinale. Anche la sua parte centrale riflette la tipologia architettonica del rinnovamento legato alla controriforma, con vano a pianta centrale e cupola.

Nel corso di un veloce colloquio, l’artista ha spiegato con parole semplici l’intento e l’essenza delle sue interessanti opere.

La mostra dal titolo “A volte basta una canzone” dedicata al cantante Lucio Dalla ha come ambientazione la chiesa di Sant’Apollonia nel centro storico orientale del Capoluogo, nell’antico “Ortus magnus”. L’area racchiude, al suo interno, numerosi elementi di alto valore architettonico tra i quali: l’ex convento longobardo di San Benedetto, la chiesa di San Michele e l’antico Castelnuovo reale, appartenuto alla regina Margherita di Durazzo, attualmente sede del Museo provinciale.  Perché la scelta della mostra proprio in Sant’Apollonia?

Questa mostra è nata circa un anno fa, e quando ho iniziato a immaginarla e a progettarla ho pensato subito un ambiente non molto luminoso, quasi buio. Pensavo a un posto con una storia alle spalle e ho iniziato ad immaginare, ad esempio delle vecchie fabbriche dismesse, o comunque vecchi posti che potevano, in qualche modo, essere aperti al pubblico attraverso una iniziativa culturale. A Parma, ad esempio, la mostra è stata allestita in una storica chiesa sconsacrata: sia l’ambientazione che la conseguente magia creatasi grazie anche alla particolare illuminazione rivolta verso le tele, hanno dato vita a un luogo davvero suggestivo. A Bologna la mostra è stata allestita, invece, all’interno del Palazzo della Regione, una struttura forse un po’ meno buia ma, ad ogni modo, in un’ambientazione storica. Sant’Apollonia è il luogo ideale per la mostra in linea con gli altri luoghi espositivi precedentemente descritti.

Hai una specializzazione in grafica pubblicitaria e computer grafica, e da 20 anni collabori con agenzie di comunicazione e pubblicità.  Le raffigurazioni artistiche sono il puro riflesso dei testi accompagnati dalle note delle canzoni raffigurate nelle tue opere. Mi descrivi com’è nata questa tua originale idea?

Oltre a pensare a quali brani ispirarmi, in realtà, ho sempre dipinto ascoltando musica in cuffia. Di conseguenza ho captato, appunto, una consequenziale emozione. La mia idea mia è, dunque, quella di cercare di restituire, a chi visiterà la mostra, quelle mie stesse emozioni, amplificate attraverso la musica per meglio captare la parte emotivo-artistica dell’opera. La musica rappresenta anche un input che coglie ulteriormente e amplifica, dunque, la sensibilità di chi guarda un’opera d’arte.

Sono 10 i brani del cantautore bolognese tra i quali “Caruso”, “Ciao”, Chissà se lo sai”. Anche in questo caso è stata sempre una tua volontà?

Sì, la scelta dei 10 pezzi musicali di Dalla, è stata voluta da me. Man mano che procedevo nella pittura ascoltando i brani, capivo che alcune canzoni avevano, come dire, una sorta di “leitmotiv” che mi dava la possibilità di raccontare ed esprimermi con maggiore sensibilità, artisticamente parlando, rispetto ad altri brani.

“Henna”, come afferma l’artista, è un brano che parla di guerra in cui Dalla si interroga su quale sentimento tra dolore e amore ci salverà. O ancora, in “Come è profondo il mare”, come si evince dalla Comunicazione Stampa, la rappresentazione di Prometeo è, un’interpretazione dell’artista, metafora della decadenza della natura umana e della sua evoluzione che trova nella musica e nel pianoforte la sua forma più alta.

Nel periodo espositivo le opere di Cotecchia dialogheranno con la creatività e l’estro di altri artisti del territorio come Antonio Grimaldi e Cristina Milito Pagliara del Teatro Grimaldello e il duo composto dal performer Marco Vecchio e il bassista Flavio Erra.

Daniele Magliano

Architetto- giornalista che ama approfondire tematiche di architettura, urbanistica, design, ma anche di storia, evoluzione e curiosità riguardanti oggetti di uso quotidiano. Mi piace, in generale, l'arte della costruzione: riflesso del nostro vivere in quanto unisce passato, presente e futuro prossimo di una comunità.