Un singolare presepe ci racconta la vita di Gesù in un antico negozio in via Foria a Napoli.
Percorrendo Via Foria a Napoli, l’antica strada di Forino che fino a qualche secolo addietro altro non era che un grande lavinario posto al di là delle mura settentrionali della città aragonese, si incontrano numerosi negozi di antiquariato, caratteristici contenitori di elementi di arredo appartenenti al passato, ma anche suppellettili, quadri, lampadari e oggetti vari che spesso invitano il passante a entrare, anche solo per pura curiosità.

Uno di essi, in particolare, non lontano dallo storico Orto Botanico d’inizio XIX secolo, espone in bella vita, all’interno della sua vetrina, un singolare presepe in una grande cupola vitrea che permette di osservarlo da tutte le sue angolazioni. L’oggetto delle meraviglie non appartiene propriamente agli elementi tipici della tradizione presepiale: alla sua sommità, infatti, si scorge la rappresentazione del Golgota con la crocifissione di Gesù. Non un presepe tradizionale (dal latino “praesepium” che vuol dire mangiatoia) ma una singolare rappresentazione della vita di Gesù dalla nascita alla resurrezione. Le statuine in esso presenti, a detta del proprietario del negozio, risalgono per lo più all’800, anche se alcune sembrerebbero di fattura più recente.
La parte inferiore, dedicata alla nascita di Cristo, ripropone elementi tipici quali la grotta al cui interno, su muschio ingiallito dal tempo, si adagia la Sacra Famiglia, con gli zampognari nella parte più avanzata, sia a destra che a sinistra, e in fondo il bue e l’asinello. Ogni statuina è ricca di significati allegorici, dalla Sacra Famiglia simbolo di amore e umiltà, il bue e l’asinello dalla doppia valenza in quanto considerati sia immagine del bene o del male insieme, oppure più semplicemente come i due animali riconoscono subito il loro padrone, ovvero Gesù, il figlio di Dio. I due angeli che adornano la grotta, simboleggiano l’annunciazione al mondo intero della nascita di Gesù.
Al di sopra della Natività, un’altra scena, assai distante dalla tipica rappresentazione del presepe tradizionale restituisce all’osservatore il ricordo di un momento assai drammatico della vita di Cristo: la Flagellazione. Una scena cruenta in cui il Procuratore romano Ponzio Pilato, seduto su un trono in cima a una serie di scalini, assiste al supplizio di Cristo insanguinato, che con le mani legate, viene torturato da due soldati con vestiario tipico moresco che impugnano il flagello costituito da lacci di cuoio.
Ai lati della scena, in prossimità di due colonne tortili, ulteriori centurioni aggiungono alla Flagellazione un carattere drammatico che si contrappone nettamente alla serenità e alla dolcezza della nascita di Gesù. Particolarmente affollata è la rappresentazione della crocifissione, nella parte alta dell’opera con Gesù crocifisso al centro affiancato da altri due personaggi crocifissi (i due malcapitati ladroni).
La scena dalla singolare drammaticità lascia ben intuire quale dei due ladroni riconosce Gesù quale figlio di Dio; l’uomo posto alla sua sinistra. Il suo volto è rivolto verso il Salvatore, mentre l’altro sulla destra volge il capo al lato opposto. Alla base della scena intravediamo le tre Marie: la Madonna, Mari di Cleofa e Maria Maddalena, mentre una serie di centurioni, di cui uno a cavallo, con in mano una lancia, circondano l’intera crocifissione.
Sul lato sinistro, completa la scena una inquietante figura: il diavolo. Entità menzognera e malvagia, qui appare come un barbuto uomo con due ali nere e le corna sulla testa. La sua figura, molto frequente nei primi presepi partenopei, è simbolo del male e dell’imperfezione umana. Non lontano dal demonio, ad alleviare l’animo di chi osserva, finalmente una scena serena e gioiosa: la Resurrezione.
La statua stringe con la mano destra il vessillo con la croce rossa su un campo bianco, simbolo della Resurrezione, non lontano è presente anche un gallo, quest’ultimo simbolo di luce, gioia e allegria.
