Dal supplemento a “Il Mattino” del 25 gennaio 1981. “Il Mattino” del 26 novembre 1980.

43 anni fa, l’evento che sconvolse il sud Italia: il terremoto dell’Irpinia.

Ogni ultima decade di novembre, ritorna alla memoria di tante persone il ricordo doloroso e drammatico del tragico evento che sconvolse i territori di numerose regioni del sud Italia, particolarmente della Campania e della Basilicata: il terremoto del 23 novembre 1980.

Dal supplemento a “Il Mattino” del 25 gennaio 1981. “Il Mattino” del 25 novembre 1980.

La sera di quel triste giorno, alle ore 19,30 circa, la terra ha tremato per più di un minuto con una intensità rilevata dai sismografi dell’Istituto Nazionale di Geofisica di Monteporzio Catone e dell’Osservatorio vesuviano pari al IX- X grado della scala Mercalli, ovvero magnitudo VII Richter. A causa dei soccorsi inizialmente lentissimi, si aggiungeva una totale assenza di coordinamento (il Servizio Nazionale della Protezione Civile, infatti, si attiverà solo nel 1992, dopo una lunga procedura burocratica), il numero dei morti fu purtroppo altissimo: ben 2914. Dall’Ufficio del Commissario Straordinario sono stati successivamente divulgati i numeri relativi ai danni effettivi: 506 comuni su 679 appartenenti all’area interessata dal sisma gravemente danneggiati; 280mila persone sfollate e sempre a causa di mancati primi soccorsi, un numero dei feriti altissimo, ovvero 8848.

dal supplemento a “Il Mattino” del 25 gennaio 1981. “Il Mattino” del 25 novembre 1980.
Dal supplemento a “Il Mattino” del 25 gennaio 1981. “Il Mattino” del 25 novembre 1980.
Dal supplemento a “Il Mattino” del 25 gennaio 1981. “Il Mattino” del 25 novembre 1980.

A dare testimonianza dell’evento furono non solo i telegiornali ma anche i numerosi quotidiani che per giorni hanno fatto il punto sull’evoluzione dei soccorsi attraverso, foto, articoli e interviste. Dal quotidiano “Il Mattino” dell’8 dicembre 1980, due articoli rispettivamente della giornalista Carmela Maietta e di Piero Incagliati, colpiscono nel profondo. Maietta da Napoli, racconta la vicenda di un bimbo di appena 6 anni ricoverato al “Santobono” e rimasto purtroppo orfano dopo il terribile evento.

Dal supplemento a “Il Mattino” del 25 gennaio 1981. “Il Mattino” dell’8 dicembre 1980.

Ricoverato da giorni, Giovanni Ciccone, non ancora a conoscenza del suo triste destino, viene presentato al lettore come un figlio in attesa che la mamma lo venga a prendere, convinto che il suo ritardo dipendesse soltanto dal fatto che la donna non aveva soldi a sufficienza per raggiungere Napoli in treno. La realtà, purtroppo, era tutt’altra: il povero Giovanni, da quella tragica sera, è rimasto orfano della mamma e del papà e completamente solo, avendo perduto anche i suoi due fratelli e le sue due sorelle! In un breve colloquio, il fanciullo ricordava solo di aver visto il pavimento della cucina, in cui tutta la sua famiglia era riunita, cedere in un istante sotto i piedi per poi vedere più nulla.

Dal supplemento a “Il Mattino” del 25 gennaio 1981. “Il Mattino” del 27 novembre 1980.
Dal supplemento a “Il Mattino” del 25 gennaio 1981. “Il Mattino del 27 novembre 1980.

Altra testimonianza, è del giornalista Incagliati che dalla sala rianimazione del Policlinico “Gemelli” di Roma riporta la vicenda della giovane donna Claudia Frusciante, di Baronissi, cittadina del salernitano particolarmente colpita dal terremoto, che aveva perso la sorella nell’inutile tentativo di salvare le figlie, il nipotino e il cognato, schiacciata dal crollo dell’edificio in cui dimorava. Non lontano dalla donna, una bimba, la nipote, di soli otto anni, Stefania Mazi, era adagiata su di un letto, al di là di una vetrata in prognosi riservata, salvata assieme alla sorella Donatella e al fratellino Vincenzo grazie al tempestivo intervento di un soldato di leva, il salernitano Marcello Fasulli. La donna, Claudia Frusciante, nonostante i suoi 30 anni ne dimostrava molti di più, probabilmente a causa dell’immane dolore provato. Durante il breve colloquio, la donna parlava di un’altra ragazza, Marilena, accanto alla quale aveva dormito i primi tempi, salvata anche lei dal giovane soldato salernitano. Incagliati prosegue il racconto dicendo che ormai Claudia era diventata mamma di 5 ragazzi, tutti i nipoti, ovvero delle due bimbe ricoverate al “Gemelli”, di Vincenzo ricoverato al “San Giacomo” e di ulteriori altri due, Antonio e Assunta, più grandicelli di età, rispettivamente di 13 anni e 11, miracolosamente salvi semplicemente perché fuori casa a Salerno. Nel corso del colloquio, alla notizia che i progettisti dell’edificio crollato a Baronissi erano stati arrestati, la ragazza rispondeva con freddezza che ormai non le interessava più di tanto, poiché ciò non avrebbe riportato in vita i suoi cari. Nel frattempo compariva il giovane soldato che non aveva mai lasciato sole le persone da lui salvate, portando conforto alle ragazze solo con la sua presenza, un giovane ventenne dotato di grande spirito di abnegazione e di sacrificio. In un momento di coscienza, la piccola Stefania, infine, era riuscita a scrivere su una lavagnetta, in segno di grande riconoscenza nei confronti del soldato, una breve frase: “Marcello, ti ringrazio di avermi salvata”.

Dal supplemento a “Il Mattino” del 25 gennaio 1981. “Il Mattino” dell’8 dicembre 1980.

Daniele Magliano

Architetto- giornalista che ama approfondire tematiche di architettura, urbanistica, design, ma anche di storia, evoluzione e curiosità riguardanti oggetti di uso quotidiano. Mi piace, in generale, l'arte della costruzione: riflesso del nostro vivere in quanto unisce passato, presente e futuro prossimo di una comunità.

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