La porta “di bronzo” della Cattedrale di Salerno
Elemento architettonico di forte interesse storico-artistico e di grande solennità, l’ampio atrio del Duomo di Salerno (consacrato nel luglio del 1084 da Papa Gregorio VII), tra i più grandi del medio evo (m.36×33), si caratterizza per l’elegante architettura in stile romanico con un quadriportico di 28 colonne (alcune lisce altre scanalate) che sorreggono capitelli in stile corinzio d’epoca romana reimpiegati per adornare e ingentilire l’ingresso alla Cattedrale dedicata a San Matteo.
Al suo interno sono custoditi numerosi sarcofagi, lungo il percorso dei quattro deambulatori, anch’essi d’epoca romana e riutilizzati, con parziali modifiche, per diventare sepolcreti di importanti prelati o di altolocati uomini appartenenti a nobili famiglie salernitane.
Sul versante est del quadriportico (nel pronao della facciata del Duomo) si collocano le tre porte d’ingresso alla Cattedrale di cui quella centrale, la più grande, è detta anche “Porta di bronzo”, complessivamente una delle opere più significative e interessanti della sacra struttura, oggetto di approfonditi studi da parte di numerosi studiosi come Valentino Pace, Arturo Carucci, Michele De Angelis, Antonio Braca, Angela Palmentieri.
Sebbene definita di bronzo, la porta è, in realtà ricoperta da una lega metallica, l’oricalco, utilizzata al tempo in cui venne riprodotta nell’antica città di Costantinopoli. Poche sono le porte presenti in Italia centro-meridionale e realizzate nella città turca; tra le più celebri si annoverano quella di San Paolo fuori le mura a Roma, quella di Amalfi o ancora quella di Montecassino. La porta in questione è caratterizzata da ben 54 pannelli (inchiodati sul portone di legno), 46 dei quali rappresentano una croce a rilievo.
Sulle altre 8 formelle sono rappresentate immagini sacre ottenute con una particolare tecnica di incisione sulla formella ancora calda e quindi duttile; all’interno del solco si poneva, poi, un leggero strato di argento per meglio evidenziare la figura (tale tecnica è detta “agemina”).
All’estremità del quarto filare di pannelli, partendo dal basso, ritroviamo le raffigurazioni della Madonna e di Cristo (originariamente poste al centro poi dopo il restauro del 1730 poste ai lati), e i santi Pietro, Paolo, Simone e Matteo.
In quest’ultima formella si scorgono anche due figure, in piedi, raffiguranti in realtà, la committenza della porta: i coniugi Guisana e Landolfo Butrumile (si scorge, inoltre, un termine “protosebaston”, titolo onorifico dato alle persone distinte durante l’impero bizantino).
Sulla quinta fila, in una formella è presente la preghiera dei due coniugi, in latino, per il perdono dei peccati. Tradotta recita: “LA COLPA DEL PRIMO GENERATO INDUCE TUTTI A MOLTI PECCATI PER I QUALI SUPPLICA CRISTO MAESTRO PER ME O MATTEO GUARDANDO QUESTA OPERA DITE: O SALVATORE PERDONA I MOLTI PECCATI A LANDOLFO BRUTUMILE PROTOSEBASTON SAPPIATE CHE IO INSIEME QUI SONO NATO E QUI SONO STATO GENERATO”. Sempre sulla stessa fila è poi presente un ulteriore particolare pannello su cui è incisa una vasca battesimale e un ciborio con due ippogrifi in prossimità della vasca e due uccelli in volo, metafora dell’animo umano che ricevuto il battesimo si trasforma in uccello e spicca il volo. I tre ingressi alla Cattedrale presentano, nella parte alta, un arco a tutto sesto, elemento tipico dell’arte romanica.
Gli affreschi, invece, più recenti rappresentano, nella lunetta di destra, San Matteo, in quella di sinistra, San Giovanni, mentre sul portale centrale si colloca la raffigurazione del Cristo Pantocratore.
Sul lato opposto, all’interno della chiesa, nella lunetta, è presente, invece, un pregevole mosaico raffigurante San Matteo che con una mano benedice e con l’altra mostra il Vangelo. Il mosaico è in stile bizantino realizzato nel XIII secolo. Probabilmente realizzata qualche anno dopo la consacrazione del Duomo, la porta centrale è incorniciata da un elegante portale marmoreo con alcuni elementi d’epoca romana.
Alla base dei due stipiti laterali, si collocano una sorta di stilofori (in genere, sculture di animali o mostri fantastici) ovverossia due leoni presumibilmente risalenti al periodo della consacrazione della Cattedrale. I leoni nell’arte romanica, come in quella altomedievale, sono simbolo di forza a guardia dello spazio d’ingresso sacro. Secondo il bestiario medioevale il leone, con i suoi numerosi significati, rappresenta la forza ma è anche immagine della Giustizia divina o anche di Cristo stesso. Dalle due sculture dipartono gli stipiti laterali sui quali è rappresentato un intreccio di arbusti a imitazione tipica classico-imperiale.
Su tali piante si possono scorgere numerosi animali marini e terrestri; accanto ai volatili, inoltre, insistono anche creature mitologiche, come le arpie provenienti per lo più da letture bibliche.
Largamente utilizzati nella scultura romanica, gli animali, nella tradizione dei bestiari dell’epoca fungevano da sorta di ammonimento didattico-moraleggiante rappresentando ciascuno, di fatto, un vizio dal quale l’uomo doveva assolutamente allontanarsi: ad esempio il drago rappresentava il peccato, la lupa la cupidigia, la scimmia la lussuria, mentre nel gatto si scorgeva la vanità.
Curiosa la presenza di una scritta incisa sullo stipite di destra, in lingua armena: forse la preghiera invocante San Matteo di un pellegrino? Particolarmente interessante, poi, risulta l’architrave, reimpiego d’epoca romana, probabilmente il cornicione del Macellum di Pozzuoli.
Sul prezioso architrave è scolpito un tralcio di vite con grossi grappoli d’uva. Ai lati, in aggiunta alle viti, si riscontrano dei volatili che beccano l’uva. Nella sua parte bassa, inoltre, si può leggere una iscrizione, probabilmente voluta dallo stesso Arcivescovo Alfano (preminente figura nella storia salernitana e definito, l’ideatore o l’architetto della Cattedrale salernitana). Esso recita in latino: “DAL DUCA ROBERTO TI E’ DONATO, O APOSTOLO, IL TEMPIO: PER I TUOI MERITI SIA DONATO A LUI IL REGNO SUPERNO”. Il Duca era Roberto il Guiscardo, che, dopo la caduta del Principato longobardo e la conquista della città da parte dei normanni (1076), fece realizzare un grandioso monumento religioso (la Cattedrale) per custodire le reliquie del Santo protettore San Matteo, simbolo inoltre della magnificenza del Guiscardo stesso.
Ai lati del portale sono presenti, inoltre, lungo i pilastri, due capitelli di ottima fattura in roccia sedimentaria sui quali (così come lungo gli stipiti del portale) si scorgono, immersi in una folta vegetazione, dei pavoni che si nutrono di pigne o un agnello crucigero, tutti simboli della cristianità. Come per tanti elementi di alto pregio artistico e architettonico presenti nella Cattedrale (la cripta, gli amboni, i preziosi mosaici, i sarcofagi del quadriportico), l’invito al lettore è di soffermarsi per pochi minuti ad osservare il portale maggiore, captandone la sua eleganza, la magnificenza e la straordinaria bellezza…… e, come spesso mi capita di affermare, forse ci si potrebbe anche emozionare!
