Gli orecchini, monili fondamentali nel look di ogni donna

di Luigi D’Aniello-

Una storia altalenante, tra fortune e ripudi, un andamento ciclico di stagioni di sfarzo e di reprimenda moralistiche centrate anche sul binomio donna -diavolo tentatore.

Il foro all’orecchio era ritenuto assai immorale nel basso Medioevo, per ritornare in auge nel Rinascimento grazie all’aiuto delle perle, caste nella montatura, che riuscirono a sfondare contro le leggi sullo sfarzo e lo scandalo.

L’origine dell’orecchino, come quella di altri monili risale all’epoca preistorica, e nasce come oggetto dal valore apotropaico, come talismano o portafortuna.

I primi ritrovamenti archeologici hanno riportato alla luce orecchini di bronzo e di rame, solo in seguito vennero realizzati in argento e oro. Nacquero come  segno di distinzione soprattutto maschile, simbolo di virilità e di coraggio ed uno dei primi modelli  ritrovati consiste di una verghetta metallica ritorta in cerchio.

Nell’antico Egitto erano considerati oggetti di valore e simbolo di status sociale elevato, destinati agli uomini.

Anche durante l’Impero Romano, il gusto per l’ornamento prezioso ebbe notevole impulso e molto diffusi erano gli orecchini a forma di disco con appese divinità o fiori. Presso i Greci, l’orecchino fu un accessorio molto amato e ciò ne rese sempre più diffuso l’utilizzo anche tra le donne.

Durante il Medioevo gli orecchini furono messi al bando dalla Chiesa perché considerati ornamenti profani, andando a rovinare, con piccoli fori nel lobo dell’orecchio, opera perfetta del creato. Leggi suntuarie, sancirono così, norme disciplinari che regolamentavano il lusso e gli orecchini divennero ornamento di prostitute e cortigiane.

In Italia, fu solo in Sicilia che l’uso degli orecchini resistette a queste restrizioni, entrando così nel costume e nella tradizione.

L’usanza che gli uomini indossassero gli orecchini fu ripresa in Spagna intorno alla metà del XVI e si ritiene che all’epoca questo fosse un simbolo di legame amoroso con una donna che ne indossava uno uguale.

In quel periodo non furono solo poeti o nobili ad indossare un orecchino, infatti questo monile diventò anche il gioiello indossato da marinai e pirati come portafortuna, pensando che, forando l’orecchio, (punto dell’agopuntura che corrisponde alla vista), avrebbero potuto avere una migliore vista in mare. Questi lo indossavano principalmente perché, in caso di annegamento, qualora il mare avesse restituito il corpo su una spiaggia in terra lontana, sarebbe dovuto servire a pagare i costi della sepoltura. Taluni vi incidevano sopra il nome della città di provenienza, probabilmente nel desiderio che le spoglie potessero essere rimpatriate per ricevere degni funerali.

Con l’era contemporanea gli orecchini si impongono come oggetto fondamentale nella toilette di ogni donna. Il rituale foro ai lobi delle orecchie, che corrispondeva solitamente al passaggio dall’infanzia alla pubertà, quasi come un rito di iniziazione, è da considerarsi oggi un piccolo sacrificio speso sull’altare della seduzione, della vanità e del piacere di indossare creazioni belle.

Comunque, oggi, il gioiello non è più uno status symbol ma un oggetto in grado di esprimere la propria personalità, il proprio stato d’animo, un tocco di femminilità, un gioco di seduzione.

“Molti individui, come i diamanti grezzi, nascondono splendide qualità dietro una ruvida apparenza” (Giovenale)

 

 

Immagini a cura di Luigi D’Aniello

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"Non si è sconfitti quando si perde ma quando ci si arrende"

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