Vertice NATO in Lituania, ulteriore benzina sul fuoco
di Antonino Papa-
La Lituania, come molte altre nazioni dell’Est Europeo ex Patto di Varsavia, ed ex territorio sovietico, ha aderito alla NATO in violazione degli accordi di Bonn del 6 marzo 1991.
Questa premessa sarebbe sufficiente a confermare che la strategia della NATO (leggi USA), come sostenuto anche da Papa Francesco, è stata sempre basata su presupposti di provocazione finalizzati ad ottenere una reazione per poi puntare l’indice contro “l’avversario criminale“.
Ergo, decidere di tenere un vertice NATO in una Nazione ex casa di Putin, ed inglobata nel Patto Atlantico violando i citati accordi, cos’è se non una ulteriore provocazione in un momento in cui dovrebbe prevalere la diplomazia?
E badate bene che non si tratta di essere filo-Russi o Putiniani dell’ultim’ora bensì di chiedersi se vi sia mai stata la volontà concreta di non farla neanche iniziare questa guerra. La risposta è no, almeno osservando ciò che è accaduto dal febbraio 2022 ad oggi.
Andiamo con ordine … prima di entrare in Ucraina Putin aveva inoltrato all’Occidente (leggi NATO & USA in quanto l’UE non ha voce in capitolo) fondamentalmente tre richieste:
1 – Che il Governo di Kiev fermasse i bombardamenti sui territori del Donbass e repubbliche separatiste.
2 – Il rispetto degli accordi di Minsk (1 e 2) tra cui l’indipendenza delle suddette repubbliche ed anche la fine delle persecuzioni delle popolazioni di lingua russa.
3 – Che il Governo ucraino, in base agli accordi di Bonn del 1991, nonché di Minsk, si impegnasse a firmare un documento attestante la rinuncia all’ingresso nella NATO
Ricevuti gli ultimatum, il mondo Occidentale anziché prepararsi ad un confronto diplomatico ha scelto la via della forza a prescindere ed affermare ciò non è un controsenso, nonostante “l’invasore” sia la Russia perché… tralasciando i decenni di provocazioni NATO, le violazioni degli accordi ed i migliaia di morti del Donbass, l’intento era esattamente quello di ottenere da Putin ciò che poi ha deciso di fare, ovvero dare inizio ad una guerra.
Pochi giorni dopo gli ultimatum, infatti, il Cancelliere tedesco ebbe un lungo colloquio con il Presidente Zelensky a cui consigliò di non andare allo scontro con Putin in quanto, nel caso specifico, le sue richieste erano “legittime” perché l’Occidente non era immune da colpe, incluso il favoreggiamento ed il sostegno economico, e non solo, al colpo di stato del 2014 tramite il quale fu deposto il Presidente Janukovich che da Kiev si rifugiò a Mosca.
Zelensky, però, decise di sentire Biden, essendo gli USA attori principali delle vicende ucraine dal 2010 in avanti; ovviamente la risposta USA fu di ignorare i consigli di Scholz e non trattare con Putin, anche a costo di andare allo scontro frontale perché alla difesa ci avrebbero pensato loro.
In parole povere si è rifiutata a prescindere la diplomazia sapendo di essere nel torto, prima dell’inizio del conflitto ovviamente, e non si è pensato minimamente neanche a quante giovani vite ucraine (ma anche russe) sarebbero state sacrificate in caso di inizio delle ostilità.
Una guerra evitabilissima se a capo degli USA non vi fosse stato Biden; sarebbe stato sufficiente recarsi a Mosca, sedersi di fronte a Putin ed ammettere tutte le violazioni di NATO ed USA di accordi bilaterali stipulati anche in presenza di garanti quali Inghilterra, Francia, Germania ed altri; successivamente volare a Kiev e spiegare a Zelensky che l’Occidente non era dalla parte della ragione ed imporgli lo stop ai bombardamenti sulle regioni separatiste di lingua russa.
Lo step seguente, come di solito accade in questi casi, un cordone di sicurezza ONU tra le repubbliche separatiste ed il resto dell’Ucraina ed un secondo contingente lungo il confine tra Ucraina e Russia; nulla sarebbe accaduto e, con una sapiente azione diplomatica, si sarebbe evitata una ennesima catastrofe per l’umanità.
Purtroppo si è rifiutata questa strada perché l’intento dell’Occidente è (era..) “usare l’Ucraina per indebolire la Russia”, obiettivo che non è stato raggiunto ed ora che la situazione è peggiorata si tenta di mettere il petto in fuori sia per rassicurare Zelensky, sia per provocare letteralmente la Russia, ecco perché Vilnius; questo vertice poteva svolgersi ovunque, Roma, Berlino, Parigi, ovunque; ma si è scelta la Lituania per umiliare i russi.
Di questo passo, se l’intento originario di Putin era soltanto quello di difendere le popolazioni di lingua russa che, in più di un’occasione, avevano chiesto protezione da Kiev, ora, alla luce della “presunzione di possedere la democrazia”, mostrata nei decenni dall’Occidente, e delle continue provocazioni e violazioni in totale antitesi con la diplomazia, non è escluso che il Governo russo decida di prendere tutta l’Ucraina, e le installazioni nucleari in Bielorussia ne sono un campanello d’allarme.
La morale della favola è che si sta compiendo il tradimento nei confronti dell’Ucraina da parte di avrebbe dovuto evitare morti e distruzione ed anche Zelensky, come molti ucraini, lo hanno compreso.