Un’antica leggenda del XV secolo: la Madonna che viene dal mare

La chiesa di Sant’Agostino, nel cuore del centro storico di Salerno, custodisce, esposta sull’altare maggiore, l’immagine di una Madonna col Bambino in braccio. Oltre ad essere di particolare bellezza, tale raffigurazione deve la sua importanza a un’antica leggenda risalente alla metà del XV secolo.

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Nell’anno 1453 (in un’epoca che vede la presenza sul territorio degli aragonesi, la cui dominazione inizia 9 anni prima con Alfonso d’Aragona), la preziosa effige di origine medio-orientale viene imbarcata su una nave di mercanti, sottratta alle devastazioni, da parte dei turchi presenti nella città di Costantinopoli.

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La nave diretta a Napoli, non la raggiunge, tuttavia, la terraferma a causa di una improvvisa tempesta nel golfo di Salerno.

Tavola “Angelo Rocca” 1584

Non molto tempo dopo, un muratore, venuto in spiaggia nel Capoluogo campano a prelevare della sabbia di mare, con la zappa, colpisce qualcosa che non è di certo terreno sciolto, bensì l’icona della Vergine nella parte del sopracciglio. Accortosi di ciò, le braccia improvvisamente gli restano bloccate, e in preda al panico, il pover’uomo inizia a gridare aiuto. Non lontano, dal Convento degli Eremitani di Sant’Agostino, accorrono immediatamente i padri agostiniani scoprendo nella sabbia, l’icona mariana (poi riconosciuta anche da alcuni marinai scampati al naufragio) che le correnti marine avevano trasportato fin sotto le mura meridionali della città. I religiosi e il popolo tutto immediatamente gridano al miracolo. Si organizza così, una breve processione per trasportare l’icona, nel corso della quale le campane delle chiese iniziano a suonare autonomamente. Si decide di portarla all’interno della cappella dello Spirito Santo della famiglia Mazza. Il giorno dopo, tuttavia, l’effige sparisce, per comparire all’interno di una stalla. Viene allora ritrasportata all’interno della cappella, ma nel successivo giorno ricompare nella stalla. Gli agostiniani decidono allora di trasformare la stalla in cappella, che diviene luogo di venerazione per numerosi fedeli. L’effige mariana inizialmente posta in una cappella nel chiostro del Convento diviene, in virtù dei suoi poteri miracolosi, oggetto di grande devozione popolare. Pochi anni dopo l’icona venne portata all’interno della chiesa di Sant’Agostino (edificio ad occidente del Convento, oggetto di numerosi rimaneggiamenti, nei secoli, partendo da un iniziale stile tardo rinascimentale con ordini architettonici di tipo vignolesco, fino alle maggiori trasformazioni del XIX secolo con la perdita dell’abside e della cupola e lo spostamento del campanile). L’icona raffigurante la Madonna sul trono, definita la “Madonna che viene dal mare”, indossa un elegante vestito azzurro con rifiniture dorate. Sorregge il Bimbo col braccio sinistro, mentre con la mano destra lo indica in segno di offerta ai fedeli. Vestito in rosso, Gesù invece benedice il popolo, mentre due angeli li venerano. Particolarmente interessante è l’immagine della Vergine che non rispecchia la tipologia stilistico-artistica dell’impero di Bisanzio, ma riflette pienamente le caratteristiche stilistiche gotiche tipiche dell’Italia centrale.

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La sua datazione può essere collocata intono alla metà del XIV secolo.  Ogni anno si ricorda il ritrovamento dell’icona, attraverso una suggestiva festa che avviene ogni prima domenica del mese di Agosto. L’immagine mariana viene trasportata su un peschereccio che parte dall’area sud-est del Capoluogo per poi raggiungere il Lungomare in corrispondenza di Piazza Cavour (non lontana dalla chiesa di Sant’Agostino). Come per tante altre chiese della città, in primis quella del Duomo, anche per la chiesa di Sant’Agostino si celebra la “Alzata del Panno” (telo dove si rappresenta la Madonna di Costantinopoli), che apre i festeggiamenti in onore della Vergine che poi si concludono con la suggestiva processione a mare in Agosto.

Daniele Magliano

Architetto- giornalista che ama approfondire tematiche di architettura, urbanistica, design, ma anche di storia, evoluzione e curiosità riguardanti oggetti di uso quotidiano. Mi piace, in generale, l'arte della costruzione: riflesso del nostro vivere in quanto unisce passato, presente e futuro prossimo di una comunità.

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