Moneta digitale, robotica, intelligenza artificiale: siamo pronti?
di Antonino Papa-
Dall’avvento della pandemia in avanti in quasi tutti i paesi definiti industrializzati sono in atto campagne d’informazione, o meglio veri e propri “lavaggi del cervello”, aventi come oggetto un argomento comune la cui definizione è probabilmente la parola più pronunciata, scritta, letta ed ascoltata degli ultimi tre anni: transizione.
Tale bombardamento mediatico, approvato da tutti i governi appartenenti al gruppo dei “G”, non ha soltanto la finalità di rendere edotti i cittadini su come sarà il loro prossimo futuro in termini di vita quotidiana, al quale si dovranno abituare; rappresenta, soprattutto, una grande opera di convincimento di massa che tutte le transizioni (plurale d’obbligo) sono la strada giusta per salvaguardare il futuro dell’umanità e del pianeta.
Il Covid è stato usato come spartiacque per la Big One, ovvero la transizione generale (che le comprende tutte, in ogni settore) per accelerare il passaggio dal vecchio mondo analogico, inquinante e manuale al nuovo digitale, green ed automatizzato.
Non tutto però procede come nei piani; sono molte, infatti, le aree geografiche del pianeta non toccate da queste dinamiche, generando, così, una distonia temporale tra il nord ed il sud del mondo, eccezion fatta per Australia, Nuova Zelanda e Sudafrica, e tra i paesi industrializzati, o ricchi, e quelli poveri o non ancora sviluppati.
Ciò per una ragione tanto logica quanto immorale, o non in linea con il concetto di etica, in quanto il cosiddetto Terzo Mondo “deve” essere la fonte di approvvigionamento di materie prime e risorse rare nonché il fornitore di manodopera a basso costo per i paesi industrializzati e, pertanto, le politiche green o di transizione in quei territori non sono mai state adottate, al contrario, vengono deturpati da decenni.
Il futuro prossimo, in pratica nuovo presente, sarà caratterizzato da mutamenti indotti e forzati che definiranno un’epoca che potremmo definire anche come era, quella dell’homo sine mens, perché il cervello umano funzionerà sempre meno delegando a computer, chip, robot, intelligenza artificiale e routine automatizzate gran parte delle funzioni che svolgiamo attraverso l’uso del nostro corpo guidato appunto dalla mente.
La ricaduta principale, quale effetto primario di questa transizione definitiva, sarà di tipo occupazionale: avremo, infatti, un numero di umani sempre minore nel mondo del lavoro a vantaggio di robot e processi automatizzati e questa strada, già intrapresa con l’avvento dell’hi-tech da oltre un ventennio, diventerà lo standard.
Pensiamo, ad esempio, alla moneta digitale (da non confondere con moneta elettronica e cripto-valute) ed al decremento di indotto in termini occupazionali rispetto ai meccanismi attuali di “produzione fisica” del denaro, custodia, trasporti, gestione, controlli ed organismi antifalsificazione… tutto cancellato in un attimo e sostituito da pochi chips che svolgeranno il lavoro di migliaia di umani.
Oltretutto la moneta digitale (più corretto valuta) comporterà un controllo costante su ogni nostro movimento e stile di vita e non esisterà mai privacy o legge che tenga affinché ciò possa essere scongiurato. Attualmente siamo già su questa strada perché la moneta elettronica (carte di credito, bancomat ed altri sistemi di pagamento) tracciano ogni nostro respiro finanziario con annessa localizzazione ed orario.
L’anomalia principale è che tutta questa mole di informazioni sarà in gran parte in mano a privati, siano esse entità giuridiche o fisiche, e non solo appannaggio di enti ed istituzioni finanziare e di controllo governative.
Tenendo conto che il denaro è ormai il nuovo ossigeno, ed ha lo stesso peso specifico di pane ed acqua, ritengo che l’irreversibilità di questa transizione possa generare non poche criticità, considerando soprattutto la natura degli umani (di quei pochi individui che avranno ancora la fortuna di lavorare) e la non sempre rettitudine morale ed inclinazione al rispetto delle regole che li accompagna.
Il tempo delle transizioni ha avuto inizio nel 2020 e durerà almeno un decennio, se non meno, e le scelte dei governi che pretendono di decidere anche per gli altri (intesi sia come cittadini che altri stati “controllati”), determinerà l’entità del PIL di ogni nazione, il livello di occupazione a livello mondiale, la gestione delle risorse primarie ed anche i flussi migratori perché il lavoro che necessiterà di mani, vista ed udito sarà ridotto a funzioni che già oggi molti cittadini industrializzati rifiutano di svolgere.
Saranno, infatti, le intelligenze artificiali attraverso mondi virtuali (vedi metaverso) a gestire i processi che oggi sono in carico a costosissimi managements in ogni settore; gestione delle risorse, analisi quantitative, marketing, valutazione rischi-benefici e così di seguito saranno delegate totalmente alle macchine con la sola supervisione di poche unità umane, con conseguente risparmio per le aziende di enormi capitali destinati ai compensi annui.
Nel mondo della finanza, tanto per restare in tema, abbiamo già i robo-consulenti che determinano quale sia il miglior asset per i clienti in base al loro profilo di rischio; pertanto il lavoro dei consulenti finanziari umani diventerà puro e semplice brokeraggio perché anche a livello normativo è già tutto demandato ai chips.
Idem accadrà nei processi produttivi trainando il settore industriale nei mondi di Luc Besson in cui anche le auto non avranno conducenti, i ristoranti androidi al posto del personale umano e gli acquisti ci verranno consegnati con droni.
La domanda logica, e lecita, che ci si pone è se gli umani, appunto, siano pronti a subire questi mutamenti in un lasso di tempo relativamente breve e, soprattutto, ad accettare passivamente imposizioni quali le assurde politiche green o di doversi interfacciare con un’intelligenza artificiale che comunica loro cosa possono o non possono fare, in pratica come debbano vivere.
Oltretutto la questione demografica non sparirà e sarà sempre la spina nel fianco per gli esasperati impositori dei mondi virtuali perché, se esiste (ancora) un fenomeno fuori controllo per tutti i governi, sono le nascite che contrastano con la velocità con la quale si intende fare a meno della forza lavoro umana.
Le soluzioni sono soltanto due: o rallentare le transizioni per mantenere il pianeta in equilibrio tra occupati e non o rallentare le nascite … che è ciò che qualche lobby sta già tentando di fare.
