Il gioco dell’oca delle nomine: precedenza a destra
-di Pierre De Filippo
Chi viene da destra, si sa, ha la precedenza. Non però se sulle strisce pedonali sta attraversando la nonna di Cappuccetto rosso con sua nipote. Lì si tratterebbe di arroganza e di imprudenza. Secondo molti è ciò che sta accadendo in questi giorni con le nomine pubbliche con le quali è impegnato il governo Meloni.
Giovedì 4 maggio, il governo ha varato un decreto col quale ha sostanzialmente commissariato l’Inps, Istituto nazionale previdenza sociale, e l’Inail, Istituto nazionale per l’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro. Due enti pubblici importanti, soprattutto il primo, per le sorti del nostro welfare.
All’Inps da ormai oltre tre anni sedeva Pasquale Tridico, assurto agli onori delle cronache come il padre del Reddito di Cittadinanza e nominato all’ente, manco a dirlo, in quota M5S.
Franco Bettoni è, invece, su per giù dallo stesso periodo presidente dell’Inail, in quota Lega visto che entrambe le nomine erano state fatte durante il Conte I, il governo gialloverde, ed entrambi i mandati sarebbero terminati alla fine dell’anno.
Dunque, perché tutta questa fretta e, soprattutto, perché commissariare?
Il commissariamento avviene solitamente in presenza di gravi problemi gestionali che impediscano il corretto svolgimento delle attività; ci si chiede, in questo caso, cosa sia successo di così grave e di così destabilizzante. La verità è molto più semplice: attraverso il tanto criticato e poi da tutti utilizzato strumento dello spoil system, il governo vuole ridefinire la governance degli enti pubblici adattandola ai suoi colori politici.
Tridico è, come si diceva, il padre di una Reddito che sta scomparendo o, almeno, cambiando faccia. E lui ha già iniziato con le “picconate”, ribadendo a più riprese l’inopportunità delle modifiche, così come quelle relative ai contratti a termine previste dal Decreto Dignità, altro suo figlio. Per questo, il suo commissariamento è “immotivato e incomprensibile”.
È stato fatto fuori proprio per evitare che quotidianamente mettesse i bastoni tra le ruote al governo. Bettoni è una vittima collaterale, l’uomo sbagliato al posto sbagliato: per non far torto a nessuno, i due enti vengono commissariati insieme e spetterà, questo è molto probabile, alla Lega indicarne il nuovo inquilino.
C’è di più. Nello stesso decreto viene previsto che le fondazioni lirico-sinfoniche, quelle per capirci che gestiscono i più importanti teatri italiani, non possano essere presiedute da persone con più di settant’anni di età. Guarda caso, il presidente del San Carlo di Napoli, il francese Stephane Lissner, ha compiuto da poco settant’anni ed è stato messo a riposo. Il suo posto dovrebbe essere preso da Carlo Fuortes, attuale Ad della Rai. Si libererebbe così una succulenta poltrona a Viale Mazzini che il governo vorrebbe famelicamente accaparrarsi.
L’obiettivo: evitare un Sanremo come l’ultimo!
Tridico e Bettoni, Lissner e Fuortes: protagonisti e comprimari, vittime e prede delle logiche della politica. Per un Tridico che va necessariamente archiviato, c’è un Fuortes al quale si applica l’antico e sempre corretto principio latino del promoveatur ut amoveatur, torna a fare il soprintendente perché serve il suo posto.
Bettoni e Lissner? Il primo verrà rimpiazzato da un collega di partito senza troppi complimenti. Il secondo è francese, la sua sorte non dispiacerà a nessuno.
Nell’eterno gioco dell’oca delle nomine pubbliche italiche il governo questa volta forse è stato un po’ arrogante, certamente frettoloso, preoccupandosi poco di salvare la forma.
Come cambiano le stagioni della politica.
