Cala il sipario sulla trattativa Stato-mafia, un complotto all’italiana
-di Pierre De Filippo
La Corte di Cassazione, sesta sezione penale, ha scritto la parola fine su una delle vicende che più hanno appassionato la complottista opinione pubblica italiana, per la quale niente è mai come sembra, forse troppo abituati a guardare ciascuno tra le proprie mura domestiche.
La paventata trattativa Stato-mafia non è mai stata una trattativa, questa la sintesi.
Assolti definitivamente per non aver commesso il fatto – in appello la formula era stata la più blanda “perché il fatto non costituisce reato” – gli ex ufficiali del ROS Mario Mori, Antonio Subranni e Giuseppe De Donno, e l’ex senatore di Forza Italia Marcello Dell’Utri. Assoluzioni che si sommano a quelle, già sancite in precedenza, degli ex ministri Calogero Mannino e Nicola Mancino.
Dunque, il teorema era campato in aria.
Una sentenza non scontata la cui portata viene ben descritta proprio dalla formula utilizzata dai giudici. In appello, le assoluzioni “perché il fatto non costituisce reato” si erano basate su questo assunto: una qualche forma di dialogo, di relazione, di scambio di opinioni tra Cosa nostra e lo Stato italiano c’era pur stata ma questa veniva considerata e vista dagli uomini del ROS come una “mera operazione di polizia”.
I giudici d’appello avevano comunque definito l’operazione come una “improvvida iniziativa” e, per questo, la procura generale aveva chiesto un processo bis. La Cassazione, invece, categorica ha spiegato che è stata “esclusa ogni responsabilità degli ufficiali del Ros ed è stata negata ogni ipotesi di concorso nel reato di minaccia a corpo politico”.
Per i giudici, quindi, gli uomini del ROS non concordarono alcun “papello” con Totò Riina e Marcello Dell’Utri non si fece portavoce di Cosa nostra nei confronti di Silvio Berlusconi.
Cadono pure le condanne per i boss Leoluca Bagarella e Antonino Cinà per prescrizione: il reato di minaccia a corpo dello Stato era solo tentato ed è ormai ingiudicabile.
Già in occasione delle assoluzioni d’appello avevo avuto modo di dire – qui https://www.salernonews24.com/rubriche/dirittoeinformazione/trattativa-stato-mafia-trentanni-di-informazioni-fuorvianti/ – quanto effimero fosse quel quadro accusatorio, quanto stiracchiate e piene di complottismo fossero le posizioni di giudici e giornali che spingevano per la teoria della trattativa, quanto fuorvianti le informazioni date e, soprattutto, quanto importante fosse per l’Italia poter finalmente stabilire che quella collusione, convergenza di interessi, quel lavorio gomito a gomito tra Stato e antistato, in realtà, non c’era mai stato.
Fa bene il generale Mori ad esultare: “è una grande soddisfazione, anche se per vent’anni sono stato sotto processo. Spero che con questa sentenza finiscano anche le “trombonate” di una certa stampa e di certi ambienti che hanno lucrato su questa vicenda” ma non deve illudersi troppo, anche perché Antonio Ingroia – uno di quelli che la teoria della trattativa l’ha sposata e l’ha portata convintamente avanti, nelle aule giudiziarie e fuori – immediatamente commenta definendo la sentenza “contraddittoria e pericolosa” e che “non è stata fatta giustizia”.
Il Fatto quotidiano, organo ufficiale dei “trattativisti”, stamattina titola ironicamente: “La mafia trattò, ma da sola: ROS assolti e boss prescritti”.
La realtà è diversa ed è stata resocontata dalla Cassazione in maniera tale da non prestarsi ad altre, discutibili, interpretazioni. Per una volta, proviamo a mettere un punto rispetto ad una questione oggettivamente equivoca e a metterci l’anima in pace che un “atomo di verità” – da molti cercato – forse è stato trovato.
Tra lo Stato italiano e Cosa nostra non c’è mai stata alcuna trattativa. Stop7.
