Il diamante, il miglior amico delle donne

di Luigi D’Aniello-

Se la fede, simbolo dell’unione matrimoniale, viene indossata all’anulare sinistro perché secondo vecchie credenze in esso si trova la vena amoris, congiunta direttamente con il cuore e rappresenta per la sua circolarità la continuità della vita e la perfezione,
l’anello di fidanzamento, con incastonato un diamante, come pegno d’amore è il dono che corona la promessa degli innamorati.

La presenza del diamante sull’anello per la sua durezza simboleggia unione eterna. Ecco perché “i diamanti sono i migliori amici delle donne”, come cantava la favolosa Marilyn Monroe ed hanno sempre adornato le donne più famose dalla regina Elisabetta a Liz Taylor, da Jackie Kennedy a Audrey Hepburn, a Lady Diana.

Durante il Medioevo e nel Rinascimento, lo smeraldo, il rubino e lo zaffiro venivano preferiti al diamante e solo durante il secolo XIX, grazie alle nuove tecniche di taglio che ne hanno accentuato la rifrazione, il diamante ha preso il sopravvento su tutte le altre pietre.

Comunque, una volta i diamanti erano un privilegio esclusivo dei sovrani.

Luigi IX , vissuto nel 1200, stabilì che tra le donne solo la Vergine Maria sarebbe stata degna di indossare i diamanti. Colei che fece saltare la regola fu la favorita di Carlo VII che nel 1444 cominciò ad indossarli decretandone la diffusione fra le donne.

Tra i diamanti più famosi si annoverano il Tiffany Yellow, il Blue de France e in forma minore il diamante a forma di goccia di Liz Taylor.

Il primo fu scoperto in Sud Africa nel XIX secolo ed era 287,42 carati che una volta tagliato a forma di cuscino è diventato di 128, 54 carati ed è tutt’ora di proprietà di Tiffany che lo espone  nel flagship store della sua sede in America, visitato da migliaia di visitatori ogni anno.

Il diamante Blu, noto anche come Bleu de France, fu comprato personalmente dal sovrano Luigi XIV nel 1669, quando Jean-Baptiste Tavernier, un mercante francese, giunse a Versailles con un diamante da 115 carati (circa 20 grammi) di una tonalità bluette, che attirò subito l’attenzione del re. Anche se all’epoca il colore nei diamanti era ritenuto una forma d’imperfezione, quella pietra era eccezionale per caratteristiche e dimensioni e da grande esperto di preziosi quale era, il sovrano la comprò e per aumentarne la brillantezza la fece tagliare scegliendo un taglio noto come “rosa di Francia”. Questo diamante durante la Rivoluzione Francese venne rubato e, dopo varie peripezie, sembra essere ricomparso nel 1812 nelle mani del gioielliere londinese Daniel Eliason che lo vendette al banchiere e collezionista Thomas Hope, i cui eredi lo tennero fino al 1896 per poi arrivare nel 1901 nelle mani del gioielliere Americano Simon Frankel che lo portò a New York. Nel 1958 fu messo nuovamente all’asta e fu acquistato dal collezionista Harry Winston che decise di donarlo al Museo di Storia Naturale, Smithsonian Institution di Washington dove tutt’ora si trova. Questo diamante per le disgrazie capitate ai suoi possessori è considerato un diamante malefico.

Il terzo diamante deve la sua fama alla notorietà dei proprietari ed è il diamante tagliato a goccia di 70 carati circa che Richard Burton regalò a Liz Taylor negli anni ’60 e che poi fu venduto da quest’ultima per costruire un ospedale in Botswana.

Queste tre pietre, e i diamanti in particolare, continuano ad esercitare una poetica ossessione per le seduzioni senza tempo della pura materia. Nell’antica Roma il diamante veniva indossato perché era in grado di spezzare gli incantesimi ritorcendo i malefici contro chi li aveva lanciati.

Ma, a mio giudizio, i diamanti più puri, più luminosi e più belli sono e saranno sempre gli occhi di una donna innamorata.

 

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Luigi D'Aniello

"Non si è sconfitti quando si perde ma quando ci si arrende"