25 novembre: Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne.
- Terza Pagina
Clelia Pistillo
- Novembre 25, 2022
di Clelia Pistillo-
Oggi si celebra la giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne ed è un’importante occasione di confronto su un tema attuale e delicato.
Nel corso di questa giornata é impossibile non imbattersi in articoli di giornale, dibattiti televisivi, eventi di ogni sorta che approfondiscono questo argomento.
Succede però che si finisca per parlare, giustamente, della lista dei femminicidi che diventa sempre più drammaticamente lunga e che ci si soffermi sulle manifestazioni più estreme ed eclatanti di violenza esercitate nei confronti delle donne. Molto meno spazio viene dedicato a tutta una serie di comportamenti dannosi, che in molti casi precedono la violenza fisica e che sono da considerare a mio avviso tossici e allarmanti.
Parlare di femminicidio o più in generale di aggressione fisica significa concentrarsi su quella che sembra essere solo la punta visibile di un immenso iceberg che, rimanendo sommerso, viene sistematicamente ignorato finché qualcuno inevitabilmente ci si scontra e ne rimane vittima, quando é troppo tardi per dirla tutta.
Volendo usare una metafora più calzante e meno inflazionata preferisco riferirmi all’aggressione fisica come ad un grosso incendio che divampa apparentemente all’improvviso attirando l’attenzione di tutti.
Le cause vanno ricercate nell’assenza di prevenzione e nell’assoluta indifferenza verso tutti quei segnali che lasciano presagire l’imminente tragedia. La violenza fisica appare ai miei occhi come un dramma, che si potrebbe evitare se solo ci impegnassimo.
Prevenire significa contribuire, attraverso l’agire quotidiano, al cambiamento di una cultura fortemente permeata di maschilismo, puntare molto sull’educazione.
Un ruolo importante spetterebbe alla scuola, che purtroppo fino ad oggi non é stata in grado di contrastare i cliché di genere, limitandosi ad istruire i giovani senza tuttavia avere cura di insegnare ai più piccoli anche la gestione della sfera emotiva ed affettiva.
Allo stesso modo l’educazione impartita nel contesto familiare poggia ancora su arcaiche costruzioni sociali.
Alle femminucce viene ancora insegnato che devono essere composte, che devono prendersi cura di sé stesse e che possono piangere senza urlare, mentre i maschietti vengono spinti ad essere duri e a non piangere, perché é un segno di debolezza.
Le differenze di genere vengono alimentate anche mediante i giochi: le donne possono usare le bambole perché un giorno saranno mamme, i trucchi per imparare a prendersi cura di sé stesse, i maschietti invece possono giocare con macchinine, mostri, guerrieri, ecc.
Per le femminucce va bene il rosa mentre per i maschietti è più indicato il blu.
La disparità di genere, che è all’origine della violenza sulle donne, ha dunque radici profonde e bisognerebbe agire sulle cause piuttosto che sugli effetti.
La violenza non è soltanto fisica ed i modi in cui essa si esprime ogni giorno sono tantissimi, spesso subdoli e pertanto difficilmente decodificabili.
Per operare un cambiamento culturale che possa essere radicale occore ripensare ai modelli di riferimento fin qui seguiti e avviarsi verso una rivoluzione che sia prima di tutto linguistica.
Il linguaggio costituisce un potente mezzo per educare e per veicolare informazioni e messaggi, definisce chi siamo, cosa pensiamo e influenza inevitabilmente i nostri interlocutori.
Le parole possono essere dolci carezze oppure spilli pungenti. Questo é il motivo per cui bisognerebbe eliminare dal nostro vocabolario quelle di odio, che feriscono, che discriminano, che escludono e che pertanto contribuiscono a perpetuare stereotipi.
Dovremmo prestare maggiore attenzione a ciò che è opportuno dire e a ciò che è meglio non dire, in particolar modo alla presenza dei più piccoli, di coloro che rappresentano la speranza per un futuro migliore.
Ricordiamo che con le parole, con i gesti, con i nostri esempi plasmiamo il mondo che ci circonda.
Rendiamolo più equo, più inclusivo, più vivibile per noi stessi e per chi verrà dopo.
Si può fare, dipende soltanto da noi.
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