L’incontro a Via della Scrofa per la pace tra Meloni e Berlusconi
di Pierre De Filippo-
C’eravamo lasciati, qualche giorno fa, con una maretta infuocata all’interno della nascitura maggioranza: erano stati inquadrati, galeotti, dei fogli scritti dal pugno berlusconiano in cui la Meloni, per usare un eufemismo, non ne usciva benissimo. Lei aveva risposto a sera: “non sono ricattabile”.
Il fatto è, ormai, noto ed in tanti si sono adoperati, da opposte fazioni, a sminuire l’accaduto o a soffiare sul fuoco. Si aspettava, quindi, un incontro a tu per tu tra i due leader. Un chiarimento necessario per chiudere la partita del governo e stabilire, più immediatamente, se le delegazioni di centrodestra sarebbero salite insieme al Colle oppure no.
A Via della Scrofa – storica sede del Movimento Sociale prima e di Alleanza Nazionale poi e che oggi ospita gli uffici di Fratelli d’Italia – Berlusconi è arrivato in pomeriggio ed è rimasto a colloquio per circa ottanta minuti.
Ma già il fatto che sia stato il Cavaliere a spostarsi, quasi andando a Canossa, la dice lunga sulle intenzioni dell’incontro, certamente orientate alla pacificazione e alla chiusura dell’accordo per ministri, capidelegazione e presidenti di commissione.
A suggellare l’incontro una foto, senza foglietti svolazzanti o appuntini e strapuntini, in cui Giorgia Meloni e Silvio Berlusconi sorridono.
Che poi il sorriso sia autentico, sincero o di facciata lo vedremo nei prossimi giorni e rispetto ai prossimi appuntamenti.
Dicono fonti ben informate che la quadra della squadra di governo sarebbe stata trovata ma che, stando a quanto si sa, non sarebbe esattamente quella che il Cavaliere aveva ipotizzato. La sua stizza derivava dal fatto che Giorgia Meloni non volesse accordargli le poche ma fondamentali richieste da lui avanzate: il ministero della Giustizia, quello dello Sviluppo economico ed il ruolo di sottosegretario all’Editoria.
Oltre che, beninteso, la Salute per Licia Ronzulli.
Dalle veline scappate, molto poco involontariamente, dalla bocca dei presenti, niente di tutto ciò dovrebbe essere accaduto: alla Giustizia con molta probabilità siederà l’ex magistrato Carlo Nordio, pupillo della Meloni; al Mise il suo fidatissimo Guido Crosetto e alla Salute l’indipendente e presidente della Croce Rossa Francesco Rocca.
Un contentino potrebbe essere il sottosegretario all’Editoria ma nulla più.
Di nomi, ora, ne girano in abbondanza. Ha poco senso raccontarli ora e magari dover poi rettificare; l’obiettivo della nascitura maggioranza è quello di dare un governo al Paese nel giro di pochi giorni, massimo una settimana.
Il 20 c’è l’importante Consiglio europeo sull’energia, al quale certamente parteciperà Mario Draghi nella “pienezza” delle sue funzioni; poi Mattarella conferirà l’incarico a Giorgia Meloni che scioglierà, a questo punto, in brevissimo tempo la riserva.
Un giorno importante potrebbe essere lunedì 24 ottobre.
Quindi tutto risolto? La maggioranza è tornata solida?
Certamente, oltre a quello politico, c’è un fattore umano che va considerato: gli aggettivi usati da Berlusconi e la precisa risposta, a sera, della Meloni non possono essere superati in quattro e quattro otto. E però va anche detto che, per una coalizione che ha nascosto la polvere delle incongruenze e delle contrapposizioni sotto il tappeto per tutto il tempo della campagna elettorale, è preferibile che i nodi siano venuti al pettine subito.
Anzi, prima ancora che l’azione di governo potesse iniziare.
Dalla prima settimana di legislatura, la maggioranza ne esce più forte, più solida. Forse anche grazie al bagno di umiltà e prudenza che è stata costretta ad affrontare.
Ma le prove non mancheranno e sarà lì che Berlusconi, Salvini e Meloni dovranno riaffermare la loro unità.
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