Siamo tutte Mahsa Amini, anzi Jina: il coraggio delle donne iraniane che sfidano il regime

di Claudia Izzo-
Siamo tutte Mahsa Amini,anzi siamo tutte Jina, siamo tutte unite in un unico grido che invoca la libertà di espressione in tutte le sue forme, tutte a sotenere le donne iraniane in una battaglia che si scontra con una cultura dura ad adeguarsi ai tempi, che non conosce nè rispetto nè uguaglianza.
E la libertà inizia dal proprio nome. Si perchè il nome di battesimo di Masha, la ragazza barbaramente uccisa che riempie le cronache internazionali degli ultimi giorni  era Jina: il primo era il nome persiano che aveva preso il posto del nome curdo, Gina appunto, tentativo questo da parte del Governo di oscurare l’esistenza stessa del popolo curdo. Quindi noi la chiameremo Jina.
Morire e diventare il simbolo di una battaglia universale in difesa dei diritti delle donne sotto la  Repubblica islamica ed ovunque è quanto sta accadendo dopo la morte della ventiduenne curdo-iraniana Jina Amini, arrestata il 14 settembre scorso, a Tehran. Qui si era recata con la famiglia per fare acquisti, e qui è stata arrestata dalla polizia religiosa, polizia morale iraniana.
La sua colpa? Arrestata per aver indossato l’hijab   in modo non adeguato, forse troppo allentato. In sostanza, indossava  male il velo in testa, secondo le regole della Sharia, complesso di regole di vita e comportamento dell’islam. Il velo, ricordiamolo, è obbligatorio per tutte le donne dalla rivoluzione islamica del 1979. Tanto è bastato per essere uccisa.

 

Le dinamiche dell’omicidio.

Condotta presso la stazione di polizia accompagnata dal fratello, le fu detto che sarebbe stata condotta ad un centro di detenzione dove avrebbe dovuto seguire “un breve corso sull’hijab” e rilasciata entro un’ora.

Jina Amini non ha mai più fatto ritorno a casa, dopo tre giorni di coma all’ospedale è deceduta il 17 settembre per le ferite riportate. La clinica dove era ricoverata diffuse un post in cui si diceva che la ragazza era già cerebralmente morta al momento del ricovero; poi il post fu cancellato.

Il fratello già in clinica aveva notatao lividi sulla testa e sulle gambe della sorella mentre alcuni medici hanno ritenuto che la ragazza avesse subito una lesione cerebrale con sanguinamento dalle orecchie, fratture ossee, lividi sotto gli occhi, emorragia ed edema cerebrale.

La reazione della famiglia mentre contunuano le manifestazioni

La famiglia ha presentato denuncia contro gli autori dell’ arresto della giovane, e se la polizia fa sapere che userà tutta la sua forze per reprimere le ribellioni, per contrastare le cospirazioni dei controrivoluzionari ed elementi ostili, da due settimane continuano le manifestazioni di protesta per la morte della giovane con più di 3000 arresti, più di 76 persone uccise negli scontri, 18 i giornalisti fermati, 80 le città coinvolte come Oshnavieh, a maggioranza curda dove i manifestanti avrebbero messo in fuga gli amministratori.

Anche se è difficile appurare notizie e dati per il blocco internet messo in atto da Governo iraniano,  a Qom, “baluardo dell’autorevolezza morale della Repubblica Islamica”, i video postati sui social mostrano un nuovo mondo in cui giovani donne si tolgono il velo e gruppi di persone intonano slogano contro  l’ayatollah Khamenei. Tutto questo sta accadendo in quell’Iran che è l’ unico paese al mondo insieme all’Afghanistan, in cui l’utilizzo dello hijab è imposto per legge.  

La cultura scende in campo

Ora è il momento delle scuole e delle università, anche gli studenti e gli insegnanti hanno iniziato a disertare le lezioni, così molti liceali già hanno conosciuto l’esperienza della prigione. Il musicista Homayoun Shajarian, poi,  figlio di una leggenda della musica persiana, Mohammad-Reza Shajarian, nel suo ultimo concerto in segno di protesta ha  proiettato una gigantografia di Mahsa Amini.

L’apparato repressivo del Governo continua intanto  la sua folle marcia uccidendo i manifestanti dopo aver utilizzato il sistema mediatico e di propaganda del governo per convincere tutti  che Jina Amini è morta di morte naturale.

La mobilitazione della Triennale Milano

Donne che in Iran lottano e si fanno massacrare piuttosto che accettare l’imposizione del velo, donne che a migliaia di chilometri, si schierano dalla loro parte.

Così, a Milano, Stefano Boeri, presidente di Triennale Milano, dopo aver parlato con alcune studentesse iraniane che gli chiedevano di fare qualcosa, ha dato il via ad un taglio simbolico di una ciocca di capelli delle ragazze da raccogliere e portare al Consolato Generale della Republica Islamica dell’Iran, in segno di protesta.In poche ore, la teca all’ingresso di Palazzo dell’Arte, raccoglie ciocche di capelli legate da un filo di corda bianca,

Amnesty International e Anonymous

Amnesty International è sceso in campo con unìindagine sulla morte di  Jina Amini, mentre il gruppo informatico Anonymous, come sostegno alle proteste, il 22 settembre ha interrotto diversi siti web collegati al Governo iraniano. Javaid Rehman, relatore speciale delle nazioni unite ha mostrato il suo dolore per l’accaduto cme il Ministro degli Esteri francese ed il segretrio di stato degli Stati Uniti Antony Blinken. Lo stesso Ayatollah iraniano Bayat Zanjani avrebbe affermato che la Guidance Patrol è un organismo illegale e anti-islamico.

Le donne iraniane sfidano il regime degli ajatollah

Quello che si prevede è una vera escalation di repressioni perchè a scendere in piazza per la prima volta sono uomini e donne, giovani e meno givani, di estrazioni sociali diverse, abitanti in grandi città come in periferia.

La morte di questa giovane donna curda diventa così l’emblema della lotta alle ingiustizie quotidiane di una Iran che potrebbe ritrovarsi a fare i conti con donne e giovani pronti a tutto, consapevoli del rischio che corrono a manifestare ma, consapevoli come mai, che non hanno speranze di un futuro migliore.

Lottare  per la libertà a rischio della propria vita è l’unica mossa che resta in uno scacchiere tanto complesso quanto a volte incomprensibile.

 

 

 

https://creativecommons.org/licenses/by-sa/4.0

 

Claudia Izzo Claudia Izzo

Claudia Izzo

Giornalista dal 2005, Direttore di salernonews24.it, fonda e dirige campanialife.it, cetaranotizie.com. Presidente dell’Associazione Culturale Contaminazioni è ideatrice e organizzatrice del Premio Nazionale Aristeia e di iniziative culturali sul territorio nazionale. Già membro della Commissione Cultura dell’Ordine dei Giornalisti della Regione Campania per il triennio 22/24, è attualmente membro della Commissione Vigilanza. Docente di Giornalismo presso istituti scolastici. Ideatrice e conduttrice della rubrica Ex Libris sull’emittente RCS75. Già ghost writer per tre campagne elettorali, è ideatrice e curatrice del libro “La Primavera Fuori. 31 scritti al tempo del Coronavirus. (Il Pendolo di Foucault). Si occupa di comunicazione, storia, design e territorio.

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