Le dinamiche dell’omicidio.
Condotta presso la stazione di polizia accompagnata dal fratello, le fu detto che sarebbe stata condotta ad un centro di detenzione dove avrebbe dovuto seguire “un breve corso sull’hijab” e rilasciata entro un’ora.
Jina Amini non ha mai più fatto ritorno a casa, dopo tre giorni di coma all’ospedale è deceduta il 17 settembre per le ferite riportate. La clinica dove era ricoverata diffuse un post in cui si diceva che la ragazza era già cerebralmente morta al momento del ricovero; poi il post fu cancellato.
Il fratello già in clinica aveva notatao lividi sulla testa e sulle gambe della sorella mentre alcuni medici hanno ritenuto che la ragazza avesse subito una lesione cerebrale con sanguinamento dalle orecchie, fratture ossee, lividi sotto gli occhi, emorragia ed edema cerebrale.
La reazione della famiglia mentre contunuano le manifestazioni
La famiglia ha presentato denuncia contro gli autori dell’ arresto della giovane, e se la polizia fa sapere che userà tutta la sua forze per reprimere le ribellioni, per contrastare le cospirazioni dei controrivoluzionari ed elementi ostili, da due settimane continuano le manifestazioni di protesta per la morte della giovane con più di 3000 arresti, più di 76 persone uccise negli scontri, 18 i giornalisti fermati, 80 le città coinvolte come Oshnavieh, a maggioranza curda dove i manifestanti avrebbero messo in fuga gli amministratori.
Anche se è difficile appurare notizie e dati per il blocco internet messo in atto da Governo iraniano, a Qom, “baluardo dell’autorevolezza morale della Repubblica Islamica”, i video postati sui social mostrano un nuovo mondo in cui giovani donne si tolgono il velo e gruppi di persone intonano slogano contro l’ayatollah Khamenei. Tutto questo sta accadendo in quell’Iran che è l’ unico paese al mondo insieme all’Afghanistan, in cui l’utilizzo dello hijab è imposto per legge.
La cultura scende in campo
Ora è il momento delle scuole e delle università, anche gli studenti e gli insegnanti hanno iniziato a disertare le lezioni, così molti liceali già hanno conosciuto l’esperienza della prigione. Il musicista Homayoun Shajarian, poi, figlio di una leggenda della musica persiana, Mohammad-Reza Shajarian, nel suo ultimo concerto in segno di protesta ha proiettato una gigantografia di Mahsa Amini.
L’apparato repressivo del Governo continua intanto la sua folle marcia uccidendo i manifestanti dopo aver utilizzato il sistema mediatico e di propaganda del governo per convincere tutti che Jina Amini è morta di morte naturale.
La mobilitazione della Triennale Milano
Donne che in Iran lottano e si fanno massacrare piuttosto che accettare l’imposizione del velo, donne che a migliaia di chilometri, si schierano dalla loro parte.
Così, a Milano, Stefano Boeri, presidente di Triennale Milano, dopo aver parlato con alcune studentesse iraniane che gli chiedevano di fare qualcosa, ha dato il via ad un taglio simbolico di una ciocca di capelli delle ragazze da raccogliere e portare al Consolato Generale della Republica Islamica dell’Iran, in segno di protesta.In poche ore, la teca all’ingresso di Palazzo dell’Arte, raccoglie ciocche di capelli legate da un filo di corda bianca,
Amnesty International e Anonymous
Amnesty International è sceso in campo con unìindagine sulla morte di Jina Amini, mentre il gruppo informatico Anonymous, come sostegno alle proteste, il 22 settembre ha interrotto diversi siti web collegati al Governo iraniano. Javaid Rehman, relatore speciale delle nazioni unite ha mostrato il suo dolore per l’accaduto cme il Ministro degli Esteri francese ed il segretrio di stato degli Stati Uniti Antony Blinken. Lo stesso Ayatollah iraniano Bayat Zanjani avrebbe affermato che la Guidance Patrol è un organismo illegale e anti-islamico.
Le donne iraniane sfidano il regime degli ajatollah