La fine dell’Europa
È da qualche giorno in libreria il terzo volume della trilogia che Antonio Scurati ha dedicato a Mussolini ed al ventennio fascista. Il titolo del terzo volume è “Gli ultimi giorni dell’Europa” e ricostruisce le vicende che portarono allo scoppio della seconda guerra mondiale, conflitto che mi se in ginocchio il nostro continente e rafforzato l’egemonia americana già affermatasi durante il primo dopoguerra.
Ottantadue anni dopo la tragedia sembra voler riprendere corpo, e se la volta precedente gli USA ci avevano dato una mano ad uscire dal conflitto voluto dai nazi-fascisti, questa volta sono proprio loro a volerci spingere, a quanto pare, in fondo al baratro, proprio perché non si rassegnano ai mutamenti avvenuti sul globo che mettono in forse il mantenimento della loro egemonia.
“Dopo la fine della seconda guerra l’Europa seppur con fatica era riuscita a riconquistarsi un ruolo da protagonista nel quadro della economia mondiale e si stava avviando a completare la sua fisionomia di potenza mondiale implementando la sua unione, finora basata solo sulla moneta, con la creazione, ancora in fieri di una difesa continentale comune ed una politica estera unica.”
Ma, evidentemente, la presenza di questa Europa aspirante ad un ruolo da protagonista sulla scena mondiale infastidiva la politica USA che mira solo ad affermare ulteriormente la sua egemonia a livello globale.
Soprattutto infastidiva Washington il fatto che questa Europa intrattenesse rapporti economici con la Russia e la Cina, due paesi che sono oramai considerati nemici e con cui gli USA hanno deciso di scontrarsi con ogni mezzo possibile.
La Russia ha cominciato ad essere considerata una realtà ostile e da abbattere pochi anni dopo la dissoluzione dell’URSS che, durante tutto il dopoguerra aveva fatto da contraltare allo strapotere americano. Una volta scomparsa l’Unione Sovietica, gli americano avevano pensato di aver vinto definitivamente la guerra e di poter, per questo, allargare ulteriormente la loro sfera di influenza.
Per questo motivo la NATO, sorta come alleanza difensiva, in funzione antisovietica, non avendo più il suo scopo primitivo, è stata trasformata in un’alleanza offensiva, sempre a guida americana. In essa sono stati risucchiati, mano a mano, tutti quei paesi che avevano fatto parte del vecchio Patto di Varsavia, sotto la guida dell’URSS. In tal modo il braccio armato occidentale è stato portato sempre più vicino al confine russo, invadendo quella che ancora era considerata una propria zona di influenza.
Infine, Putin ha ceduto alle provocazioni ed ha scatenato l’offensiva contro l’Ucraina. Ma la guerra in corso ha radici antiche, che datano almeno da almeno trent’anni. Ma una volta spinto l’avversario a compiere una mossa che l’ha messo nel novero dei paesi aggressori, oltreoceano si è cominciato a pensare che fosse questa l’occasione per mettere fine all’Europa che si andava delineando e che avrebbe, se lasciata evolvere secondo l’iter immaginato, poi inevitabilmente occupato un posto nel mondo che avrebbe limitato, di fatto, l’egemonia totale, a cui gli USA non intendono rinunciare.
Per questo hanno pesantemente coinvolto quelli che sono loro alleati nella NATO in una gestione del conflitto che sta avendo effetti letali sulle economie del vecchio continente e mette in forse la sopravvivenza dei paesi europei. Ci si potrebbe chiedere se tale programma fosse già stato approntato o, se l’idea è venuta solo dopo aver fatto cadere Putin, in quella che potremmo definire una vera e propria trappola di Tucidide.
Ma alla fine poco importa, quello che più ci preme sarebbe il salvarci dalla catastrofe che sta per abbattersi su di noi. Occorre che i responsabili della politica europei ritrovino una loro dignità e si affranchino dalla soggezione ai loro pseudo alleati di oltreatlantico.
L’altro paese che è entrato nel mirino degli USA è la Cina, sebbene la cosa sia solo una conseguenza dell’affermazione del neoliberismo e del suo addentellato costituito dalla globalizzazione, dottrina affermatasi anch’essa in concomitanza con la fine dell’URSS e dunque con l’allargamento del progetto egemonico americano.
Ma questa volta qualcosa non ha funzionato. Una delle conseguenze della globalizzazione è stata infatti la concentrazione delle produzioni in Cina. Ciò a causa dell’irrisorio costo della locale manodopera e dell’assenza assoluta dei diritti dei lavoratori. Parametri questi che hanno fatto crescere a dismisura la remunerazione del capitale. Ma i sostenitori delle teorie neoliberistiche non si sono resi conto che aver trasformato la Cina nella fabbrica del mondo, non solo ha desertificato, dal punto di vista industriale i paesi occidentali, ma ha anche prodotto una eccezionale crescita della Cina, dal punto di vista tecnologico, scientifico e dunque economico.
Oggi la Cina è giunta ad essere forse la prima economia su scala mondiale. Si pensi che buona parte del debito pubblico statunitense è in mani cinesi, in più la Cina si è accaparrata gran parte delle terre fertili africane ed è divenuta anche uno dei paesi militarmente più potenti. Ed oggi il rischio di uno scontro tra i due colossi mondiali appare ogni giorno più probabile. Un rischio che va ad aggiungersi alla minaccia di allargamento del conflitto russo ucraino.
Un vero capolavoro quello realizzato dalla cieca ed avida politica americana. Questi nostri cosiddetti alleati hanno così stretto intorno al nostro collo il loro cordone che rischiamo di rimanere soffocati. Il rischio di oggi è ancora maggiore di quello corso dal nostro continente a causa della guerra nazifascista di cui tratta l’ultimo libro di Scurati ed i nostri timori diventano ogni giorno più esasperati.
Sembra che non ci resti altro da fare che confidare nell’Altissimo. Deus nos advertat! O che almeno infonda un briciolo di buon senso in tutti coloro che hanno responsabilità di governo
