Abbiamo davvero voglia di inventare il Futuro?

La corsa alla digitalizzazione e la miopia degli operatori di mercato potrebbe benissimo essere il sottotilo di questa mia riflessione che vorrei condividere con voi.

Su Facebook è apparso un post che diceva: “per la prima volta dalla sua creazione, l’uomo dovrà affrontare il suo problema reale e permanente: come usare la sua libertà da pressanti preoccupazioni economiche, come occupare il tempo libero, che la scienza e l’interesse composto gli avranno conquistato, per vivere con saggezza e piacevolmente e bene. “

Sembrano parole scritte proprio per noi che oggi ci troviamo a dover pensare a come sopravvivere a questa pandemia, mentre invece le ha scritte John Maynard Keynes nel 1930, uno dei più grandi economisti di tutti i tempi.

Ho interpretato queste sue parole come la saggezza del capire cos’è importante dell’uomo ancor prima di capire il da farsi, insomma della supremazia dell’idea e della strategia rispetto al fare ed al tatticismo di azioni senza senso.

Tanti imprenditori, interpretando questo post pandemia come una guerra, stanno facendo un’insensata corsa agli armamenti, magari impreparati e senza una visione chiara di quello che sanno o potranno fare. Prima ancora delle armi, infatti, per fare una guerra serve una strategia, occorre un obiettivo.

Questo mi ricorda una bellissima storia, tratta dal libro “Le sette regole per avere successo” di Stephen Covey:

“Un boscaiolo andò a lavorare in una segheria e, deciso a fare bella figura, si presentò al caporeparto, il quale gli diede un’ascia e gli assegnò una zona del bosco. L’uomo, pieno di entusiasmo, in una sola giornata abbatté diciotto alberi ottenendo, per l’efficienza dimostrata, i complimenti del caporeparto. Il boscaiolo decise quindi migliorare il proprio rendimento, ma, nonostante gli sforzi, ogni giorno abbatteva sempre meno alberi. Sfinito, raccontò ciò che gli succedeva al caporeparto, il quale gli chiese: “Quando è stata l’ultima volta che hai affilato la tua ascia?”. “Affilare?” rispose il boscaiolo “Non ho avuto il tempo di affilarla: ero troppo occupato ad abbattere alberi!”

In un mercato, in cui tutti si vogliono digitalizzare e fare e-commerce, perché questa è la moda del momento, premia? Premia sicuramente, ma solo per quelli che avevano pensato a questo processo pre e post pandemia.

A mio avviso tutto il resto non solo genera confusione ma rischia di annoiare e creare un clima di sfiducia per i consumatori.

A differenza dei valori e degli ideali che avevano contrassegnato il dopoguerra, dove uno spirito di coesione animava le coscienze del mondo giovanile di allora, oggi sembriamo tutti arroccati, chiusi in una cultura dell’orticello, con la paura che il proprio benessere dipenda dall’incapacità di impedire al prossimo di ingerirsi nella propria sfera personale.

Ossessionati da dare risposte al quotidiano piuttosto che avere una sana sete di cambiare il futuro.

La disaffezione per la politica non fa che aggravare questo stato di cose. Sebbene la mancanza di esempi positivi, unita ad una pratica del malcostume imperante sembri giustificare questa frattura fra società politica e società civile, se ci disinteressa di tutto ciò che accade attorno a noi, finiremo con l’essere sempre più schiacciati da regole e valori imposti, calati dall’alto, e non figli di una maturazione dal basso.

Perché determinate porte devono essere aperte ad alcuni e ad altri se ne vieta in sostanza l’accesso? E rispetto a questa situazione di ingiustizia sociale perché non riscoprire il valore dell’unità, un rinnovato spirito di collaborazione a livello inter-generazionale, finalizzato a ragionare per trovare risposte ad un disagio che giorno dopo giorno diventa sempre più asfissiante relegando le coscienze nel limbo dell’inutilità e dell’impotenza, sostenendo la  generazione “Z” che può essere davvero l’artefice di questo cambiamento.

È vero, saranno cambiati anche i tempi e la digitalizzazione ci avrà reso anche più distratti, ma perché non sfruttarla per avvicinarsi agli altri? I selfie potrebbero diventare di gruppo e le istant stories o i reel sui social potrebbero coinvolgere sempre nuovi pubblici.

Andare avanti, uniti, senza spaventarsi del futuro è il consiglio che mi sento di dare a chi vuole imprendere nel futuro, fondendo il fisico con il digitale, il cosiddetto phygital, e l’esperienza di chi ha fatto business con le neo istanze sociali e con la neo di voglia di relazionarsi. Occorre essere coragiosi ed immaginarsi “il nuovo” senza far ricorso a schemi o stereotopi del passato. Imprenditori MACTE ANIMO!!!

Francesco Maria de Feo

Francesco Maria de Feo, noto anche come Frank, è un professionista nel campo del marketing e della comunicazione. Laureato in Economia presso l'Università di Salerno, si è specializzato in Marketing, Comunicazione e Relazioni Pubbliche presso il Centro Studi Cogno & Associati a Roma. Ha maturato esperienza sia nel settore privato dell'ICT (Information and Communication Technology) che nel settore pubblico, applicando il marketing alla ricerca. Frank è attivo nella formazione, condividendo le sue conoscenze nel marketing e nella comunicazione visiva. Ha collaborato con entità di prestigio come Confindustria Nazionale e varie università, tra cui la Luiss Guido Carli, il Politecnico di Milano e l'Università degli Studi di Salerno. La sua rete di collaborazioni si estende anche a organizzazioni come la Federazione Italiana Relazioni Pubbliche (FERPI), l'Associazione Italiana contro lo Stress e l'Invecchiamento Cellulare (AISIC), l'Istituto Dermopatico dell'Immacolata (IDI), oltre a diverse importanti aziende e istituzioni. Nel suo lavoro, Frank si occupa di creare e posizionare brand, incontrare clienti, degustare cibi, bere vino e visitare città, integrando la sua passione per l'enogastronomia con le sue competenze professionali. Utilizza i social media per condividere esperienze e conoscenze, ad esempio su piattaforme come Facebook, Instagram e LinkedIn.