Il 21 maggio una stella polare si spegnerà.
A Napoli il Banco di Napoli è sempre stato un riferimento. Non solo economico e sociale, ma il palazzo di via Toledo 177 è da sempre per i napoletani una sorta di punto cardinale. Quando un turista per strada chiede delle indicazioni, molto spesso diciamo “…superi il Palazzo del Banco di Napoli e troverà Piazza del Plebiscito”. Io stesso diverse volte ho usato quel palazzo per spiegare come arrivare a Piazza Dante “Vada dritto, superi il Banco di Napoli e dopo 5-600 metri si troverà a Piazza Dante”.
Il Banco di Napoli è sempre stato una sorta di stella polare. Il Vesuvio è senza dubbio il principale termometro della città: vederlo imbiancato o avvolto dalla foschia è un segnale preciso su quale sia la temperatura atmosferica. Ma il Vesuvio è un mistero, sta lì che riposa e tutti lo ammiriamo nella sua possenza e bellezza e per come abbracci il mare.
Il Banco di Napoli, invece, è stato facile smantellarlo nella sua essenza. Per distruggere il principale istituto di credito del mezzogiorno è bastata una semplice acquisizione da parte del San Paolo di Torino nel 2002, e tanto è bastato per spegnere i riflettori su uno dei più importanti edifici della nostra città, ma anche della nostra regione.
Anche il premio Oscar Paolo Sorrentino ha celebrato questa importante realtà economica nel suo recente E’ STATA LA MANO DI DIO dove sono state girate alcune scene, Questo giusto per puntualizzare quale rilievo abbia avuto negli anni 70 e 80 questo istituto di credito.
E adesso? Il 21 maggio quell’edificio si trasformerà in un museo.
Acquisito dalle Gallerie d’italia, che già gestivano il Palazzo Zevallos poco distante dal civico 177, qui troveranno spazio la collezione permanente del Banco di Napoli (i suoi arazzi sono di rara bellezza) oltre alla collezione che già era stata acquisita tempo fa nei vari passaggi di fusione e di incorporazione imposti dal potente istituto di credito avente sede in Torino.
E il Banco di Napoli?
In pratica non esiste più. Poche le filali oramai rimaste aperte, gli impiegati che occupavano l’immenso palazzo di via Toledo sono stati relegati in una piccola area sulla destra dell’edificio giusto per gli adempimenti di routine e per gestire i clienti che oramai si stanno diradando sempre di più.
Il Banco di Napoli era un riferimento per i napoletani, non solo perché fonte di reddito per molte famiglie, ma era la sua natura, la sua imponenza che lo rendeva un faro, una luce, un riferimento nel passeggio di via Toledo. I napoletani erano fieri di avere una banca così importante che li rappresentasse, ora sarà solo un altro museo, bello sicuramente, ma poco rappresentativo della forza della nostra terra.
Il museo che aprirà nei prossimi giorni sarà una nuova attrattiva turistica non solo per i napoletani, ma anche per gli innumerevoli turisti che oramai stano ripopolando le strade della nostra regione. La vicinanza, inoltre, del porto e delle tante navi da crociera che arrivano in città ha avuto un importante peso nella nuova veste da dare ad una sede così prestigiosa ed importante.
Quello che sta succedendo a via Roma solo il futuro potrà dirci quale peso avrà. I napoletani hanno perso un riferimento? Con il cambio delle generazioni sicuramente si: i maggiorenni di oggi non conoscono in alcun modo la storia del più importante istituto di credito della nostra regione.
Ai napoletani, che hanno bisogno di un punto di riferimento, oramai resta solo il Vesuvio, e quello nessuno potrà toglierlo.
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