La libertà di pensiero in questi tempi di guerra
Si può, in questo paese, in cui il dibattito politico ed economico ristagna da tempo e rimane ancorato sempre sulla stessa sponda, porsi delle domande e cercare di rompere quel conformismo asfissiante che grava su tutti i mezzi di informazione?
Qualcuno, essendo il nostro pese una democrazia, se la sentirebbe di rispondere affermativamente? Qualcuno c’è che forse, ingenuamente, se la sentirebbe di sostenere che, oggi, in Italia porsi delle domande e nutrire dei dubbi è un esercizio ancora consentito. Ma quel qualcuno sarebbe poi brutalmente smentito dalla realtà.
Avviene infatti, da qualche tempo, che chiunque voglia far sentire la propria vice al difuori del coro dei laudatores filoamericani viene immediatamente contraddetto, schernito, accusato di essere filorusso ed isolato. Lo si invita apposta nei maggiori talk show perché funga da bersaglio di una squadra di aggressori allineati al verbo d’oltreatlantico e gli si impedisce persino, spesso, di parlare. Il conduttore lo interrompe nel bel mezzo della sua esposizione ed il suo pensiero rimane oscuro, inespresso. Egli è la vittima designata di una sorta di linciaggio coram populo, quello dei telespettatori, ovviamente. L’esempio più eclatante di tale di tale genere di vittima sacrificale è il professor Alessandro Orsini, ma ve ne sono numerosi altri.
Questa estrema polarizzazione del dibattito si è esacerbata allo scoppio della guerra russo ucraina.
L’informazione main stream ha stabilito sulla vicenda un rigoroso copione che ci viene ammannito, sempre lo stesso, ad ogni occasione, con una perentorietà ed una mancanza assoluta di ogni forma di dubbio. In tale copione alla Russia è stato assegnato il ruolo dell’aggressore prepotente, guidato da un autocrate in odore di follia. E guai ad obbiettare. Poiché si è assolutamente certi che lo scopo di quel folle è quello di ricreare l’impero della ex Unione Sovietica, se non quello degli zar. E dunque l’aggressione dell’Ucraina rientra certamente in questo schema. Anzi, si adombra la possibilità che dopo l’Ucraina possa toccare ai paesi baltici, alla Polonia o all’Ungheria ed anche infine agli altri paesi europei. Una strategia questa che solo un vero pazzo potrebbe perseguire e perciò stesso poco credibile. Ma un simile mentecatto rappresenta un pericolo per la pace e l’equilibrio mondiale e, dunque, va eliminato. Il compito, ça va sans dire, se lo sono accollato gli americani che ancora si sentono i gendarmi del mondo e che, in base alla vecchia teoria di Monroe, si sentono autorizzati ad intervenire in ogni parte del mondo in cui i loro interessi possono essere minacciati.
Tale narrazione non può essere messa in dubbio, essa rappresenta il Vangelo laico diffuso dagli americani, apostoli della libertà e della democrazia, imposta sulle bocche dei cannoni.
Non si può dubitare, bisogna aver fede, non si può pensare di sottoporre a una verifica gli antefatti che, nel caso specifico, hanno portato allo scoppio del conflitto tra russi ed ucraini. Una analisi rischierebbe far dubitare della veridicità della narrazione d’oltreoceano. Narrazione che per l’Europa è foriera di danni incalcolabili. Ma nel nostro continente non vi è chi se ne preoccupi. Forse sono stati tutti accecati da un dio che ci vuole precipitare nel burrone? Ricordate il detto latino: Deus dementat quos perdere vult? Bene stavolta i candidati alla perdizione siamo noi europei.
Ma se invece di esser tetragoni sostenitori della versione americana della storia e gettassimo un’occhiata alle mappe dell’Europa e al posizionamento della NATO negli ultimi trent’anni ci accorgeremmo di come esse siano mutate. In quella evoluzione si nasconde una delle cause dalla guerra in corso.
Nessuno di noi vuole essere negazionista, le stragi, le morti, le distruzioni che ogni giorno ci sono mostrate sui nostri schermi sono certamente vere. Nessuno lo mette in dubbio. Certamente è scandaloso che tutto ciò avvenga nel cuore dell’Europa del XXI secolo. Non si può mettere in dubbio. Tuttavia comprendere le ragioni di quanto accade non sarebbe un esercizio superfluo, poiché potrebbe aiutare anche nella ricerca di una soluzione, sarebbe utile per costruire le basi di una futura intesa che metta fine al conflitto.
Ma esso non è certo scoppiato all’improvviso e non è dovuto all’ambizione di Putin di essere il nuovo zar di tutte le Russie. Esso è stato a lungo coltivato, dagli Stati Uniti e dalla Polonia.
Per i polacchi, la Russia è il nemico principale da secoli. Per gli americani lo era durante gli anni della Guerra Fredda, ma lo è ancor più diventato alla caduta dell’Unione Sovietica. In quel momento gli americani non avendo più avversari in grado contrastarli pensarono di essere diventati i padroni assoluti della scena politica mondiale e tra i loro obbiettivi avevano posto l’annientamento della Russia e la sua riduzione al rango di colonia alla stregua di come essi considerano, in fondo, l’Europa. Quell’Europa che in tutti questi anni è stata a guardare senza rendersi conto di dove la politica americana poteva portarci.
Da quasi trent’anni la Russia chiedeva, per via diplomatica, di non avere basi NATO a ridosso dei suoi confini ed in ultimo che l’Ucraina restasse neutrale. E la cosa era stata anche promessa a Gorbacev nel momento in cui l’Unione Sovietica stava per dissolversi e per avere da lui il beneplacito alla riunificazione della Germania. Poi quelle promesse sono state disattese e la NATO ha occupato tutta l’area di influenza del vecchio Patto di Varsavia.
È dunque lecito pensare che la guerra in corso si poteva evitare. Bastava impegnarsi a lasciare l’Ucraina neutrale ed indipendente. Perché doveva a tutti i costi entrare nella NATO? A che cosa serviva? Invece l’America ha continuato a finanziare l’Ucraina facendo credere ai suoi governanti che l’Ingresso nella NATO fosse solo questione di tempo. Le forze armate ucraine erano, persino, coinvolte nelle esercitazioni NATO come se fossero già quelle di un paese aderente all’alleanza.
Possiamo allora dire che buona parte delle responsabilità dei massacri in corso ricade in gran parte sull’Occidente ed in particolare sugli USA? E questa nostra Europa che senza riflettere sulla vera natura dei suoi interessi si è sempre, supinamente, schierata sulle posizioni americane?
Era, tra l’altro, evidente che in caso di conflitto le forze in campo sarebbero state assai diseguali, con le forze russe praticamente soverchianti su quelle ucraine. Invece, puntando sulla convinzione che mai la Russia avrebbe osato muoversi, gli americani hanno fatto credere ai governanti ucraini che in ogni caso, anche nella più scellerata delle ipotesi, la NATO sarebbe stata al loro fianco. Mentivano, sapendo di mentire, perché era scontato che, una discesa in campo della NATO contro la Russia, avrebbe scatenato una terza guerra mondiale. E così oggi assistiamo, impotenti ai massacri che l’esercito russo sta compiendo in terra ucraina.
Nonostante la strenua resistenza che le forze ucraine stanno opponendo all’invasione, giovandosi anche della tonnellate di armi spedite loro da tutto l’Occidente, appare chiaro che alla fine non potrà che prevalere la Russia. Troppo grande è la differenza della forze contrapposte. Eppure ancora oggi, qualcuno cerca di far credere agli ucraini che una vittoria sul campo sia possibile. E a far sperare in una tale soluzione sono essenzialmente gli Stati Uniti, sia in virtù del business delle armi, che è per loro tra i più vantaggiosi e sia perché, in realtà essi ancora perseguono l’obbiettivo di abbattere Putin.
Il presidente russo ha, agli occhi degli americani, la colpa di aver impedito alle multinazionali d’oltreoceano di impadronirsi delle ingenti risorse di materie prime detenute dalla Russia, obbiettivo nato subito dopo la dissoluzione della Russia sovietica.
Per far questo gli Usa hanno interesse a prolungare il più possibile la guerra, nella speranza vana che vi sia dall’interno un moto di rivolta contro Putin, mosso dalla vista delle ingenti perdite umane dei loro soldati e dalle sofferenze dovute alle sanzioni comminate dall’Occidente. Ma probabilmente ciò non avverrà mai, poiché tutti i sondaggi, condotti anche da istituti indipendenti, mostrano come l’appoggio popolare a Putin sia in Russia molto forte. Inoltre, molti russi ritengono l’Ucraina responsabile della brutale repressione in danno delle repubbliche russofone del Donbass, per negare loro l’autonomia richiesta.
La cosa più sconvolgente è che dei meri interessi economici sono mascherati dagli americani come interesse per la democrazia. Ci sarebbe allora da chiedersi come mai questo loro amore per la democrazia non impedisca loro di trattare con paesi quali l’Arabia Saudita, la Turchia di Erdogan, l’Ungheria di Orban e la Polonia di Kaczinskj. E perché quella democrazia viene esportata da essi sulla bocca dei loro cannoni in ogni angolo del mondo, laddove vedono i loro interessi minacciati. Si sentono ancora i gendarmi del mondo e non vogliono rinunciare al loro ruolo e alla pretesa di imporre il loro modo di vedere su chiunque altro. Tra l’altro anche l’Europa appare contraddittoria, poiché ha accettato di accogliere in seno alla UE sia l’Ungheria che la Polonia ed oggi giustifica il suo appoggio alla Ucraina contro la Russia, come una lotta contro la tirannide…
In conclusione si può certamente affermare che la caratteristica più evidente nella politica occidentale sia l’ipocrisia e che di quelle morti e di quelle atrocità compiute dagli eserciti in guerra, non interessa, in fondo, a nessuno. E tutto ciò, nel nostro democratico paese è bellamente ignorato da tutti coloro che si definiscono giornalisti e sono, invece, nient’altro che dei mediocri venduti, al soldo dei più potenti e nemmeno l’interesse nazionale riscuote il loro interesse.