Lucarelli vs Zelenskij

La straripante presenza del presidente ucraino Volodimyr Zelenskij su tutti i media, canali televisivi e social, comincia a destare qualche diffidenza, nei confronti di un personaggio che appare inautentico e costruito.

I suoi atteggiamenti, i suoi toni, le sue invettive indirizzate, soprattutto, pare ai paesi occidentali, ma in particolare a quelli dell’Europa, sembrano far parte di un copione precostituito, con anticipo sulla realtà che stimo vivendo. Nel suo modo di raccontare la guerra, in cui il suo paese è sprofondato dopo l’invasione russa, comincia ad apparire qualche nota stonata.

Il presidente pare muoversi all’interno di una fiction anziché nl cuore di una realtà drammatica. La realtà pare quasi un prolungamento della fortunata serie, dal titolo “Servitore del popolo”, che lo ha portato prima al successo televisivo e poi alla guida del paese. Sembra inoltre emblematico che il nome del partito, da lui fondato con l’appoggio dell’oligarca ucraino Kolomoiskij, porti lo stesso nome di quella fiction televisiva.

Tutto ciò da l’impressione di trovarsi ancora davanti ad una realtà artefatta, e slegata da quella effettiva.

Questa sensazione sembra che abbia cominciato a sorgere anche in molti di coloro che inizialmente avevano apprezzato il presidente ucraino per quello che sembrava il suo coraggio ed il suo patriottismo. La sua figura sembrava la conferma del fatto che ancor oggi sia possibile che un sogno si trasformi in realtà. In questo avverarsi di un sogno, Zelenskij appariva come l’homo novus, giunto alla guida del paese per spazzar via la corruzione ed il malgoverno che fino ad allora avevano soffocato la nazione ucraina.

Ma poi, mano a mano, il personaggio ha cominciato ad apparire eccessivo e sulla realtà da lui rappresentata , ha cominciato a il sospetto che essa non fosse altro che uno schermo, una narrazione dietro la quale, non è dato sapere cosa davvero si muova.

Tra coloro che hanno cominciato ad avvertire in quella narrazione di Zelenskij un qualche scricchiolio vi è stata una giornalista cui, normalmente non vanno le mie simpatie, per il suo modo spesso troppo partigiano di interpretare la professione. Pertanto trovarmi ad essere d’accordo con lei è stato, per me, quasi uno choc.

I primi scricchiolii, mi è sembrato di capire, hanno cominciato a farsi sentire davanti ad un manifesto apparso nelle strade di Milano e su cui si leggeva “Sii coraggioso come l’Ucraina.”

A quel punto la comunicazione del presidente ucraino ha cominciato ad assumere i tratti di una miscela tra la promozione dei film d’azione americani e la propaganda di Black Mirror (una serie distopica di Netflix). In calce al manifesto si poteva leggere che la sua realizzazione era stata curata dal sito “brave.ua”. Un sito cioè su cui è possibile ritrovare frasi deliranti quali “Non puoi comprare il coraggio. Non puoi portarlo via. Esso è un dono dei tuoi genitori”, ed altre frasi grondanti orgoglio e nazionalismo spinto, un nazionalismo tipico dei secoli passati e che si pensava non potesse più affiorare dalle rovine della storia.

Su quello stesso sito, la giornalista ha potuto verificare che è possibile scaricare passaporti ucraini falsi, poster, magliette ed altri gadget su cui campeggia la scritta “Il coraggio è nel nostro DNA”.

Ad aggravare il disagio della giornalista sembra sia poi intervenuto un filmato diffuso su tutti i canali social in cui la voce guida è quella dello stesso Zelenskij. Inizialmente si può osservare il presidente circondato dal suo staff, ma poi le immagini diventano quelle di città distrutte, di esplosioni violente, di morti, e di gente che si aggira confusa tra le rovine. Il tutto con adeguato sottofondo musicale da film horror.

Infine, sempre per bocca di Zelelnskij si ode: “Vinceremo, ci saranno nuove case, nuove città, nuovi sogni, una nuova storia. L’Ucraina era bellissima, ma adesso diventerà una grande Ucraina.”

Sembra il trailer di un film e non la cronaca da un paese in guerra e la cosa non può far altro che sconcertarci. Un presidente che indossa la mimetica come se fosse un costume di scena, che lancia moniti al mondo intero ed in particolare ai paesi europei, ingiungendo loro di inviargli delle armi e nel cui vocabolario le parole pace o trattativa sono completamente assenti, appare avulso dalla realtà in cui il suo paese è precipitato, o meglio appare avulso dalla realtà tout court.

Sembra che sia stato messo lì per spingere il mondo ad un nuovo e terribile, fatale conflitto mondiale. Uno strumento nelle mani di chi persegue obbiettivi di dominio e di annientamento di un avversario posto nel proprio mirino. Un qualcuno che non sa adattarsi alla nuova condizione mondiale in cui al vecchio unipolarismo che, alla caduta dell’Unione Sovietica pareva fossimo pervenuti, non sa rinunciare e rifiuta pregiudizialmente un nuovo mondo forzatamente multipolare.

 

https://creativecommons.org/licenses/by-sa/4.0

 

Giuseppe Esposito

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