Dentro le presidenziali francesi

di Pierre De Filippo-

Le tornate elettorali, si sa, sono importanti perché spesso seguono un certo effetto domino: le tendenze vengono riprese da Paese a Paese e segnano la compresenza al potere di politici della stessa parte, della stessa ideologia, con programmi simili qui e lì nel mondo.

Fu così col thatcherismo negli anni ’80, è stato così con la Terza via di Clinton e Blair negli anni ’90 e con populismo degli ultimissimi anni.

Per questo motivo il voto francese è di estremo interesse per le sorti politiche di tutta Europa. Cosa determinerebbe un successo di Marine Le Pen? Una netta virata a destra – di una certa destra – nel continente? Oppure, un’affermazione di Macron potrebbe rafforzare l’ala “istituzionalista” anche in altri Paesi come l’Italia?

Staremo a vedere. Intanto è utile fare un rapido excursus presentando i candidati che corrono per l’Eliseo.

Il primo è certamente Emmanuel Macron, presidente in carica, ex socialista che ha creato il suo movimento, La Republique en Marche, di stampo liberale, fortemente europeista, senza dimenticare ciò che De Gaulle riteneva elemento indispensabile per chiunque avesse voluto governare in Francia: la grandeur.

Di Macron, come leader uscente, sappiamo già molto: un idealista pragmatico che sa mettere sempre la Francia davanti a tutto ma con quel visino da furbetto che ammalia i suoi omologhi europei. Spoiler finale: la speranza è che venga confermato. In un momento come questo, di guerra, incertezza e instabilità, qualsiasi altra scelta sarebbe troppo esotica per essere vera.

Poi c’è lei, Marine Le Pen, che si candida per la terza volta, sostenitrice di un programma conservatore sui temi etici e liberale in ambito economico. Propone l’uscita della Francia dall’Euro, un referendum per limitare l’immigrazione e la nazionalizzazione delle istituzioni finanziarie. Partita un po’ in sordina e tallonata dal suo rivale di estrema destra Eric Zemmour, con la guerra in Ucraina, ha approfittato dell’ancora più accentuato radicalismo del rivale per riacquisire consensi e giocarsela al ballottaggio.

Eric Zemmour è il personaggio più iconico di questa campagna elettorale: sprezzante, politicamente scorrettissimo, euroscettico e xenofobo, condivide con la Le Pen l’avversione verso le istituzioni europee, la sua moneta e qualsiasi tipo di politica dell’accoglienza nei confronti dei migranti. Si definisce “gollista-bonapartista” e tanto basta a far comprendere come veda se stesso.

Jean-Luc Melanchon è un classico intellettuale di sinistra radicale e, come lui ama definirla, “anticapitalista”. Ha più volte espresso il desiderio che si verificasse una “rivoluzione cittadina” [!] che desse davvero il potere al popolo. Propone una controriforma delle pensioni rispetto a quella attuata da Macron, è favorevole ad incoraggiare il fenomeno migratorio, a nazionalizzare le industrie in crisi e a tassare di più i benestanti.

Anne Hidalgo è sindaco di Parigi e candidata del Partito Socialista francese – quello di Mitterand e di Holland, per capirci – che oggi viaggia su percentuali intorno al 2%. Ambientalista, attenta alle politiche sociali (aumento dei salari, assicurazione contro la disoccupazione), liberale su temi etici (eutanasia e voto ai sedicenni), fortemente europeista. In sintesi, troppo ordinaria per essere presa sul serio.

Discorso simile per Valerie Pecresse, candidata dei Repubblicani – il partito di centrodestra che fu di Sarkozy – governatrice dell’Ile de France. Il suo è un programma molto liberale di stampo thatcheriano ma conservatore sui temi etici (è contraria al matrimonio tra persone dello stesso sesso e all’eutanasia); rispetto alle politiche ambientali, sostiene il nucleare e la necessità di passare presto ad una totale elettrificazione.

Tra i più piccoli, spicca Yannick Jadot, dei Verdi, con un programma improntato per la maggior parte su tematiche ambientali ed ecologista, col prevalere di politiche di stampo socialista su quelle liberali.

Corrono, infine, Jean Lassalle (populismo di destra) e Nicolas Dupont-Aignan (“gollista, repubblicano, sovranista) per un estremo e Fabien Roussel (Partito comunista francese), Philippe Poutou (Nuovo partito anticapitalista) e Nathalie Arthaud (Lotta operaia) per l’altro estremo.

Al voto di oggi farà certamente seguito il ballottaggio che si terrà il 24 aprile.

Staremo a vedere.

 

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Claudia Izzo Claudia Izzo

Claudia Izzo

Giornalista dal 2005, Direttore di salernonews24.it, fonda e dirige campanialife.it, cetaranotizie.com. Presidente dell’Associazione Culturale Contaminazioni è ideatrice e organizzatrice del Premio Nazionale Aristeia e di iniziative culturali sul territorio nazionale. Già membro della Commissione Cultura dell’Ordine dei Giornalisti della Regione Campania per il triennio 22/24, è attualmente membro della Commissione Vigilanza. Docente di Giornalismo presso istituti scolastici. Ideatrice e conduttrice della rubrica Ex Libris sull’emittente RCS75. Già ghost writer per tre campagne elettorali, è ideatrice e curatrice del libro “La Primavera Fuori. 31 scritti al tempo del Coronavirus. (Il Pendolo di Foucault). Si occupa di comunicazione, storia, design e territorio.

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