Prosegue la sporca guerra
di Pierre De Filippo-
Un’altra volta il sole è sorto ed un’altra volta siamo qui a resocontare i fatti della notte e della giornata. La guerra non placa la sua morsa e, seppur tra strappi e rallentamenti, prosegue la sua opera di distruzione.
In nottata, sono stati 20mila i “profughi” – non possiamo che chiamarli così – a lasciare Sumy, dopo le tante difficoltà di ieri mentre ancora a Mariupol nessun civile era riuscito ad evacuare attraverso i corridoi umanitari.
Come si diceva, strappi e rallentamenti, chiaramente guardando dall’angolo di visuale di chi, questa guerra, la sta subendo: l’Ucraina.
Lo strappo è dato dall’ennesimo attacco ad un istituto nucleare, quello di importanza strategica di Kharkiv, colpito nella notte da un raid russo. L’OMS, l’Organizzazione Mondiale della Sanità, s’è subito premurato di riferire a Kiev di distruggere preventivamente qualsiasi agente patogeno, onde evitare qualsiasi sgradita conseguenza.
Il rallentamento è, invece, dato dal convoglio russo che procedeva spedito verso Kiev e che è stato disperso grazie alla pronta risposta dell’esercito ucraino.
Intanto, ancora ospedali vengono colpiti, è il turno di quello psichiatrico vicino alla città di Izyum, nell’Ucraina orientale, dove oltre 300 persone sono rimaste protette nella struttura e circa una settantina sono state fatte evacuare mentre la città di Ivano-Francovsk, a poche centinaia di chilometri da Leopoli, dove abbiamo piazzato la nostra ambasciata, è stato fatta oggetto di pesanti bombardamenti.
La guerra pare spostarsi verso ovest.
I leader europei, nel frattempo, si sono incontrati nel lussuoso scenario di Versailles dove, tra sbrillocchi e calici alzati, hanno discusso di guerra e pace, di adesione dell’Ucraina all’Ue e di sanzioni.
Draghi, in conferenza stampa, è stato chiaro: stiamo dalla parte di Kiev senza se e senza ma. Ma… per l’ingresso nella Ue c’è un procedimento preciso da rispettare e possiamo solo cercare di anticipare i tempi. Ha ragione. Su un tema così delicato non c’è da fare populismo: ci vuole tempo e, lo ripetiamo, non sarebbe conveniente (anche per gli ucraini) avallare un pronto ingresso quasi alla cieca.
Putin, dal canto suo, pare aprire una breccia e allungare una mano: “la Russia è aperta a lavorare con tutti i nostri partner stranieri che lo vogliano…”
Poi, incontrando il sodale Lukashenko, ha detto “ci sono alcuni progressi nei colloqui russo-ucraini, che si svolgono praticamente ogni giorno”. Rispetto ad un ipotetico faccia a faccia tra lui e Zelensky non ha glissato né chiuso la porta. Non è da escludente. Fonti del Cremlino rilanciano che “i due si dovrebbero incontrare per ottenere qualche risultato”.
Cosa bolle nella lucente testa dello zar russo lo sa solo lui e, forse, Dio.
Chi non crede alla sua conversione sulla via di Kiev è certamente Joe Biden: “Il mondo libero si è unito contro Putin. Putin è un aggressore e deve pagare lui il prezzo. Il G7 sta intensificando la pressione finanziaria sugli oligarchi e i loro parenti: anche loro devono condividere il dolore delle sanzioni. Colpiremo Putin più duro”.
Secondo fonti ucraine, invece, Lukashenko – che mai ha ispirato fiducia sulla sua terzietà – starebbe organizzando l’invasione bielorussa in Ucraina, prevista tra una decina di giorni. Lo farebbe per dovere di fedeltà, sapendo che, a cascata, dovesse cadere Putin rimarrebbero pochi margini anche a lui. Ma tant’è, forse ad oggi questa prospettiva non la contemplano.
Oggi si pensa solo ad attaccare ospedali, università e civili.