L’8 marzo è per le Donne ucraine: disperato coraggio ed eroica resitenza
– di Claudia Izzo-
Donne ucraine. Mamme, mogli, figlie, sorelle che scappano sotto le bombe, che piangono i loro cari caduti nella resistenza, donne che abbandonano le case di una vita e si dividono dagli uomini della famiglia che non è detto che rivedranno. Li baciano per l’ultima volta al confine e scappano verso un dove che neanche conoscono. Perchè la guerra è feroce e promette solo dolore e distruzione.
Da madri e mogli, sono diventate donne combattenti. Hanno messo in salvo i loro piccoli, i figli tanto amati, e resistono,disperatamente, fino all’ultimo respiro, per il futuro di questi stessi figli per cui sperano un mondo di gran lunga migliore.
“Ci uniamo agli uomini dell’esercito. Abbiamo già portato in salvo i nostri bambini. Distruggeremo il nemico su ogni centimetro di terra ucraina”. Rivendicano il diritto di vivere pacificamente e indipendendentemente sul suolo libero della loro madre Ucraina. Sono il 15% dei soldati ucraini. Lottano accanto ai loro uomini. Portano alta la bandiera della loro terra. La paura la trasformano in disperato coraggio, ogni lacrima in grido assordante con cui invocano la libertà. Sfidano la morte, la violenza fisica, psichica, morale.
Di storie di donne ucraine in questi giorni ne abbiamo sentite tante, da accapponare la pelle, da avere gli occhi gonfi. Sono volontarie e scelgono la resistenza sopra ogni cosa.
Immagini che hanno il potere di insegnare a noi occidentali, che guardiamo a distanza, il valore delle cose. Rimbalza sui social la fotografie di una coppia in divisa che si sposa civilmente sotto il cielo grigio dell’Ucraina in guerra. Anche lei indossa la mimetica. A sottolineare il momento, solo un fascio di fiori. In un momento terribilmenete incerto, si sceglie il persempre, sussurato e desiderato. Il sì viene pronunciato in un Consiglio Comunale circondato da barricate di sacchi di sabbia. I neo sposi sanno bene che i loro futuro è una possibilità tra tante.
Poi ci sono le madri che piangono sui corpi dei propri figli fatti saltare in aria. Maria è la madre di Kirill, morto a Mariupol. Un colpo di mortaio ha bruscamente e tragicamente messo fine ad un’esistenza appena iniziata. Kirill aveva appena 18 mesi. La foto immortala una donna che corre dietro il compagno che regge il fagotto insanguinato, verso un ospedale che non potrà fare miracoli.
La foto di Valentyna, 79 anni, stesa a terra durante un addestramento mentre impugna un’arma, gela il sangue. L’età in guerra non conta, basta darsi da fare con pistole, fucili, granate, bombe Molotov fatte in casa, cocktail incendiari fai da te costruiti con benzina, polistirolo e qualsiasi liquido infiammabile. La vodka in ucraina è diventata un’arma a cui si aggiungono pesticidi, candeggina affinchè il fumo soffochi le vittime.
Tra le tante donne in guerra vi è Anastasiia Lenna, 25 anni. Dimenticata la fascia di Miss Ucraina 2015, non ha esitato ad imbracciare le armi. Da reginetta di bellezza a donna soldato.”…parlo a tutte le persone del mondo: fermate la guerra in Ucraina! Nessun popolo do vrebbe morire; possiamo fermare tutto questo. Insieme.” Ed insieme a lei donne di ogni età e di ogni estrazione sociale.
Poi ci sono le donne che la guerra nella lotta clandestina. Queste ultime hanno trasformato le scuole in fabbriche; qui cuciono le tende che servono a mimetizzare i mezzi militari guidati dai loro uomini. Intessono la speranza, filo nel filo.
Poi c’è l’orrore nell’orrore: a 12 giorni dall’invasione russa già tantissime sono le bambine, ragazze e donne divenute facili prede dei soldati inviati dal Cremlino. A dare l’allarme è stato il Ministro degli Esteri ucraino, Dmytro Kuleba, già il 4 marzo, con ennesima richiesta di aiuto alla Nato. E non è una novità. La Corte penale internazionale ha aperto una inchiesta sulle violenze sessuali commesse dai militari russi nei confronti dei civili catturati nel Donbass, nella precedente invasione russa in Crimea nel 2014. L’Unicef ricorda che del milione e mezzo di profughi ucraini circa 800mila sono bambine e bambini.
Onore alle donne ucraine, che Dio le protegga, oggi più che mai.
