Guerra sesto giorno: le notizie del mattino
di Pierre De Filippo-
Due sono le immagini più forti e che resteranno nelle coscienze collettive per molto, molto tempo di questa mattina: la bomba che esplode davanti ad un palazzo di Kharkiv e l’interprete di Zelensky in onda sulla CNN mentre traduce l’intervento del presidente ucraino.
Due immagini – l’una dura, asettica, fredda, deflagrante, l’altra umana, umanitaria e comprensibile nella sua drammaticità – che rappresentano quanto plasticamente la Guerra, quella con la G maiuscola, sappia essere alfa ed omega contemporaneamente.
Le esplosioni durante la notte sono proseguite a Kharkiv – dove la popolazione si è ribellata, manifestando la propria rabbia e la propria sofferenza – a Kiev – l’ambasciata americana ha rinnovato l’appello ai suoi concittadini a lasciare il Paese – dove un convoglio russo era in avvicinamento minaccioso, a Okhtyrka. Qui hanno perso la vita almeno settanta persone, a Kherson, nel sud, alcuni razzi avrebbero, il condizionale è d’obbligo, colpito una centrale idrica.
Mosca è stata chiara questa mattina: “l’offensiva continua fino al raggiungimento degli obiettivi…”. Secondo il ministro Lavrov “sono inaccettabili le armi nucleari Usa in Europa”. Ancora questa insistenza sul nucleare, quasi come a volerlo fare entrare nel nostro lessico quotidiano.
Nel frattempo, parrebbe che alcune truppe bielorusse – sarà difficile che i nuovi negoziati riprendano in questo Paese ora – sarebbero entrate in territorio ucraino con fare minaccioso.
E l’Occidente, i Nostri? Rispondono e anche compattamente, almeno finora.
Questa notte, Elon Musk ha dato seguito alle richieste ucraine di far pervenire loro i servizi internet dei satelliti Starlink, di sua proprietà, per far sì che anche le “zone colpite” possano servirsi di servizi tecnologici attraverso i quali comunicare.
Ieri Zelensky aveva firmato richiesta per l’ingresso dell’Ucraina nella Ue. Nel pomeriggio, il Parlamento europeo voterà una risoluzione con la quale riaffermerà le sanzioni alla Russia, ne applicherà di nuove alla Bielorussia e definirà l’Ucraina “Paese candidato all’ingresso nella Ue”. Cosa che, presumibilmente, non accadrà in tempi brevissimi.
“Dimostrateci che siete con noi: vogliamo essere membri dell’Unione europea” ha replicato immediatamente Zelensky, “ogni giorno per qualcuno questo può essere l’ultimo giorno: parlo dei miei cittadini, dei cittadini ucraini che difendono la libertà a caro prezzo. Noi oggi diamo la nostra vita per la libertà”.
“Sosterremo il Paese, non ci gireremo dall’altra parte” gli replica la presidente Roberta Metsola.
È intervenuto anche Stoltenberg, segretario della Nato, per chiarire che “per la prima volta stiamo dispiegando le forze Nato e quelle francesi sono in arrivo in Romania”, prima di aggiungere “noi difendiamo qualsiasi territorio della Nato, siano un’alleanza difensiva. Non cerchiamo il conflitto con la Russia, che deve immediatamente fermare la guerra e tornare alla diplomazia”.
In Parlamento, invece, parla Draghi.
“L’aggressione premeditata e immotivata della Russia ci porta indietro di 80 anni. Non si tratta solo di un attacco ad un Paese libero e sovrano ma ai nostri valori di libertà e democrazia. L’Italia non intende voltarsi dall’altra parte”.
Il coro continua ad essere unanime.
Gli sfollati e i profughi sono già tantissimi: secondo le Nazioni Unite, più di 660mila ucraini avrebbero già lasciato il loro territorio mentre in Italia, riporta il presidente dell’Associazione culturale europea Italia-Ucraina, se ne aspettano 800/900mila.
Un esodo.
Questo ci racconta la mattinata e questo ci ha raccontato la notte, in attesa delle notizie della sera.
