Guerra quinto giorno: le notizie del mattino
di Pierre De Filippo-
La notizia certamente più importante e che deve farci ben sperare è una: alle 11.35, ucraini e russi si sono finalmente seduti e la diplomazia è potuta finalmente ripartire. Il luogo è evidentemente segreto ma, da accordi, dovrebbe essere in una città al confine tra Ucraina e Bielorussia, nei pressi del fiume Pripyat.
Con questa notizia – con questa piroetta di Zelensky – c’eravamo lasciati ieri, a testimonianza di come la guerra non stesse procedendo secondo le intenzioni e gli obiettivi di Mosca, che, secondo dati confermati dallo stesso Cremlino, avrebbe già lasciato sul campo oltre 5.300 uomini.
Cosa è successo durante la notte?
In primis, l’evasione dai domiciliari da parte di Viktor Medvedchuck, potente oligarca russo e dato come molto vicino a Putin, condannato dalle autorità ucraine per alto tradimento – ha cittadinanza ucraina – per aver foraggiato le forze indipendentiste nel Donbass. Perché questa notizia è importante? Perché, si è detto, se la guerra fosse andata come Putin sperava, probabilmente sarebbe stato proprio Viktor a guidare il governo fantoccio filorusso di Kiev.
Forse non a caso, a mezza mattinata, Charles Michel ha voluto mettere le mani avanti: “Il governo ucraino sta preparando la richiesta ufficiale per aderire all’UE. Questo vuol dire che la Commissione dovrà prendere una decisione ufficiale così come il Consiglio UE. Credo che il dibattito ci sarà molto presto”.
La minaccia a Putin è velata ma chiara: hai voluto strafare e adesso discutiamo anche di ciò che avevamo promesso di non discutere (leggasi non solo adesione dell’Ucraina all’Ue e, in prospettiva, alla Nato ma anche adesione alla Nato di Svezia e Finlandia).
Nel frattempo, Zelensky – che, durante la notte ha parlato con Boris Johnson e Andrej Duda, presidente polacco, forse i due più duri nei confronti di Mosca, trovando piena solidarietà e sostegno – ha lanciato un messaggio sui social volutamente in russo in cui afferma rivolgendosi ad un ipotetico soldato moscovita: “Deponi le armi, esci di qui, non credere ai tuoi comandanti, non credere ai tuoi propagandisti. Salvati solo la vita”.
Alle volte viene fuori l’enfatico uomo di spettacolo.
Da Mosca replicano che “da parte dell’Ue le misure applicate non sono state amichevoli”. È troppo scaltro Putin per essere così ingenuo. Non si scatena ciò che ha scatenato lui senza avere la consapevolezza delle ripercussioni. Che, probabilmente, non si aspettava in questi termini, va detto.
Altre notizie: l’ambasciata USA ribadisce l’appello ai suoi concittadini di lasciare il Paese; nella notte vi sono state altre esplosioni nelle città – le prime due della nazione – di Kiev e Kharkiv; la Cina ha invitato alla calma dopo le minacce russe di ieri di una guerra militare, della serie “c’è solo un pianeta, vediamo di non distruggerlo”; Eric Zemmour, candidato dell’ultradestra alle presidenziali francesi di primavera, ha detto che l’ondata di immigrati ucraini “destabilizzerebbe la Francia” e che sarebbe meglio se si fermassero in Polonia.
Ha ragione Zelensky, in definitiva, “le prossime ventiquattro ore saranno cruciali”. E noi saremo sempre qui a seguirle e a cercare di raccontarle nella maniera migliore.
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