Guerra quarto giorno: le notizie della mattina

di Pierre De Filippo-

Le notizie della mattina non possono che partire da quelle della notte, drammatiche e che fanno rabbrividire. Il contingente russo che sgancia bombe e missili sulle ambulanze e sugli ospedali oncologici infantili. Un’aberrazione.

Infantili a chi? Verrebbe da chiedersi. S’è perso finanche quel senso di rispetto dell’avversario, del nemico che comunque aveva caratterizzato ogni guerra.

Colpire l’inerme civile è sempre e solo vigliaccheria, che qualifica moralmente chi commette questi gesti inumani.

Fatta questa necessaria premessa, torniamo alla fredda cronaca: si continua a combattere con alterne fortune ed alterne folate. Kiev resiste ma è assediata: i russi hanno colpito un sito di smaltimento di rifiuti nucleari confermando la volontà di fare quanti più danni possibili anche contro la popolazione civile.

All’alba, i militari russi sono entrati a Kharkiv, importante cittadina a nordest, catturando 471 militari ucraini e seminando il panico, tra esplosioni di ordigni, carrarmati in tenuta d’assalto e lanciarazzi ad altezza d’uomo.

Rimangono sul terreno fuoco, fiamme, detriti e morti.

Mosca denuncia i metodi – a suo dire “disumani” – con i quali Kiev sta riprendendo Mariupol, i cui razzi starebbero decimando gli abitanti del posto.

È una guerra ed è sempre complesso comprendere bene in che direzione stia andando.

Poi, ci sono altri elementi, diversi rispetto al cannone fumante ma che, però, qualcosa concorrono a farcela capire.

Mosca s’è detta disponibile ad un negoziato con Zelensky – al quale, in patria, dovranno fare una statua. Anche se non muore – da tenersi in Bielorussia.

Kiev – ecco il segnale simbolico – ha risposto che tornare alla diplomazia sarebbe auspicabile ma certo non a Minsk, dove Lukashenko è qualcosa di ben più rispetto ad un semplice amico di Putin. È un sodale, una marionetta, un seguace.

Okey ai negoziati solo se si terranno a Varsavia, Baku o Istanbul. Una risposta di forza.

Continuano intanto ad aumentare i Paesi che hanno deciso di chiudere lo spazio aereo ai voli russi. Dopo i tanti dell’Est – Polonia, Slovenia, Ungheria, Romania, Paesi baltici – oggi tocca a Germania, Belgio, Irlanda, Austria, Finlandia, Danimarca.

Le sanzioni – di cui tutti stanno contestando la leggerezza – sono, invece, a mio modo di vedere, importanti, sia perché toccano settori strategici, sia perché non chiudono ad altre possibilità più drastiche – leggasi uscita della Russia dal sistema Swift – sia perché, come ha ricordato Biden, l’alternativa è la guerra mondiale ma, soprattutto, perché forse mai come in questo momento l’Occidente in generale e l’Europa in particolare sono stati così uniti. Dall’Italia all’Ungheria, dal Belgio all’ex amica britannica, tutti concordano nel far passare un messaggio: “faremo ciò che faranno gli altri Paesi, senza distinguo o pregiudizi”.

Forse, da questo punto di vista, il futuro è già iniziato.

Il presente continua ad essere però fosco. Lo ha detto chiaramente la Ministra degli Esteri inglese Liz Truss: “la guerra in Ucraina può durare anni”. Cerchiamo di evitare questa eventualità.

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