Guerra giorno tre: le notizie della sera
La guerra procede anche in questo terzo pomeriggio, tra alti e bassi, tra colpi e contraccolpi, tra attacchi e difese.
Il presidente Zelensky continua ad utilizzare i social per comunicare con la popolazione. In pomeriggio scrive che “sono 100mila gli invasori sulla nostra terra”, che sparano indiscriminatamente verso edifici residenziali e che stanno aggredendo l’Ucraina dai suoi confini ad est cercando di dilagare nella capitale Kiev.
Addirittura – riferisce il Parlamento ucraino – i russi starebbero lanciando dagli aerei giocattoli e telefoni cellulare pieno di esplosivo, proprio a voler colpire la popolazione civile. Senza pietà.
“Ringrazio il mio amico, il presidente turno Recep Erdogan e il popolo turco per il loro sostegno” scrive ancora “Il divieto di passaggio delle navi da guerra russe nel Mar Nero è un significativo supporto militare e umanitario…”
E non solo. La Turchia era stata chiara già ieri nel prendere posizione ma sconta anch’essa – come tutti del resto – una certa asimmetria nei rapporti con Mosca, dovuti al suo essere esportatore di gas e petrolio. Compiere questo passo da parte di Ankara è qualcosa di più di una scelta militare.
Ma gli attacchi chimici nel Donbass non sono esclusi e, seppur in maniera incostante, l’avanzata russa prosegue. A Kiev alle 17 è stato imposto il primo coprifuoco: chi sarà trovato all’esterno sarà considerato un nemico. Drastico ma, d’altronde, siamo in guerra.
E mentre Olaf Scholz, cancelliere tedesco, autorizza l’invio di quattrocento lanciarazzi anticarro – aveva, in precedenza, inviato cinquemila elmetti che, per usare un eufemismo, non erano stati particolarmente graditi dalla parte di Kiev –, mentre anche il Belgio passa dalle parole ai fatti, inviando materiale bellico, il presidente Biden, intervistato in serata, parla a cuore aperto: “l’alternativa all’imposizione di dure sanzioni alla Russia sarebbe lo scoppio della terza guerra mondiale”.
Trent’anni fa, il politologo americano ma di chiare origini nipponiche Francis Fukuyama scriveva La fine della storia, a voler sostenere che, una volta caduto il Muro e sconfitto il comunismo, la Storia, quella con la S maiuscola, fatta di guerre e contrapposizioni, era finita del tutto.
Lo ha già fatto molti anni fa, ma in questi giorni deve essersi pentito ulteriormente per quella previsione eccessivamente ottimistica.