In questo Giovedì grasso soffiano venti di guerra
Mentre Draghi in Italia, da Firenze, ha annunciato la fine dell’emergenza Covid prevista dal 31 marzo, quello che si preannuncia è un Giovedì grasso di Carnevale su cui soffiano cupi venti di guerra. E lo scenario non è tanto lontano come molti possono credere, voltandosi dall’altra parte: la distanza Milano-Ucraina è di 23 ore e 30 minuti in auto, e 2 ore e 7 minuti in aereo.
Il mondo trema infatti per l’invasione delle truppe russe nel territorio ucraino e per lo scoppio di una guerra. Duecentomila truppe russe in assetto di battaglia sono a dieci miglia dal confine dell’Ucraina mentre si spera, ancora, in un tavolo delle trattative, dopo i dinieghi di Putin. Un massiccio attacco informatico ha oscurato i siti del Governo ucraino, del Minstero degli Esteri e del Parlamento di Kiev: è cioè in atto una vera cyberguerra mentre l’Ucraina ha dichiarato lo stato d’emergenza. Il presidente Volodymyr Zelensky ha mobilitato infatti i riservisti, i militari in congedo tra i 18 ed i 60 anni per un totale di circa 200mila unità, invitano i suoi cittadini a lasciare la Russia.
La guerra sembra imminente ma come siamo arrivati fin qui?
Facciamo un breve passo indietro. Il tutto è avvenuto dopo che il Presidente russo, Vladimir Putin, ha riconosciuto l’indipendenza delle repubbliche filorusse di Lugansk e Donetsk, aree cuscinetto tra Ucraina e Russia, situate nel Donbass, est Ucraina, dando il via all’invio di militari russi nel territorio che, per la comunità internazionale, è ucraino. Siamo a lunedi 21 febbraio. Nel Donbass, intanto, il conflitto tra ucraini e filorussi è già iniziato, due soldati ucraini sarebbero morti e 15 rimasti feriti con utilizzo di armi vietate dagli accordi di Minsk da parte dei russi. Una invasione dunque, preannunciata dalla Russia di Putin nei confronti dell’Ucraina, con Putin che mira alla neutralità dell’Ucraina ed al dietrofront di quest’ultima dall’adesione alla Nato.
Martedi 22 febbraio sono state varate le prime sanzioni contro la Russia da Stati Uniti, Gran Bretagna, Unione Europea.
Mercoledì 23 febbraio Putin ha comunicato che la risposta russa sarà “forte e dolorosa”. Il parlamento ucraino ha decretato lo stato d’emergenza per 30 giorni.
Intanto le repubbliche separatiste di Donetsk e Luhansk hanno richiesto l’assistenza militare russa e Putin ha declinato il colloquio richiestogli dal presidente ucraino Zelensky, ultima speranza di una trattativa. Si teme il peggio in poco tempo.
